2024-01-19
Il dl del governo sull’agrivoltaico manda in soffitta i no di Bonaccini
Passa il pacchetto di incentivi, finanziati pure dal Pnrr, per chi accetta di installare impianti innovativi. La legge scavalca il piano del dem, pronto a pagare i contadini per lasciare campi incolti in nome del clima.Alessandro Migliorini, manager di European energy, società che collabora con Maersk e Lego: «Si può creare una filiera industriale producendo idrogeno miscelato con la CO2».Lo speciale contiene due articoli.Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha firmato il nuovo decreto con gli incentivi all’agrivoltaico «innovativo». L’obiettivo è far installare almeno 1,04 gigawatt di sistemi agrivoltaici avanzati entro il 30 giugno del 2026, attraverso due misure: la concessione, a valere sui fondi Pnrr, di un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili e una tariffa incentivante sulla produzione di energia elettrica netta immessa in rete. Il contributo in conto capitale è finanziato attraverso appunto l’investimento del Pnrr, pari a oltre 1 miliardo di euro, mentre per la tariffa incentivante si stima un importo annuo di 21 milioni, a valere sugli oneri di sistema. Il decreto si va ad aggiungere a quello sull’energia, pubblicato a dicembre, dove tra i vari provvedimenti è però previsto il contributo che i produttori di energia rinnovabile dovranno versare al Gse per incentivare le regioni a ospitare impianti appunto a fonti rinnovabili. Si tratta di un «obolo» annuo pari a 10 euro per ogni Kw di potenza dell’impianto (per impianti superiori ai 20 Kw), per i primi tre anni dalla data di entrata in esercizio. Risorse che saranno versate dal Gse all’entrata del bilancio dello Stato per poi essere riassegnate alle Regioni. Da una parte gli incentivi, quindi, e dall’altra una specie di tassa. Tutto questo, però, mentre il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha pensato di pagare i contadini per non lavorare. Ne ha scritto La Verità di recente: tra i vari bandi che la Regione ha infatti indetto per il sostegno all’agricoltura, ne è spuntato uno di sviluppo rurale (Sra26) che prevede il «ritiro dei seminativi dalla produzione». In pratica per gli agricoltori che accetteranno di rendere incolti i propri terreni per un periodo di 20 anni, si prevede un risarcimento dai 500 ai 1.500 euro a ettaro, il tutto al fine di «contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento a essi, anche riducendo le emissioni di gas a effetto serra». Insomma, viene chiesto agli agricoltori di sacrificare la propria azienda per mitigare il cambiamento climatico perché i fondi destinati sono complessivamente esigui e il pro quota annuale insufficiente. Invece di aprire agli investimenti di gruppi privati sul territorio in energia rinnovabile, viene spinto un sussidio agli agricoltori, peraltro con i soldi delle loro tasse. Soldi pubblici. Da un lato la Regione si oppone all’installazione di impianti solari o di nuove tecnologie sostenibili perché dice che consumano il suolo sottraendolo all’agricoltura, dall’altra parte fa un bando per non far coltivare la terra ai contadini. In netto contrasto con il decreto varato da Pichetto Fratin sull’agrivoltaico che invece dovrebbe stimolare la ripresa dell’agricoltura legata alla produzione dell’energia. La confusione (anche se la nuove legge nazionale supera quelle locali) è alimentata dal fatto che una norma nazionale dice che le Regioni devono individuare le aree idonee per fare le rinnovabili e l’Emilia-Romagna ha creato un vulnus (tra l’altro anche in contrasto con quello che è stato sin qui l’atteggiamento molto «green» della sinistra di cui fa parte Bonaccini).Il tutto penalizzando quella che è una delle leve di sviluppo non solo del Green deal ma della filiera agricola in Italia. L’agrivoltaico integra, infatti, il fotovoltaico nell’attività agricola con installazioni solari che permettono al titolare dell’impresa di produrre energia e al contempo di continuare le colture agricole o l’allevamento di animali. Stando alle stime di Italia solare, se si agevolasse lo sviluppo di impianti agrivoltaici anche solo sullo 0,32% dei terreni agricoli italiani, si riuscirebbe a soddisfare il 50% degli obiettivi del Piano energia e clima (Pniec). I vantaggi ci sarebbero anche per gli operatori agricoli: potrebbero reperire risorse finanziarie necessarie al rinnovo ed eventuali ampliamenti delle proprie attività; moltiplicare il reddito agricolo; disporre di un partner di lungo periodo per mettersi al riparo da brusche mutazioni climatiche; sviluppare nuove competenze professionali e nuovi servizi al partner energetico (magazzini ricambi locali, taglio erba, lavaggio moduli, presenza sul posto e guardiania, eccetera). Quanto agli operatori energetici, potrebbero realizzare importanti investimenti nel settore di interesse anche su campi agricoli; acquisire, attraverso una nuova tipologia di accordi con l’impresa agricola partner, diritti di superficie a costi contenuti e concordati; realizzare effetti di mitigazione dell’impatto sul territorio attraverso sistemi agricoli produttivi e non solo di mitigazione paesaggistica; ridurre i costi di manutenzione attraverso l’affidamento di una parte delle attività necessarie. I costi possono arrivare anche al 30-40% in più rispetto a un impianto a terra ma la riduzione del consumo idrico grazie all’ombreggiamento da agrivoltaico può raggiungere anche l’80%.