2018-10-25
Alleanza al Cremlino, Conte va da Putin a parlare della Libia: tutto passa dall’Eni
Sostegno in vista della conferenza sul Mediterraneo, stretta sull'energia. Il Cremlino non esclude acquisti dei nostri titoli. Durante l'incontro si è parlato di sanzioni, made in Italy e progetti congiunti.Una breve visita a Dimitri Medvedev e poi Giuseppe Conte è stato ricevuto da Vladimir Putin. Ovviamente, visto il clima di tensione attorno alla nostra manovra, l'opposizione ha subito accusato il premier tricolore di essere a Mosca con il cappello in mano. Come se fosse andato a chiedere rubli per sostenere il debito pubblico.Analisi un po' troppo semplicistica e che omette la posizione strategica che la natura ha voluto assegnare all'Italia. Essa è al centro del Mediterraneo: sia Putin che Donald Trump sanno bene che la penisola ha un logico contraltare che si chiama Libia. Ecco perché ieri Conte, dopo aver incassato la luce verde della Casa Bianca, ha registrato pure quella del Cremlino. L'Italia è fondamentale per stabilizzare l'ex colonia, ha fatto sapere Putin ieri. L'obiettivo è chiaro: aprire una cabina di regia che metta all'angolo l'Ue e al centro delle leve sia gli Usa che la Russia. Non è un caso se durante l'incontro si è parlato di sanzioni, made in Italy e progetti congiunti. Ma il tema sottostante che unisce tutti i puntini è quello dell'energia. Infatti il vero convitato di pietra ieri è stata l'Eni sia per quanto riguarda i rapporti tra Russia ed Ue sia per quanto riguarda il Mediterraneo. Poco prima del meeting era circolata una notizia poi smentita dal Cane a sei zampe secondo la quale, per via delle sanzioni, il colosso energetico tricolore sarebbe stato pronto a chiudere i progetti nel mare di Barents assieme a Rosneft. In realtà sta accadendo proprio l'opposto: la visita di Conte mira a rafforzare le relazioni tra Eni e Rosneft, che dovranno trovare ulteriore sfogo in Egitto. Per certi versi lo sblocco del progetto Tap (visto di buon occhio dagli Usa) non deve essere inteso come uno sgambetto a Mosca. Il Cremlino rinuncia senza alcun problema, né impatto in cambio ha bisogno del via libera Usa, al rilancio della maxi operazione che vede coinvolta Rosneft, Banca Intesa, Glencore e il Qatar. L'istituto guidato da Carlo Messina è centrale nel progetto di joint venture. Una volta sbloccato il piano, si sentirà l'effetto positivo sull'altro progetto che da solo darà nuovo equilibrio al Medioriente. Il giacimento di Zohr è il più grande dell'area e attraverso l'Eni vede coinvolta ancora una volta Rosneft. Nonostante i media descrivano tale concessione come la chiave per rendere l'Ue indipendente dall'energia di Putin, la realtà a noi appare diversa. Un collaborazione profonda in Egitto (Paese nel quale l'Eni ha concluso in poco più di cinque anni ben otto accordi strategici) porterà all'estensione del business anche in Libia. E qui si chiude il cerchio. Le parole di Putin e di Trump sono incoraggiamenti ma se non si torna a far funzionare il business del greggio a Tripoli e a Bengasi il Paese arabo non si stabilizzerà mai. Si continuerà a preferire il traffico di clandestini. Su questo gli Usa convergono (e lo si comprende dal recente accordo tra Eni e Bp che ha estromesso Total), la Francia freme, l'Egitto ha definito il proprio perimetro di competenza, resta solo il Cremlino. Recentemente un quotidiano inglese ha avanzato l'ipotesi che la Russia portasse militari direttamente sul suolo libico, la notizia è stata smentita. Il senso della missiva è chiaro: la Russia potrebbe riaprire il dialogo con il generale Khalifa Haftar che comanda la Cirenaica, allontanarlo dalla Francia e indurlo a sedersi al tavolo della riunificazione in quel di Palermo. Che cosa guadagnerà Putin? Beh innanzitutto, la presenza decennale a Zohr e quindi il diritto a mantenere un filo diretto con il Qatar. Uno scacchiere complesso sul quale nessuno vuole esporsi troppo. Tant'è che ieri il numero uno di Mosca chiudendo il faccia a faccia ha detto: «Appoggiamo gli sforzi dell'Italia per la crisi in Libia ma non so se potrò partecipare personalmente alla Conferenza organizzata a Palermo, cui sarà comunque presente una delegazione di alto livello». Un modo per tenere ancor ain sospeso il governo al quale dulcis in fundo ha voluto regalare un messaggio in risposta a Bruxelles a chi già vede l'Italia nel baratro dello spread. «Su questo noi non ci intromettiamo. Ma», ha concluso Putin, «non ci sono remore di carattere politico sullacquisto dei titoli di Stato italiani dal fondo sovrano russo».