2018-06-30
Alla fine a vincere sarà comunque il Real
Quando il gioco si fa duro, il Madrid comincia a giocare anche in nazionale con i suoi fuoriclasse, esempio massimo di feroce mondialismo schiavo del denaro. A 15 giorni dalla finale di Mosca solamente chi non fa pronostici può vantarsi di averli azzeccati.A Mosca cieca verso la finale. Messi alle spalle i gironi, i mondiali da oggi fanno sul serio nel senso dello psicodramma. Finora abbiamo avuto due assaggi: Argentina avanti per un pelo con un gol al volo di Marcos Rojo, il piede più quadrato del Sudamerica, e Germania a casa fra le lacrime a Berlino e le risate crasse del pallone suddito che per un giorno ha visto il re nudo. Da qui al 15 luglio alle 5 della tarde saranno emozioni, polemiche, cattiverie. Tutto sublime, con un decalogo folle da non dimenticare. 1 Il fantasma di Guardiola. Quando l'Inghilterra ha spezzato le reni alla Tunisia e a Panama, tatticamente ferme all'oratorio dei salesiani anni Sessanta, i guru mediatici sono saltati dalle comode poltrone e hanno esclamato: «Il merito è di Pep Guardiola». Aggiungendo dottorali: «Accade come per la Spagna del 2014, mondiale mentre lui allenava il Barcellona, e per la Germania 2014, mondiale mentre lui allenava il Bayern». È la proprietà transitiva della scienza. Guardiola è un grande tecnico, ma non sa di possedere doti medianiche: quando entra in un bar lo fa diventare di moda, quando legge un libro gli fa vincere il Nobel. Poi gli inglesi hanno perso con il Belgio e il Pep è scomparso dai radar. La sua forza è unica: oltre ad allenare le squadre riesce ad allenare meravigliosamente i giornalisti. 2 Il profilo di Florentino. Cos'hanno in comune Cristiano Ronaldo, Luka Modric, Lucas Vazquez, Marcelo, Tony Kroos (pazzesco il gol speranza alla Svezia) e Mateo Kovacic, arma di riserva della terribile Croazia? Unendo i puntini, come acutamente ha scritto il commentatore di Sky, Paolo Condò, prende forma il profilo poco amato di un grande conoscitore di pallone: Florentino Perez. Quando il gioco si fa duro, il Real Madrid comincia a giocare anche in nazionale. Ed essendo il calcio l'esempio massimo di mondialismo feroce schiavo del denaro, il fenomeno multicult non favorisce la Spagna, che contro la Russia dovrà finalmente scoprire le carte, farci sapere quanto vale. 3 Il bomber del Livorno. È una delle più assurde e divertenti storie da mondiale. Harry Kane, proprio il capocannoniere, autore di cinque reti, devastante bomber del Tottenham che costituisce il 90% della pericolosità di un'Inghilterra con poche idee ma una preparazione atletica eccellente, cinque anni fa è stato a un passo dal Livorno. Era ancora un giovane in cerca di contratto e di valorizzazione, un osservatore lo segnalò all'eterno Aldo Spinelli che provò a convincerlo a trasferirsi dalle brume londinesi al mare. «Stiamo per prendere in prestito un ragazzo inglese, una riserva del Tottenham, non ricordo come si chiama, forse Scanne», spiegava il presidente portuale agli esperti di mercato. Non se ne fece niente, dicono che Spinelli si stia prendendo in giro da solo.4 Ridicolo fair play. Più demagogico e aggirabile del fair play finanziario (che vale per le italiane in blocco, ma non per Psg e Manchester City) c'è quello vero, ennesima invenzione della mai rimpianta premiata ditta Joseph Blatter-Michel Platini. Una regola scioccamente buonista riassumibile così: se non riesci a vincere perché sei forte puoi vincere perché sei buono. Meno espulsioni, meno ammonizioni, più chance di passare il turno. Come è capitato al Giappone, che pur di lucrare un posto agli ottavi a scapito del Senegal, ha smesso di giocare dopo un'ora contro la Polonia. Irritante melina, nessun passaggio avanti, nessun fallo, nessuna ammonizione. E questo sarebbe fair play? Allora meglio il vecchio sorteggio, più stupido ma più democratico.5 Si chiama catenaccio. La Tunisia esce dal reticolo difensivo, il Marocco si propone da dietro, la Svizzera ha una fulminea ripartenza, la Svezia si lancia negli spazi vuoti. I telecronisti del mondiale - tutti molto competenti, io narrante di uno spettacolo gestito al meglio da Mediaset - cercano le più improbabili metafore lessicali per non disturbare Arrigo Sacchi che tutto vede e tutto giudica. Si chiama catenaccio, non abbiate paura, non è una parolaccia. Tutti in difesa, primo non prenderle, 80 minuti di barricate. Poi, conquistata quella cosa tonda sempre fra i piedi degli avversari, parte il contropiede e qualche volta (come alla Svezia con la Germania) ti va quasi da dio. La ripartenza è più chic, indossa la giacca di lino bianca e ha in mano uno Spritz. Ma prima di ripulirsi in società si chiamava catenaccio. 