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/agrivoltaico-decreto-pnrr-2666999772.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="piu-investimenti-coi-biocarburanti" data-post-id="2666999772" data-published-at="1705612400" data-use-pagination="False"> «Più investimenti coi biocarburanti» «Le rinnovabili possono essere una piattaforma di sviluppo perché con questo tipo di energia si producono i biocarburanti da utilizzare in settori industriali particolarmente difficili da decarbonizzare a causa dell’alta intensità di emissioni di gas serra associate alle loro attività». È questo il messaggio che vuol trasmettere alla politica, nazionale e locale Alessandro Migliorini, country manager per l’Italia di European energy, azienda danese impegnata nella produzione di energia pulita. La scommessa è la cosiddetta tecnologia Power to X: è il frutto del processo di trasformazione dell’energia elettrica rinnovabile in chimica sotto forma di combustibili che vengono utilizzati come vettori energetici. Tutto nasce da un processo di elettrolisi che scompone l’acqua nei suoi elementi base come idrogeno e ossigeno. Un processo che richiede molta elettricità che, per questo, viene a sua volta prodotta utilizzando solo fonti rinnovabili come eolico o solare. Poi l’idrogeno viene miscelato con la CO2 biogenica (che risulta dal processo naturale del carbone) e si ottiene un biocarburante che può essere utilizzato per esempio nel settore marittimo e anche nell’industria energivora. Insomma, un ampio spettro di applicazione che si allarga persino all’acciaio. «Questa tecnologia la stiamo già sperimentando in collaborazione con un colosso delle navi portacontainer come Maersk ma abbiamo stretto accordi anche con la Lego per la produzione di mattoncini e con Novo nordisk che produce siringhe per diabetici», spiega Migliorini. Il punto è: si può fare in Italia? European energy sta guardando alcune aree. C’è però una sorta di resistenza di carattere culturale. «Vanno spiegati i benefici sul territorio di questo tipo di infrastrutture, i vantaggi anche in termini occupazionali, bisogna far capire alle amministrazioni locali che con queste applicazioni si investe sul territorio anche in termini di opere di compensazione ai Comuni, o di oneri di mitigazione. Si può creare una vera filiera industriale perché produrre idrogeno miscelandolo con la CO2 significa anche che questa va catturata, stoccarla e distribuita con un tipo di attività che è più industriale rispetto alla produzione di energia da rinnovabili», sottolinea il manager. L’obiettivo è anticipare i processi, e guardando all’impatto della crisi nel Mar Rosso, non farsi trovare impreparati ma anzi avere già pronte soluzioni alternative. «Se le navi verranno costruite con questa nuova tecnologia andranno nei porti decarbonizzati dove sanno di poter già contare sulla possibilità di rifornirsi. Se in Italia non ci attrezziamo anticipando i tempi ci troveremmo a perdere una parte del traffico navale». Tra l’altro, proprio in regioni come l’Emilia-Romagna si possono sfruttare gli allevamenti, ci sono dunque già le componenti necessarie per produrre i biocarburanti. Il problema non è solo individuare le aree adatte ma anche gestire l’atteggiamento di alcune amministrazioni che non sempre è propositivo ma mostra invece chiusura o scarsa propensione nel passare dalle parole ai fatti. Secondo le stime degli operatori, parliamo di un sistema che vale da qui al 2030 circa 300.000 posti di lavoro con 10 miliardi di euro l’anno di investimenti. «Molti pensano», aggiunge Migliorini, «che lo sviluppo delle rinnovabili sia solo legato a pannelli solari o pale eoliche, ma le nuove tecnologie ci stanno portando verso piattaforme per decarbonizzare, limitando le emissioni nella transizione ecologica perché si recupera la CO2 esistente». Non a caso la Francia e la Germania stanno spingendo sull’agrivoltaico mentre noi rischiamo di rimanere indietro danneggiando anche i coltivatori. La sensazione è che si stia ideologizzando anche l’energia - le rinnovabili sono di sinistra e il nucleare di destra - quando invece il beneficio dal punto di vista industriale arriva dallo sviluppare al massimo sul territorio tutti i tipi di produzione. Non si può fare tutto con il nucleare, solo con il carbone o solo con il gas. Perché quindi voler ricorrere a una sola tecnologia invece di appoggiarsi a tutte quelle disponibili, per altro attraendo investimenti? Pensiamoci.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.