2018-09-30
Altre ombre sul favore di McCarrick a Roma
Dalla rivista «First Things» nuovi sospetti sul caso che spaccò la Papal foundation: nel cda dell'ente l'ex cardinale votò 4 volte per sbloccare il maxi aiuto milionario chiesto dalla Curia per coprire il buco dell'Idi. Ma era già indagato per abusi, e lo sapeva.Fedeli invitati a dire suppliche contro gli «attacchi del maligno» Qualcuno ci ha letto un riferimento al memoriale di Carlo Maria Viganò.Lo speciale contiene due articoliTra i vicoli di Borgo Pio ascolto il ritornello di una vecchia legge, sempre valida. «Se vuole trovare il filo rosso che ha reso per decenni l'ex cardinale Theodore McCarrick un intoccabile, segua il denaro, follow the money». Sorrido e guardo il cielo di Roma, sempre azzurro nonostante questa cappa di grigio che ormai avvolge la Chiesa. Per oltre trent'anni McCarrick è stato al vertice di una delle più munifiche fondazioni caritatevoli degli Stati Uniti con una dotazione di oltre 200 milioni di dollari. È la Papal foundation con sede a Philadelphia, che l'ex cardinale accusato di abusi ha contribuito a creare nel 1988. Come ha scritto La Verità nel febbraio 2018, quando il memoriale dell'ex nunzio Carlo Maria Viganò era ben lontano dall'essere divulgato, carte rese note (e mai smentite) dal sito Web Lifesitenews mostravano che il Vaticano nell'estate 2017 avesse chiesto alla fondazione la notevole somma di 25 milioni di dollari. Motivo? Ripianare la voragine finanziaria da 850 milioni di euro dell'Idi, l'Istituto dermatologico romano, retto dai padri concezionisti e oggetto di una gestione imbarazzante.Ebbene su questa richiesta la fondazione si spacca, litiga, ma alla fine cede e tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018 arriva a sborsare complessivamente 13 milioni di dollari. Un'inchiesta di una delle più autorevoli riviste religiose degli Stati Uniti, First Things, ha rivelato ieri alcuni particolari interessanti sulla vicenda. Come ex membro del consiglio dei cardinali che controlla la Fondazione, McCarrick ha sostenuto e votato quattro volte a favore della concessione richiesta dal Vaticano: una prima volta in sessione esecutiva nel mese di giugno 2017, poi all'incontro annuale della Fondazione nel dicembre 2017, ancora nel gennaio 2018 e infine nell'aprile 2018. Almeno nelle ultime tre votazioni, scrive Mattehw O'Brien su First Things, l'ex cardinale sapeva di essere sottoposto a un'indagine autorizzata dal Vaticano e condotta dall'arcidiocesi di New York per accuse di abusi.Stando a questi fatti, McCarrick si trovava in una posizione di conflitto di interessi, perché avrebbe potuto pensare di trarre beneficio personale se avesse in qualche modo favorito la concessione che veniva richiesta dal Vaticano. Inoltre, per le leggi della Pennsylvania gli amministratori di organizzazioni no profit come la Papal foundation hanno l'obbligo di rivelare conflitti di interesse materiali ai direttori e funzionari della loro organizzazione e di ricusarsi dalle decisioni del consiglio di amministrazione in cui tali conflitti siano implicati. «Secondo le persone presenti alle riunioni del consiglio di amministrazione nel 2017 e 2018», scrive sempre First Things, nel caso di McCarrick non sarebbe mai avvenuto nulla del genere, cosa che si configurerebbe come una frode passibile di invalidare la sovvenzione erogata, rendendola perfino restituibile su richiesta del procuratore dello Stato o di un membro del board.Ma un'altra grana potrebbe abbattersi sulla Papal foundation a causa del dossier Idi. Lo statuto e l'atto costitutivo richiedono al cda di sorvegliare e controllare che le singole sovvenzioni siano ricevute dai beneficiari previsti e utilizzate a fini caritatevoli. Il partner principale scelto dalla fondazione per la distribuzione delle sue sovvenzioni negli ultimi 30 anni è la Segreteria di Stato vaticana. In una lettera del 29 dicembre 2017 in possesso di First Things, però, gli avvocati della fondazione identificano cinque aree problematiche nelle operazioni e nelle procedure dell'organismo sociale, tra cui un fallimento generale nell'ottenere audit o rendiconti significativi su come i beneficiari delle sovvenzioni hanno speso i soldi che hanno ricevuto.Nessuno più dell'ex cardinale McCarrick è stato coinvolto con la Papal foundation. L'attuale presidente è il cardinale Donald Wuerl, successore di McCarrick a capo dell'arcidiocesi di Washington. Nel board si è seduto anche il cardinale