
Due giorni, due titoloni, nessuna obiezione sensata. L’abbiamo scritto, lo ripetiamo: che da maggio a novembre 2021, tra gli under 40, ci siano stati quasi 500 morti in più del «normale», è un fatto. Che c’entrino i vaccini anti Covid è un’ipotesi, avanzata dal deputato leghista Claudio Borghi. Allarmato da due coincidenze: l’anomalia è iniziata dopo l’allargamento alla platea dei più giovani delle iniezioni e ha riguardato, per il 75%, gli uomini, più esposti agli effetti collaterali cardiaci dei farmaci a mRna. Il fatto più l’ipotesi costituiscono una notizia. Di quelle che di solito pubblicano i giornali. E che, invece, paiono non interessare a chi avrebbe la facoltà di indagare: almeno, ministero e Iss.
Risposte, prima o poi, arriveranno dall’Istat: il database con le cause di morte degli italiani, per ora, è fermo a giugno 2020. Quando le informazioni saranno aggiornate, si potrebbero presentare due scenari.
Ipotesi numero uno: si scoprirà che i 480 under 40 sono stati stroncati da fulmini, o sono incappati in tragici incidenti sul lavoro, o si sono ammalati di cancro e non sono stati curati, perché, durante la pandemia, il sistema sanitario italiano ha trascurato qualsiasi patologia, a parte il Covid.
Ipotesi numero due: si accerterà che alcuni sono deceduti improvvisamente, per attacchi di cuore o trombosi. In questo caso, i dati Istat, anziché risolvere il mistero, lo infittirebbero: i poveretti erano vaccinati? E sarebbero morti lo stesso, senza vaccino? I collassi cardiaci potrebbero essere stati in qualche modo innescati dall’iniezione antivirus, visto che, come ci ha confermato ieri il cardiologo Alessandro Capucci, aritmie fatali, riconducibili alle miocarditi, possono verificarsi a mesi dalla puntura?
Intanto, nel dubbio, sarebbe bene applicare quel criterio in virtù del quale Roberto Speranza ha sempre giustificato chiusure, divieti, mascherine: il principio di precauzione. Sospendere le vaccinazioni per chi ha meno di 40 anni è troppo? D’accordo. Andando incontro all’autunno, però, si garantisca un’autentica libertà di scelta.
Il terreno che preparano, al contrario, sembra di nuovo costellato di trappole. Ha cominciato il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù: a ottobre, quarta dose per tutti, auspicabilmente, con un medicinale aggiornato. Stanno martellando, in questi giorni, Franco Locatelli, capo del Consiglio superiore di sanità e Gianni Rezza, direttore della Prevenzione al ministero della Salute: subito quarta inoculazione per anziani e fragili. Sappiamo come funziona: si parte dai nonni, si arriva ai nipoti. E mentre le virostar, da Fabrizio Pregliasco ad Antonella Viola, prospettano, prima ancora che esse siano sparite dalla circolazione, il ritorno delle mascherine obbligatorie, sorge una domanda: se l’obiettivo è indurci a porgere ancora il braccio, con la stagione fredda verrà riesumato anche il green pass?
È un mantra della Verità: il certificato verde non è stato soppresso, è stato sospeso. La «validità tecnica» del codice a barre, come la chiamano in burocratese, è stata prorogata per tre anni. Siamo malfidati se temiamo che qualcuno, tra quattro, cinque o sei mesi, rispolveri il documento?
Alla faccia delle scoperte sull’extra mortalità tra gli under 40: può essere che i preparati anti Covid non c’entrino nulla, ma andarci con i piedi di piombo sarebbe una buona idea. Anche perché la valutazione di rischi e benefici andrebbe costantemente riformulata alla luce delle circostanze. Tra le quali, il repentino calo di efficacia dei medicinali tarati sul virus di Wuhan. Un’impasse certificata dai report di Epicentro. E ciò ci porta all’aggiornamento dei vaccini.
Palù, alla Stampa, ha riferito che i rimedi adattati «alle varianti e sottovarianti» saranno valutati dall’Ema a settembre. Secondo Marco Cavaleri, dirigente dell’Ema, i candidati più papabili al via libera sono i prodotti a mRna. Ma volete sapere come funziona il trial di Pfizer? La sperimentazione, ha comunicato l’azienda, coinvolgerà 1.420 volontari tra 18 e 55 anni: 615 che hanno già ricevuto due dosi tra tre e sei mesi fa; altri 600 che ne hanno ricevute tre e che si sottoporranno al booster, o con la versione vecchia del vaccino, o con quella modificata; e ulteriori 205 non vaccinati, per i quali saranno previsti tre shot. Conseguenza dei complessi incroci: i risultati dello studio arriveranno solo tra molti mesi.
Quindi, senza avere in mano certezze, dovremmo offrire un farmaco a una platea di persone, tra 18 e 40 anni, per le quali il rapporto rischi-benefici del trattamento è quanto meno dubbio.
Proporre sarà lecito. Imporre, no. Basta obblighi, basta ricatti. Evitiamo che, a dicembre, i no vax in regime di apartheid siano ragazzi sani, rei di un unico crimine: rifiutare la quarta puntura consecutiva, nel giro di un anno e mezzo.






