2022-12-20
Altra notte di tensione sulla manovra. A Pd e M5s 100 milioni per le mance
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Giorgia Meloni smentisce il rischio esercizio provvisorio: «Sì nei tempi previsti». Il governo offre alla minoranza di dividere a metà la dote per le modifiche parlamentari. Decontribuzione anche per donne e giovani under 36.Norma contro la corsa dei mutui. Passaggio da variabili a fissi. La riforma ripesca una legge di Giulio Tremonti. La rata sarà calcolata con l’indice Eurirs.Lo speciale comprende due articoli.I tempi della manovra stringono e non mancano le difficoltà. I continui stop and go della commissione Bilancio della Camera lo dimostrano e lo ribadisce anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana: «Spero in un lavoro in Parlamento che consenta l’approvazione. Alla riunione dei capigruppo, sono emerse chiaramente divergenze di merito che si cerca di ricomporre». Il rischio è che l’iter parlamentare possa rallentare il suo corso. Le opposizioni sono furiose dopo che l’ufficio di presidenza ieri ha stabilito la ripresa dei lavori alle 18.30. Il centrosinistra proponeva di riprendere alle 14. «Usano i tempi della commissione per farsi i fatti loro», attacca Debora Serracchiani. «La verità è che la manovra non è pronta», sottolinea Marco Grimaldi di Alleanza Verdi Sinistra. Il premier Giorgia Meloni però assicura: «Per quanto ci riguarda andiamo avanti e mi sento di garantire che ci sarà la legge di bilancio nei tempi previsti. Chi evoca l’esercizio provvisorio cerca l’esercizio provvisorio». Intanto emerge che dei 200 milioni della dote per le modifiche parlamentari il governo avrebbe offerto all’opposizione una ripartizione a metà: 100 milioni per la maggioranza e 100 per il centrosinistra. In sintesi, dietro le dichiarazioni di principio l’opposizione litiga con la maggioranza per ottenere più fondi per i dossier che le interessano. Il Mef ha chiarito che l’aumento a 8.000 euro della soglia per l’esonero dal versamento dei contributi a favore dei datori di lavoro che assumono con contratto a tempo indeterminato riguarderà non solo i percettori di reddito di cittadinanza, ma anche donne e giovani under 36. Passerà da 20 a 25.000 il tetto del reddito per il taglio del cuneo di un ulteriore punto percentuale. Confermato l’innalzamento a 600 euro delle pensioni minime per gli over 75, ma solo nel 2023. Per quanto riguarda la rivalutazione delle pensioni, viene portata dall’80 all’85% quella per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo (circa 2.000-2.500 euro). Invece per le pensioni più alte gli scaglioni vengono rivisti con una riduzione della percentuale: dal 55% al 53% per quelle tra 5 a 6 volte il minimo; da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo; da 40% a 37% da 8 a 10 volte il minimo e da 35% a 32% per gli assegni oltre 10 volte il minimo (oltre 5.000 euro). In questo modo l’aumento per le pensioni fino a 5 volte il minimo salirà da 153 a 162,8 euro. Opzione donna per ora non cambia. Rimane la possibilità dell’anticipo pensionistico con un’età di 60 anni, che può essere ridotta di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di due anni, ma limitatamente a tre categorie specifiche: caregiver, invalide almeno al 74%, licenziate o dipendenti da aziende con tavolo di crisi. La maggiorazione mensile forfettaria dell’assegno unico per i nuclei familiari con quattro o più figli è incrementata a 150 euro. Come annunciato, la norma sul Pos è stata cancellata: si torna alla vecchia misura attualmente in vigore e che prevede la sanzione di 30 euro a chi rifiuta il pagamento elettronico. Il ministro dell’Economia ha spiegato che verrebbe sostituita con l’introduzione, risorse permettendo, di crediti d’imposta a titolo di ristoro delle commissioni pagate da commercianti e professionisti per i pagamenti digitali. Secondo indiscrezioni si va verso la creazione di un fondo realizzato con i contributi di solidarietà versati dalle banche e calcolati sulla soglia eccedente la commissione bancaria sul Pos ritenuta congrua e definita con dpcm. La misura andrà a favore di attività i cui ricavi relativi all’anno d’imposta precedente non superino i 400.000 euro. Confermato invece l’innalzamento del tetto al contante a 5.000 euro nonostante per errore fosse stato inizialmente abolito tutto l’articolo 69. «Mi assumo la responsabilità di un errore della Ragioneria», ha detto Giancarlo Giorgetti. Il refuso è stato corretto in una nuova versione del testo. Inserite anche regole ad hoc per le intercettazioni preventive legate ad attività di intelligence. Si conferma la revisione del calendario dello stralcio delle cartelle e la definizione delle liti pendenti. Sulle cartelle slitta dal 31 gennaio al prossimo 31 marzo lo stralcio dei carichi fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione al 31 dicembre 2015. Per quanto riguarda le multe spetterà ai sindaci deciderne lo stralcio. Previste poi numerose misure per quanto riguarda il sostegno alle attività produttive, tra le principali l’istituzione della Fondazione Centro Italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore (Chips/It) per favorire l’innovazione tecnologica