2022-03-04
Agnelli ci riprova: «Superlega ancora viva»
Juve e Real rivisitano il piano per il mega campionato riservato alle big e cercano la sponda dell’Ue. Barricate preventive Uefa. Ceferin tira in ballo Covid e guerra in Ucraina. Il manager bianconero rilancia: «C’è un contratto tuttora vincolante per 11 squadre».Volano gli stracci. Si tirano in ballo persino accostamenti a Putin. Il calcio è di nuovo in fibrillazione e il motivo sta nella Superlega. Un anno fa era stata sbattuta fuori dalla porta, ma eccola rientrare dalla finestra, con Andrea Agnelli ancora convinto di far digerire la minestra (riveduta e corretta rispetto a quella di aprile 2021) alle istituzioni sportive e Aleksandr Ceferin sulle barricate nel ribadire la sua contrarietà. Procediamo con ordine. Il massimo dirigente juventino, assieme al suo sodale Florentino Pérez del Real Madrid, non ha affatto abbandonato il progetto di costituire un campionato europeo per pochi eletti dal portafoglio pingue che renda marginali le leghe nazionali e da qualche tempo avrebbe ripreso a parlarne con insistenza nei corridoi di palazzo, infiocchettando la proposta con diverse novità. «La Superlega non è fallita», sostiene Agnelli, intervenuto al Business of football summit organizzato dal Financial Times, «è un lavoro collettivo di 12 squadre che hanno firmato un contratto di 120 pagine ed è ancora vincolante per 11 di loro». La formula stavolta dovrebbe essere diversa, aperta a numerosi club, senza blasoni fissi a costituirne il nocciolo. Si dice che verrà eliminato, insomma, il concetto di permanenza immutabile nel torneo di alcuni membri, consentendo l’accesso a molte società europee, con regole e meccanismi tutti da appurare. C’è chi dice che la proposta contenga un piano per organizzare una Serie A e una Serie B da 20 squadre ciascuna, con promozioni e retrocessioni, magari con playoff e playout. I campionati nazionali potrebbero costituire la sfida preliminare per accedervi, perdendo buona parte della loro importanza. Ma sono solo voci. I dettagli dovrebbero emergere a breve, nel frattempo, una lettera congiunta di Agnelli e Pérez inviata all’Unione europea già lascia trapelare informazioni succose. I due avrebbero spedito alle istituzioni giuridiche della Ue un documento dal titolo «ripensare il futuro del calcio in Europa». Nelle pagine finali del capitolo dedicato alla Superlega - condizionato all’approvazione di Fifa e Uefa o al sostegno legale dell’Ue - si sarebbero prodigati nel convogliare in dieci punti i motivi per i quali il supertorneo, secondo loro, s’ha da fare. Nel frattempo Agnelli incalza: «Mi siederò e sosterrò una governance trasparente. Aspetterò che il Consiglio di giustizia europeo ci dica se l’attuale organismo Uefa sia idoneo al suo scopo. Dove vedo la mia Juventus tra 5 anni? Giocherà nella competizione più importante che ci sarà». E lui prevede che possa essere davvero il torneo che sogna da un bel po’ e che, ribadisce, «risponderebbe a esigenze di riformare un mondo del pallone che così non può andare avanti». Dal canto suo, Aleksandr Ceferin sarebbe inorridito al solo pensiero di ritrovarsi ancora l’idea tra i piedi: «Per loro i tifosi sono consumatori, per noi i tifosi sono tifosi. La cosa interessante, inoltre, è che criticano Uefa ed Eca, ma uno di loro era presidente dell’Eca (il riferimento è allo stesso Agnelli, ndr) e una settimana prima del lancio della Superlega lodava il sistema presente. Possono giocare le loro competizioni, nessuno glielo vieta. Ma se vorranno giocare le loro competizioni, non potranno giocare le nostre», sostiene l’avvocato sloveno a capo del pallone nel vecchio continente. Anticipando qualche peculiarità sulla Champions league del futuro, una formula capace di far da ponte tra esigenze locali e propensioni globali: «La nuova Champions è in stile Superlega? No, è qualcosa di completamente diverso. Ci sono aspetti da chiarire, per questo la decisione finale non l’abbiamo ancora presa. Chiunque compari le due cose non è serio. Oggi abbiamo 32 squadre in Champions, in futuro ne avremo 36, dobbiamo capire come aggiungere quattro posti. Ci saranno più posti per medie e piccole leghe». Non finisce qui. Ceferin tira in ballo pure lo scenario russo ucraino: «Negli ultimi due anni il calcio e l’Uefa hanno affrontato situazioni impossibili da credere. Partendo dalla pandemia, con lo spostamento dei Campionati europei e una grande perdita finanziaria per noi. Ora la guerra in Ucraina, la più terribile situazione che potesse succedere, con il calcio indirettamente coinvolto e un futuro tutto da scrivere». La metafora bellica ingolosisce Javier Tebas, presidente della Liga spagnola e arcinemico di Pérez e Agnelli: «I club della Superlega mentono più di Putin», tuona. «Mi sento umiliato all’idea di far rivivere questo progetto. Noi delle leghe nazionali dovremmo essere degli idioti, secondo loro, visto che siamo tutti contrari a un supercampionato continentale». Agnelli replica laconico: «Non rispondo a domande su Tebas». Sarà lotta. Come capitò nell’aprile del 2021, quando 12 club secessionisti, capeggiati da Juventus, Real e Barcellona, tentarono il blitz con il primo progetto di Superlega. Nove di questi (6 società di Premier league, più Milan, Inter e Atletico Madrid) si defilarono quasi subito, dopo aver saggiato la contrarietà delle leghe nazionali. Ora chissà.