2021-11-09
Sì vax contro no pass: la lotta civile che piace al potere
I media fomentano la «rivolta» di chi non sopporta più i cortei anti card. Per innescare il tutti contro tutti e nascondere le colpe di chi ha causato disagi ai lavoratori, ai commercianti e alle stesse forze dell'ordine Nei titoli di giornale e nelle dichiarazioni dei politici sta di nuovo facendo capolino l'atroce semaforo: per giustificare il prolungamento dell'emergenza e delle restrizioni viene evocato lo spettro delle zone gialle, arancioni e rosse. In realtà, anche se non ce ne siamo resi conto, un passaggio di colore nelle ultime settimane è già avvenuto: dalla zona bianca siamo entrati nella zona grigia. Primo Levi - divenuto suo malgrado un superbo indagatore dei meccanismi del potere - la descriveva come «quella zona di ambiguità che irradia dai regimi fondati sul terrore e sull'ossequio», uno spazio «dai contorni mal definiti che separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi». Non serve trovarsi sotto il giogo di un sistema totalitario: il potere produce ovunque le stesse reazioni. E anche qui, anche in questa situazione di autoritarismo sottile, si manifesta la rivalità tra oppressi perfettamente descritta da Levi ne I sommersi e i salvati. Il governo e la macchina politico mediatica stanno fomentando da mesi la lotta di tutti contro tutti, una guerra civile a bassa intensità. Tutti siamo sottoposti alle stesse limitazioni e privazioni; tutti abbiamo subito le conseguenze della mala gestione della pandemia. Ma invece di rivolgere lo sguardo in alto, verso i veri responsabili del disagio, preferiamo prendercela con chi ci sta a fianco o, peggio, con chi sta sotto. Così funziona la zona grigia: l'oppresso diviene a sua volta oppressore. Invece di prendersela con il padrone, si accanisce contro un altro servo, soprattutto se lo percepisce come inferiore. Levi lo spiegava con dolorosa chiarezza: nella zona grigia, chi ritiene di avere un privilegio è pronto a tutto per difenderlo. Motivo per cui le vittime non solidarizzano, non fanno fronte contro il carnefice: tendono invece ad azzannarsi fra di loro, ovviamente fomentate da chi detiene il comando. Da un po' di tempo, ad esempio, i giornali titolano sulla «rivolta dei sì vax» o dei «sì pass», cioè sulla rabbia dei commercianti che ogni settimana devono avere a che fare con i cortei organizzati da coloro che contestano il lasciapassare. Le associazioni di categoria lamentano danni economici e perdite ingenti, in particolare a Milano, dove per 16 sabati di fila si sono tenute manifestazioni imponenti. A Trieste, invece, è stata lanciata una petizione «a favore della scienza» (cioè contro no vax e no pass) che ha raccolto circa 60.000 firme. Posto che parlare di «rivolta sì pass» quando tutti i media e praticamente tutti i politici sono a favore del pass è vagamente surreale, resta che il malessere di alcune categorie è reale e bisogna tenerne conto. Prima, però, urge compiere qualche piccola distinzione: c'è chi ha tutto il diritto di arrabbiarsi e chi invece farebbe meglio a tacere. È inaccettabile, per dire, che il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, parli di «proteste ai limiti dell'ingiustificabile». Il suo compito, da medico, non è di sindacare su chi possa o meno scendere in piazza. Egli dovrebbe limitarsi a fornire al governo e agli italiani indicazioni utili su come affrontare il Covid, e non ci sembra che lo stia facendo nel migliore dei modi, viste le bugie che diffonde sull'assenza di vaccinati in terapia intensiva. La questione non è secondaria: sono proprio bugie e mistificazioni a esasperare gli animi, e se tanti scendono in strada è perché sono stanchi delle affermazioni apodittiche. Un po' sospetta è anche la «rivolta» dei 60.000 triestini. Tra i promotori dell'appello, infatti, ci sono organizzatori e sponsor della Barcolana, l'evento che ha portato in città decine di migliaia di persone. Il dubbio che costoro accusino Stefano Puzzer e soci di aver fatto aumentare i contagi per evitare di essere a loro volta accusati è forte, fortissimo. Decisamente più comprensibile è invece il disappunto di esercenti e commercianti. Costoro hanno subito danni micidiali dalle chiusure dei mesi passati, e sono giustamente terrorizzati all'idea di richiudere. Ci permettiamo tuttavia di notare che, infierendo contro i no pass, non risolveranno nulla. Il guaio è che la zona grigia funziona esattamente così: il vessato se la prende con chi è vessato quanto lui, perdendo di vista i veri bersagli. Se ci sono proteste, è perché il governo si ostina a mantenere in vita una misura assurda e discriminatoria come il green pass. Se questo fosse eliminato, le proteste cesserebbero. I commercianti potrebbero stare più tranquilli e i cittadini potrebbero tornare al lavoro, racimolando pure qualche soldo da spendere nei negozi. Invece il green pass resta. E a volerlo sono proprio alcuni dei responsabili delle chiusure che tanto hanno colpito i commercianti, come Roberto Speranza. Ieri, durante la presentazione di un libro (di un altro, visto che il suo è ancora disperso), il ministro della Salute ha spiegato che «non c'era un manuale» per affrontare la prima ondata del virus. Invece un manuale c'era: il piano pandemico. Ma non era aggiornato, e non fu applicato. Anche per questo siamo arrivati ai lockdown. Perché le associazioni di categoria non chiedono conto a Speranza del suo operato? Perché non si domandano quanti soldi e sofferenze sono costati gli errori del Cts e delle varie task force?Per altro, i governanti che nel 2020 hanno imposto le serrate sono gli stessi che, poche settimane fa, gongolavano per il successo della carta verde. «Non ha creato problemi!», ridevano, ma i problemi sono arrivati eccome. E sapete chi ne ha fatto le spese? Chi non ha la tesserina e perde lo stipendio e gli onesti esercenti che perdono incassi. Ne fanno le spese pure le forze dell'ordine, quelle che - secondo qualche illuminato progressista - dovrebbero usare il manganello contro chi protesta. Giusto ieri, a Padova, gli agenti del II reparto mobile (la Celere) hanno organizzato un sit in davanti alla caserma. I poliziotti sono estenuati: devono contenere le continue manifestazioni contro il green pass, ma a causa del green pass hanno perso una bella fetta di colleghi (70 su 450), e sono costretti a turni massacranti. Anche questo era un disagio ampiamente previsto di cui il governo si è sciacquato le mani. E allora pensateci, prima di arrabbiarvi: la zona rossa ci ha reso prigionieri, ma questa zona grigia ci rende più cattivi. A voi stabilire cosa sia peggio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)