6 Quaresma e gli altri. È bastata una trivela per ottenere la prima pagina. Ricardo Quaresma, talentuoso e indolente attaccante del Portogallo, ci prova ogni due anni (Europeo e Mondiale) e spesso ci riesce. A fare gol e a ottenere un altro ingaggio da giocatore vero. È una strategia scientifica: risparmiarsi nei club per presentarsi tirati a lucido in mondovisione. Non è l'unico a dormire con il campionario sotto il letto: il croato Domagoj Vida, il messicano Chicharito Hernandez e l'altro portoghese Pepe sono titolari di cattedra della specialità. In Turchia, Emirati, Arabia Saudita e Cina il fascino del vecchio leone è sempre vivo. Aspettiamoci da loro altri lampi di classe in Russia, poi si riposeranno per un paio d'anni nei club, con l'estratto conto sotto il cuscino.7 Un arbitro da Var. La teoria è nota: il Var è una benedizione, peccato che a guardare il replay sia un arbitro. Purtroppo la conferma del paradosso ha già una sua casistica ai mondiali, dove due giorni fa il Senegal è stato eliminato non solo dalla manfrina giapponese, ma anche dall'arbitro serbo Milorad Mazic (peraltro un top, colui che ha diretto l'ultima finale di Champions league). Il direttore di gara, prima ha assegnato un rigore agli africani, vedendo un fallo solare a occhio nudo su Sadio Manè lanciato a rete, e poi lo ha cancellato. Cos'era successo? Dal Var gli avevano consigliato di guardare il contatto in televisione. Lui con diligenza lo ha fatto e ha cambiato idea, nonostante il fallo rimanesse omerico, letale, impossibile da non sanzionare. 8 La lezione di Sergej. Continua a valere 160 milioni di euro e il suo presidente, Claudio Lotito, è già oltre l'eliminazione: «Non posso chiedere di più, ma non chiederò certo di meno». Sergej Milinkovic-Savic doveva andare sul podio del miglior centrocampista del mondo, invece è andato a casa con la mediocre squadra serba che soltanto contro il Costarica (capirai) ha mostrato qualche sprazzo di lucidità. Il fenomenale leader della Lazio non ha mai trovato i compagni, la palla, lo spunto, a dimostrazione che un uomo solo al comando non ha più senso. Non lo ha neppure se ti chiami Leo Messi. L'ultimo one man show resta Cristiano Ronaldo, a meno di smentite oggi contro l'Uruguay.9 Tifo a luci rosse. L'hanno fotografata tutti perché è una stupenda matrioska bionda. L'hanno celebrata tutti per quegli occhi dolci e l'innocenza della tifosa appassionata con trecce da studentessa. La giovane russa sugli spalti, fremente per le sorti di Aleksandr Golovin, è finita in ogni servizio di colore sul tifo pulito, romantico, trasparente. Poi si è scoperto che Natalya Nemtchinova, di trasparente, ha tutto il guardaroba. È una pornostar e basta digitare nome e cognome su Google per veder comparire una tigre del sesso. Il mondiale le ha portato pubblicità gratis, contratti e un melodramma sfruttabile. Infatti ha rivelato di non essersi mai compromessa, ma di essere vittima di un fidanzato che ha messo online foto e video privati. A decine. 10 A Mosca, a Mosca. Oggi si ricomincia a giocare con la famosa invocazione dalle Tre sorelle di Anton Cechov: «A Mosca, a Mosca», verso la finale. Oggi Messi si è svegliato ed elimina la Francia. Stasera i pistoleri uruguagi ingabbiano Cristiano. La Spagna è troppo più forte dei podisti russi. La Croazia si mangia i danesi, sempre che i suoi fenomeni non si alzino col piede sinistro. Il Brasile soffre le pene d'inferno con i messicani, ma va avanti. Il Belgio elimina il Giappone anche dormendo. Il catenaccio svedese è migliore di quello svizzero. E Hurricane Kane non può aver paura di Jeison Murillo e Cristian Zapata, incubi di San Siro. Poi vale tutto, perché i pronostici li azzecca solo chi non li fa.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)