2019-05-26
All’«Espresso» arruolano Bergoglio. E lui li beffa parlando contro l’aborto
Il settimanale di sinistra mette in copertina il Papa in costume da Zorro nominandolo leader dell'opposizione. La sinistra s'indigna per i rosari di Matteo Salvini. Poi coccola il Pontefice, ma non quando si batte in difesa della vita.Bisogna riconoscerlo: i colleghi dell'Espresso hanno avuto parecchia sfortuna. Certo, non è mica la prima volta che rimediano una brutta figura, basti ricordare l'odioso test con offese alle donne pubblicato la scorsa estate. Del resto, quando si costruisce un intero settimanale all'unico scopo di bastonare i sovranisti cattivi, può succedere che scappi la mano e si scada nel ridicolo. In questo caso, però, alla faziosità ottusa si è sommato il destino avverso. I nostri prodi compagni hanno deciso di celebrare papa Francesco quale leader dell'opposizione di sinistra proprio nel giorno in cui il pontefice ha pronunciato uno dei discorsi più duri di tutti i tempi contro l'aborto e a favore della vita e della famiglia. Temi che gli odiati sovranisti di cui sopra conoscono bene e praticano spesso. C'è di mezzo la sfiga, dicevamo, ma emerge anche la robusta dose di ipocrisia che caratterizza il rapporto tra i progressisti e la Chiesa cattolica. Sulla copertina dell'Espresso oggi in edicola campeggia un fotomontaggio che ritrae Bergoglio nei panni di Zorro. Il titolo è: «Zorro subito». Sommario: «Gli striscioni e le maschere. Il popolo della protesta e la Chiesa di papa Bergoglio che passa all'opposizione. Così il voto cambia la scena politica: il nuovo potere di Salvini e l'Italia che gli dice di no». Sorvoliamo sul cattivo gusto: il Papa en travesti non è esattamente una grande trovata. A contare, però, sono i contenuti. Stando al direttore Marco Damilano, sembra che Francesco sia diventato il nuovo segretario del Pd o peggio. A suo dire, il Papa è il capo di una «Chiesa che è passata all'opposizione». Una istituzione che ha riconosciuto nella Lega di governo «un nemico atavico: la devozione ostentata che copre la riduzione del cristianesimo a principio d'ordine, senza Dio e senza uomo». È vero: le gerarchie ecclesiastiche, negli ultimi tempi, si sono distinte per l'attivismo politico. Specie sul tema della migrazione hanno espresso posizioni decisamente ideologiche e a tratti poco lucide. Ed è vero pure che Salvini è diventato un nemico, in particolare per la Cei e per la Caritas, complice la riduzione del giro d'affari riguardante l'accoglienza. Dunque è comprensibile che la sinistra consideri Bergoglio «uno dei suoi», arruolandolo come il capo di una delle tante Ong. Qui, però, c'è in gioco qualcosa di più grande delle polemichette politiche. La coincidenza tra la copertina dell'Espresso e il discorso pro vita di Francesco svela tutti i limiti della comunella fra progressisti e Chiesa. Perché il Pontefice è amico e simbolo finché spende parole dolci sugli stranieri. Ma quando comincia a occuparsi di questioni fondative dell'esistenza, allora viene ignorato o, peggio, diventa un temibile avversario. Ieri Bergoglio ha dato udienza ai partecipanti al convegno «Yes to life! Prendersi cura del prezioso dono della vita nella fragilità». Da subito ci è andato pesante: «Nessun essere umano può essere incompatibile con la vita, né per la sua età né per le sue condizioni di salute né per la qualità della sua esistenza», ha detto. «Ogni bambino che si annuncia nel grembo di una donna è un dono, che cambia la storia di una famiglia». Frasi duramente antiaboriste, insomma. A noi sembra di ricordare che, negli ultimi anni, il Pd e altre forze progressiste si siano date parecchio da fare riguardo l'interruzione di gravidanza. In Toscana e in Lazio, regioni governate dalla sinistra, le pillole abortive vengono addirittura somministrate in ambulatorio. Varie figure di spicco della sinistra italiana gridano che abortire, nel nostro Paese, è diventato troppo difficile. Come si concilia tutto questo con le parole di Bergoglio? Ieri, per altro, il Papa è stato molto specifico. Ha fatto riferimento alle tecniche di diagnosi prenatale, quelle che vengono utilizzate per individuare, ad esempio, la sindrome di Down, e che spesso diventano l'anticamera dell'aborto selettivo (lo sterminio delle persone con trisomia è una realtà terribile e largamente indagata). Francesco è stato chiarissimo: «La vita umana è sacra e inviolabile e l'utilizzo della diagnosi prenatale per finalità selettive va scoraggiato con forza, perché espressione di una disumana mentalità eugenetica, che sottrae alle famiglie la possibilità di accogliere, abbracciare e amare i loro bambini più deboli», ha spiegato. Poi ha aggiunto che l'aborto è «un problema pre-religioso. La fede non c'entra. Poi viene, ma non c'entra: è un problema umano. Non carichiamo sulla fede una cosa che non le compete dall'inizio. Soltanto due frasi ci aiuteranno a capire bene questo: due domande. Prima domanda: è lecito far fuori una vita umana per risolvere un problema? Seconda domanda: è lecito affittare un sicario per risolvere un problema? Questo è il punto. [...] Mai, mai, fare fuori una vita umana né affittare un sicario per risolvere un problema». Di solito, quando qualcuno pronuncia parole simili, da sinistra viene definito «medievale». Siamo quindi curiosi di sapere che cosa pensino all'Espresso delle ultime uscite bergogliane. Sul settimanale di Damilano abbiamo letto pezzi piuttosto ostili al Congresso delle famiglie di Verona e, più in generale, ai movimenti pro vita. Come la mettiamo, allora, con il Papa che denuncia il genocidio dei Down e ripete che l'aborto non è mai la soluzione? Vogliamo metterlo alla guida dell'opposizione assieme a quelli che berciano «Dio, Patria e famiglia che vita di merda»? Ecco svelata la manipolazione. I progressisti (e qualche prete) s'indignano perché Salvini mostra il rosario. Poi, però, esibiscono il Pontefice come un feticcio, evitando accuratamente di seguirlo quando parla di vita, gender e simili. Direte: entrambe le fazioni strumentalizzano in egual misura. Non proprio, in realtà. Rosario e Vangelo sono patrimonio di tutti. Arruolare il Papa è decisamente più impegnativo. Specie se poi il Papa fa il Papa e ti smonta il giochetto.
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