2024-09-25
«Agnelli, truccato pure un libro per evadere e truffare lo Stato»
Da sinistra: Lapo, Ginevra e John Elkann (Ansa)
Per i pm c’era un intrigo pianificato per sottrarre la colossale fortuna di Marella al Fisco attraverso la fittizia residenza in Svizzera e falsi doni. Gli orecchini da 78 milioni. Il nodo delle quote nella cassaforte Dicembre.Le carte dell’inchiesta torinese sull’intrigo che sarebbe stato «pianificato» dagli Elkann per sottrarre la colossale fortuna di Marella Caracciolo ai radar del fisco italiano sono un catalogo di imbarazzanti stratagemmi volti a eludere la tassazione della successione ereditaria. Dietro le spalle di Marella, deceduta nel 2019, sarebbe stato orchestrato un balletto di manovre fiscali che oggi grava sui tre nipoti, John, Ginevra e Lapo, i quali si sono ritrovati a gestire non solo un’eredità dorata, ma anche il peso di una strategia opaca. E non sono soli in questo gioco: al loro fianco ci sarebbero i consulenti Gianluca Ferrero, presidente della Juventus, e il notaio Urs Robert von Gruenigen. Le accuse sono gravi. Ferrero, consulente fiscale della Caracciolo, avrebbe fornito «gli strumenti necessari per realizzare gli intenti criminosi della cliente», in concorso con Von Gruenigen, che ha gestito il patrimonio e l’esecuzione testamentaria, e John Elkann, che avrebbe messo a disposizione gli strumenti necessari. E che per avvalorare la tesi della vita vissuta in Svizzera dalla nonna, secondo l’accusa, avrebbe addirittura «ideato» e «modificato» il testo di un libro pubblicato in Italia nel 2014 da Adelphi: Ho coltivato il mio giardino, firmato dalla Caracciolo e dalla nipote Marella Chia (mentre nel resto del mondo è stato diffuso come The Last Swan, edito da Rizzoli). L’evasione fiscale ammonterebbe a 3 milioni di euro di Irpef per il 2016, 2,5 milioni per il 2017, 3,5 milioni per il 2018 e oltre 30 milioni per il 2019. Tutto denaro legato alla rendita vitalizia corrisposta da Margherita Agnelli, la figlia estromessa dalla linea di successione. Ma quella di evasione fiscale, che ha comportato l’altro giorno un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, da 74,8 milioni di euro, non è l’unica accusa. I pm contestano ai fratelli Elkann e ai loro consulenti anche la truffa. Avrebbero orchestrato una «strategia» per «difendere» l’apparente residenza svizzera della Caracciolo, quando in realtà la donna viveva stabilmente a Torino. Si parla di «contratti simulati», attraverso i quali sarebbero stati concessi in locazione o comodato d’uso immobili di cui Marella deteneva formalmente l’usufrutto, ma nei quali, secondo la Procura, «abitualmente dimorava». Si fa riferimento anche all’assunzione, da parte di John Elkann, di assistenti e collaboratori che in realtà lavoravano per Marella, ma venivano pagati da Fca Security e Stellantis Europa per evitare l’instaurazione di rapporti di lavoro in Italia. Per la casa in Svizzera, invece, sarebbe stato assunto del personale per simulare una residenza attiva. Ma se finora le carte hanno dettagliato meglio le accuse, le vere novità sono legate a due trust, il «The provvidenza settlement» e il «The provvidenza II settlement», con sede a Nassau, isole Bahamas (un Paese a fiscalità privilegiata), nei quali sarebbero confluiti «i beni della Caracciolo sottratti alla successione e trasferiti in capo ai nipoti» dopo il decesso. La «provvidenza» della Caracciolo, però, non è finita solo all’estero. Gioielli e opere d’arte di Marella, inclusi degli orecchini di diamanti del valore di 78 milioni di euro destinati a Ginevra, sarebbero diventati «regali» per i nipoti quando la nonna era ancora in vita. Un promemoria successiva alla morte della Caracciolo avrebbe elencato i presunti doni legandoli a ricorrenze