2024-02-24
Risarcimenti per l’alluvione in Emilia impantanati nelle follie burocratiche
Pochissime le domande presentate sulla piattaforma Sfinge: nel Faentino hanno fatto richiesta solo sette aziende su 647. Le procedure troppo complesse scoraggiano i cittadini. Ma Stefano Bonaccini pensa al terzo mandato.Nel comprensorio Basso romagnolo, uno dei più colpiti dalle alluvioni del maggio 2023, solo 27 domande sono state presentate per accedere ai risarcimenti previsti. Appena sette, delle 647 aziende dell’area faentina che avevano chiesto contributi, hanno completato le procedure sulla piattaforma informatica Sfinge per accedere ai ristori del governo. Cittadini e imprese hanno diritto fino al 100% del ristoro, ma la burocrazia sta scoraggiando le loro richieste. Il 15 novembre scorso debuttava Sfinge alluvione 2023, a cui accedere tramite accesso Spid. «Il nome è azzeccato perché non sempre risponde», commentava Sigfrido Ranucci un mese fa, in una puntata di Report. Per chiedere un contributo, bisogna aspettare che il Comune certifichi il tuo stato di alluvionato, presentare una perizia certificata e poi la pratica viene inviata a Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che valuta perizia e danni.In caso di approvazione, torna al Comune che procede a inviarla alla struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, d’intesa con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che riveste il ruolo di subcommissario, perché vengano erogati gli indennizzi. «A Ravenna credo che le perizie inoltrate non superino la decina», dichiarava qualche giorno fa a Settesere Enrico Piani, coordinatore dei Comitati uniti e del comitato degli alluvionati di Ravenna. Mancano i tecnici che devono «asseverare i danni» di ogni abitazione e azienda colpite, senza dimenticare che «tutto il lavoro di accesso agli atti, verifica degli immobili a norma, computo metrico ed eventuale sanatoria non è pagato dallo Stato», ma risulta a carico del cittadino alluvionato. Come se non bastasse, Invitalia «ha bocciato tutte le prime dieci perizie inoltrate. Probabilmente, questa bocciatura si deve al mancato recepimento, da parte di Invitalia, delle ordinanze specifiche sull’alluvione emesse dalla struttura commissariale, quindi le perizie potrebbero essere state giudicate con criteri generali e inappropriati», commentava Piani. «Siamo davanti a un fallimento evidente di Sfinge», affermava due settimane fa Marcello Arfelli del Comitato alluvionati Borgo-Sarna di Faenza, in un intervento sul settimanale della Diocesi il Piccolo Faenza. «La procedura per richiedere i ristori è burocratica e farraginosa, arrivando a dissuadere il cittadino dal presentare domanda di rimborso».In poche parole, un caos che Stefano Bonaccini non riesce a risolvere. Tutto preso dallo smacco per il no al terzo mandato, per «patti non rispettati» da parte del segretario del Pd, Elly Schlein, furioso perché non si sarebbe «salvaguardata l’unità del partito. Ora andrà gestito anche il malcontento di sindaci e presidenti», il governatore dem dovrebbe pensare prima alle promesse non mantenute nel suo territorio dopo un’alluvione così devastante. Nelle province di Bologna, Forlì Cesena e Ravenna in pochi giorni erano caduti 350 milioni di metri cubi d’acqua che avevano provocato l’esondazione di 21 fiumi e allagamenti diffusi in 37 Comuni. Un centinaio quelli coinvolti dai dissesti, un migliaio le frane aperte. I morti furono 15, gli sfollati oltre 36.000, quasi 10 miliardi di euro i danni economici.Nell’intero comprensorio faentino solo 14 famiglie hanno inoltrato domanda attraverso Sfinge. E ci sono problemi pure con il contributo per l’immediato sostegno (Cis). Riconosciuto alle famiglie la cui abitazione principale era stata allagata o resa inagibile da frane e smottamenti, prevedeva un primo contributo di 5.000 euro, con un acconto di 3.000 che doveva essere presentato entro lo scorso 30 agosto. Il prossimo 30 marzo (termine ultimo già prorogato) scade la possibilità di ottenere il saldo dell’importo se non viene presentata la documentazione giustificativa completa.«Il 60% dei cittadini beneficiari del contributo deve ancora rendicontare», spiegano dal Comune di Faenza, «È un dato che suscita preoccupazione, dal momento che si tratta di oltre 3.700 domande di saldo da ricevere entro il 30 marzo. Coloro che non presenteranno il rendiconto entro il 30 marzo dovranno restituire l’acconto di 3.000 euro ricevuto dalla Protezione civile».I cittadini hanno difficoltà a gestire la pratica con Sfinge, per affiancarli dovrebbe essere concesso l’accesso alla piattaforma da parte di Caf, sindacati, associazioni di categoria, «attualmente esclusi», protestano dal Comune di Modigliana, in provincia di Forlì-Cesena. Situato sull’Appennino, tra il 15 e il 17 maggio era stato devastato da 700 le frane eppure sono «pochissime» le domande di contributo presentate.Figliuolo ha disposto sportelli di assistenza per cittadini, tecnici e periti alle prese con le domande per i rimborsi. Saranno operativi da marzo tre giorni a settimana a Cesena, Faenza, Forlì e Ravenna-Lugo, ma il termine ultimo per presentare la documentazione sarà alla fine di quel mese e risulterà impossibile far fronte alle richieste con procedure rapide.
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)
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