nel settore con 10 milioni di euro per il 2023 e 25 milioni ogni anno dal 2024 al 2030 e altri 5 milioni di spesa di parte corrente ogni anno dal 2023 al 2030. In arrivo un incremento di 30 milioni a decorrere dal 2023 del contributo per le scuole paritarie e circa 500 nuove assunzioni al ministero degli Esteri e altre circa 350 presso la Corte dei conti. Novità per chi fuma: c’è una riduzione dell’aumento previsto per il pacchetto di sigarette e un contemporaneo aumento per le confezioni di tabacco sfuso. Le sigarette aumenteranno di 10 -12 centesimi (nel testo originario erano 20) e il tabacco invece aumenterà di circa 40 centesimi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/altra-notte-di-tensione-sulla-manovra-a-pd-e-m5s-100-milioni-per-le-mance-2658988401.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="norma-contro-la-corsa-dei-mutui-passaggio-da-variabili-a-fissi" data-post-id="2658988401" data-published-at="1671542852" data-use-pagination="False"> Norma contro la corsa dei mutui. Passaggio da variabili a fissi All’interno della legge di bilancio del governo Meloni ci sarà anche una norma che dovrebbe rendere più facile e vantaggioso il passaggio a un mutuo a tasso fisso per chi ne ha da poco sottoscritto uno variabile e sta vedendo lievitare la rata mese dopo mese. Va detto che non si tratta di una novità. Già nel 2011 un decreto dell’allora ministro Giulio Tremonti prevedeva che, per un finanziamento fino a 200.000 euro, vi fosse la possibilità di rinegoziare il debito e passare a una rata fissa. Non ci sono ancora dettagli certi sulla misura, ma quella del 2011 prendeva in considerazione in primis l’indice Irs (indicatore di riferimento per il mercato dei tassi fissi, che si forma in base alle aspettative delle banche) a dieci anni. A questo si aggiungeva l’Irs equivalente alla durata residua del mutuo e si verificava quale fosse il tasso minore questo valore e l’indice a dieci anni. A questo punto, si doveva aggiungere lo spread previsto dal mutuo variabile in essere. Detto in parole povere, l’ipotesi è che chi ha un prodotto a tasso variabile basato sull’indice Euribor ora possa rinegoziarlo facendo affidamento sull’Irs e pagando un po’ di più dell’attuale rata, ma mettendosi al riparo dai futuri e certi rincari che la Bce innescherà alzando ancora i tassi. Si tratta sicuramente di un sistema di calcolo più vantaggioso rispetto al mero passaggio attraverso una surroga da un prodotto variabile a un fisso basato sull’l’Euribor i cui costi oscillano in media tra il 3,24% e il 3,9% con istituti che arrivano a superare il 4%. Facile.it ha realizzato per La Verità una simulazione di quanto potrebbero essere i rincari nel caso in cui il governo Meloni decida di ripescare senza modifiche la norma già adottata nel 2011. L’analisi prende in considerazione un mutuatario con un prodotto a tasso fisso da 126.000 da estinguere in 25 anni e sottoscritto a dicembre 2021. Un anno fa la rata sarebbe stata di 457 euro, con un tasso annuo netto dell’0,56%, un Euribor a tre mesi dello -0,56% e uno spread dell’1,25%. Oggi lo stesso prodotto avrebbe sfondato il 4% (Tan 3,07%, dato da Euribor a 3 mesi all’1,82% e spread all’1,25%) arrivando a una rata di 602 euro con la certezza di vedere nuovi rincari. Secondo Facile.it, ipotizzando che la norma sia già in vigore e applicando quanto previsto nella legge del 2011, oggi il nostro mutuatario potrebbe chiedere una rinegoziazione ottenendo un tasso annuo netto del 3,79%, un dato Eurirs a 20 anni del 2,54% e uno spread dell’1,25%. Numeri alla mano, si tratterebbe di una rata di 651 euro, ma con la certezza che la cifra resterà la medesima per tutta la durata del finanziamento. D’altronde, la Bce ha già annunciato rincari anche per il 2023. «Se guardiamo alle previsioni dell’andamento dell’Euribor», spiegano alla Verità da Facile.it, «gli esperti prevedono che entro giugno 2023 l’Euribor a tre mesi arrivi a 3,37%; questo significa che, nella nostra simulazione, mantenendo il tasso variabile il mutuatario arriverebbe ad un Tan di 4,62% con una rata di 709 euro». Certo, viene da domandarsi a chi convenga questa mossa. In primis, perché non è certo per quanto tempo i mutui continueranno a salire e poi perché, a fronte degli attuali aumenti, chi ha sottoscritto in passato un prodotto a tasso variabile ha risparmiato non poco ogni mese. Certo è che anche in caso di una discesa non è detto che i tassi tornino al di sotto dei livelli attuali. La verità è che questa misura sarà molto utile a chi ha sottoscritto un mutuo variabile da poco e ha davanti a sé la gran parte del finanziamento da estinguere. Chi, insomma, ha un prodotto da 20 o 25 anni (o anche 30) e ha pagato solo 12 rate o poco più. Il gioco, insomma, vale la candela, se a conti fatti si riesce a stare al di sotto del 3,3% grazie alla norma voluta dall’attuale governo. Il calcolo lo si può fare facilmente sommando il tasso dell’indice allo spread sottoscritto ai tempi del finanziamento. Oltre questa soglia, potrebbe non essere più conveniente perché sul mercato ci sono già prodotti disponibili a questi tassi che sarebbero, però, molto salati.
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