2021-06-03
«Al di là dei colori delle varie zone queste sono regole da incompetenti»
Il titolare dello storico locale di Firenze, Torello Latini: «Speranza venga da solo a cenare da me».«Si riparte, ma non so se c'è più entusiasmo o più paura». Torello Latini è da mezzo secolo una sorta di conservatore della tradizione e della cultura gastronomica toscana. Lì in via dei Palchetti, nel cuore medievale della città del Giglio, da 120 anni Il Latini dispensa cultura sotto forma di cibo nelle sale di Palazzo Rucellai. È un luogo di divulgazione del buono tanto che questo locale sta alla ristorazione come gli Uffizi stanno all'arte. Il premio Latini, un prosciutto, era il più ambito dall'Italia dell'intelligenza: Giovanni Spadolini l'aveva eletto a sua mensa, Indro Montanelli ci teneva convegno con gli amici, Mario Luzi ci ha composto poesie, Oriana Fallaci ha coltivato qui le sue radici. Da un anno tacciono i fornelli, dormono in una cantina che è un sancta sanctorum di bottiglie in attesa di dispensare nuove gioie.Torello, oggi che ripartenza è?«Non so dire se è un giorno felice o di spavento. Ci siamo guardati in faccia io, mia moglie Sonia e mia figlia Emilia, che è la quinta generazione di Latini a lavorare lì, e s'è detto: che si fa? Non si poteva non riaprire perché lo dobbiamo a noi stessi e alla nostra storia, ma c'è tanto timore. È come se un centometrista che per un anno non si è potuto allenare improvvisamente debba tornare in pista, e non è vero che tutto è come prima».Di questa faccenda che si può stare solo in quattro al tavolo che ne pensa?«Che è l'ennesima dimostrazione di incompetenza. Se n'era già avuta una clamorosa a San Valentino. Ci avevano detto: potete ripartire. Il giorno dopo, “contrordine compagni", senza considerare che abbiamo buttato via centinaia di migliaia di euro di prodotti preziosi, che abbiamo illuso e deluso dipendenti e clienti. Così è questa faccenda dei quattro posti. La ristorazione è prima di tutto condivisione, convivialità, al ristorante si va per un'esperienza. Questi ci vedono come spacciatori di calorie. Ma come faccio a dire a una famiglia, a un gruppo di amici che vengono per assaporare una bistecca, magari con un Chianti Gran Riserva e un Brunello, che lo devono fare massimo in quattro e indossando la mascherina tra un boccone e l'altro?». Trova eccessiva questa misura anche se fosse solo per la zona gialla?«Bianca, gialla o arcobaleno, qualsiasi sia la zona è un non senso. Ci hanno chiesto di adeguare i locali alle misure di sicurezza e noi lo abbiamo fatto con scrupolo massimo. Oltre non ha senso andare. A meno di non essere incompetenti e il primo incompetente si è dimostrato il ministro Speranza. Da tempo ho proposto che accanto al Cts operasse un comitato tecnico che includa le professioni e che sia in grado di coniugare i precetti della salute con i comandamenti dell'operatività. Io vorrei che venisse Speranza a cena nel mio salone e fosse solo: si sentirebbe una monade. Queste stanze sono fatte per essere vita, non simulacri di vita».C'è un altro effetto collaterale: è vero che non si trovano camerieri e cuoche?«Sì, è in parte vero. Vengono e chiedono di lavorare in nero per non perdere il reddito di cittadinanza o quello d'emergenza. Noi non possiamo accettare, ma il danno più rilevante è stato che dopo un anno di chiusura abbiamo perso il nostro capitale umano. I più bravi tra sala e cucina se ne sono andati all'estero a lavorare e non torneranno».Quindi il 3 giugno significa ripartenza o solo riapertura?«Purtroppo solo riapertura. Firenze è una città in agonia, la convalescenza sarà lunga e dolorosa. Quanto a noi ristoratori di qualità non abbiamo avuto veri aiuti: gli interessi, le tasse, gli oneri sulle bollette, i costi fissi hanno continuato a gravare sui nostri bilanci. Non chiedo aiuti a fondo perduto, ma una liquidità accessibile con costi minimi e spalmati su periodi lunghi. Solo così possiamo sperare di ripartire. Siamo come alberi che hanno mantenuto le radici, ma si sono disseccati, hanno la linfa prosciugata. Se poi fanno provvedimenti come quello dei quattro posti per tavolo la zona può essere bianca, arancione o arcobaleno, ma il futuro è certamente nero».