Kevin Farrel, segretario del neo dicastero per laici famiglia e vita, nonché coinquilino di McCarrick per almeno quattro anni. L'attuale presidente del cda è un altro protetto di McCarrick, il vescovo Michael Bransfield, che ha recentemente dato le dimissioni dalla diocesi di Wheeling-Charleston nello stesso giorno in cui la Santa Sede annunciava l'apertura di un'indagine su di lui, accusato di abusi su adulti. Il primo direttore esecutivo della Papal foundation, che ha prestato servizio dal 1988 fino al 2001, era un prete di nome Thomas Benestad. Questo sacerdote ora vive a Boca Raton, Florida, ed è citato nel rapporto del gran giurì della Pennsylvania come autore di abusi sessuali su un ragazzo nei primi anni Ottant. «Questi uomini», si chiede First Things, «hanno usato il potere di concessione della Fondazione per accattivarsi il favore e acquistare protezione dai funzionari del Vaticano?». Per districare una matassa ingarbugliata, fatta di coperture e reticenze, e capire se ciò che testimonia l'ex nunzio Viganò sia solo fantasia oppure una terribile realtà, il crocevia sembra condurre alla Segreteria di Stato vaticana e alla sua gestione negli ultimi 20 o 30 anni.Lorenzo Bertocchi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/altre-ombre-sul-favore-di-mccarrick-a-roma-2608838792.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-papa-sollecita-preghiere-per-salvare-la-chiesa-dal-grande-accusatore" data-post-id="2608838792" data-published-at="1758066311" data-use-pagination="False"> Il Papa sollecita preghiere per salvare la Chiesa dal «grande accusatore» Con un comunicato della Sala stampa vaticana ieri il Papa ha chiesto a tutti i fedeli di pregare il rosario ogni giorno per il mese di ottobre (il 7 è la festa della Madonna del Rosario) e di chiudere la litania di Pater, Ave, Gloria con una doppia invocazione, l'antichissimo Sub Tuum praesidium e la preghiera a San Michele arcangelo. Due preci dal sapore assai tradizionale, la prima invoca la protezione del manto della Madonna perché ci «liberi da ogni pericolo», la seconda chiama alla battaglia il principe delle milizie celesti che all'inizio dei tempi cacciarono Satana dai cieli. Il testo rivolto a Michele arcangelo è stato scritto da papa Leone XIII dopo una visione per nulla tranquillizzante sul futuro della Chiesa. Era verso l'autunno 1884 quando il Papa a un tratto vide frotte di demoni che si addensavano sul Vaticano e, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe sentito un dialogo tra il diavolo e il Signore in cui il primo chiedeva al secondo tempo per demolire la Chiesa. «Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere». Una voce più aggraziata domandò: «Quanto tempo? Quanto potere?». La voce gutturale rispose: «Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio»; la voce gentile avrebbe replicato: «Hai il tempo…». Il Papa, raccontarono poi i testimoni, impallidì e si precipitò a scrivere la preghiera. «San Michele arcangelo, difendici nella lotta (…) con il potere che ti viene da Dio, incatena nell'inferno satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime». Papa Francesco ha chiesto ai fedeli di rivolgersi alla Madonna per custodire la Chiesa, «per preservarla dagli attacchi del maligno, il grande accusatore, e renderla allo stesso tempo sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi commessi nel presente e nel passato e impegnata a combattere senza esitazione perché il male non prevalga». Proprio giovedì l'ex nunzio Carlo Maria Viganò denunciava di essersi sentito ingiustamente chiamato in causa da una recente omelia di Francesco a proposito del «grande accusatore», Satana, che scandalizza e semina divisione nella Chiesa. «Senza mai pronunciare il mio nome», ha aggiungo Viganò. Sarà un caso, ma quell'omelia a cui pare riferirsi Viganò è citata nel testo della Sala stampa che chiama i fedeli alla preghiera: «La preghiera - ha affermato il Pontefice pochi giorni fa, l'11 settembre, in un'omelia a Santa Marta, citando il primo libro di Giobbe - è l'arma contro il Grande accusatore che “gira per il mondo cercando come accusare"». Se il satana che vuole distruggere la Chiesa sia l'ex nunzio o i personaggi tipo l'ex cardinale Theodore McCarrick è un quesito abbastanza importante a cui prima o poi bisognerà rispondere. Intanto ai fedeli non resta che accogliere con gioia un richiamo alla preghiera che chiama in causa il capo delle milizie celesti. Lorenzo Bertocchi