di famiglia (nascite e compleanni). Per gli inquirenti fu una spartizione studiata a tavolino, postuma, per evitare il peso delle imposte. A conti fatti, secondo l’accusa, tra quote di una società d’investimento lussemburghese, pari a un valore di quasi 600 milioni di euro, una massa ereditaria netta da 20 milioni, opere d’arte e gioielli per 170 milioni e un credito vantato nei confronti di un’altra società lussemburghese da 15 milioni, si tratterebbe di un «ingiusto profitto» da 32 milioni di euro sottratti all’erario. Evasione a parte, l’eredità è da tempo al centro di uno scontro senza esclusione di colpi tra Margherita Agnelli, madre degli Elkann, e i suoi figli. È stata Margherita a far emergere, con un esposto, quelle che inizialmente sembravano solo delle stranezze. Le volontà testamentarie di Marella erano fissate in tre documenti redatti dal notaio: un testamento pubblico e due integrazioni. Da questi emergeva la nomina, come unici eredi, dei tre figli di Margherita del ramo Elkann, l’esclusione di lei stessa e dei suoi cinque figli del ramo De Pahlen, e il desiderio di Marella di sottoporre la propria successione e i beni alla giurisdizione svizzera. Tra le anomalie ne viene segnalata una in particolare: «L’assenza delle quote della Dicembre nella massa ereditaria». La Caracciolo, infatti, secondo le ricostruzioni della Procura, era coinvolta nelle attività di diverse società e fondazioni, tra cui proprio la Dicembre, la cassaforte di famiglia, di cui è stata socia dal 1984 al 2015, quando ne è divenuta socia d’opera. Dopo la morte di Gianni Agnelli, in un accordo transattivo, Margherita aveva ceduto alla madre la sua partecipazione nella Dicembre. Quelle quote, secondo Margherita, «garantiscono un’influenza dominante su Exor», il gigante finanziario con una capitalizzazione di quasi 17 miliardi di euro nel 2021. L’emersione delle quote della Dicembre avrebbe, secondo l’accusa, «rilevanti conseguenze fiscali ed ereditarie», evidenziando il ruolo attivo di Marella nella gestione di beni italiani, mettendo così in crisi la pretesa residenza svizzera. Questo nodo potrebbe avere anche risvolti aziendali: se quelle partecipazioni dovessero tornare a Margherita, lei potrebbe riacquisire il controllo della cassaforte di famiglia e, con essa, di Exor. Per ora, però, resta solo un’ipotesi. Di certo c’è che, secondo l’accusa, questo è l’ennesimo passaggio che mina la tesi della residenza svizzera. A dimostrarlo ci sarebbe pure un documento sequestrato a casa della segretaria di Marella che è intitolato «una vita di spostamenti». Le annotazioni, osservano gli inquirenti, «riepilogano i giorni di effettiva permanenza in Italia» di Marella. Dall’analisi emerge chiaramente che, almeno dal 2014, la Caracciolo aveva soggiornato in Svizzera per non più di due mesi l’anno. E non è l’unico documento imbarazzante recuperato dall’accusa. Ce n’è un altro nel quale Marella viene indicata come la «Signora X». Gli inquirenti lo descrivono come «un vademecum» dettagliato «sulla strategia da adottare dopo la sua morte». Il «piano», insomma, secondo i pm torinesi, sarebbe stato ordito per tempo. «Ribadiamo che il sequestro è ingiustificato», affermano i legali degli Elkann, sottolineando che «i tre fratelli hanno sempre adempiuto ai loro obblighi fiscali e i loro beni sono trasparenti». E nonostante il ruolo degli Elkann da editori di testate che trattano di cronaca giudiziaria, aggiungono: «Di fronte a un continuo flusso di documenti che dovrebbero essere discussi in aula e invece vengono diffusi in modi che non permettono un giusto contraddittorio, siamo fermamente convinti di poter dimostrare l’estraneità alle accuse dei nostri assistiti».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.