2024-07-05
Agli arresti generale dei carabinieri e l’imprenditore che lavora con gli 007
Il militare sarebbe stato corrotto anche con borse Louis Vuitton. L’inchiesta coinvolge ministero delle Infrastrutture e Vaticano.Accanito romanista, appassionato di opera lirica, con due figlie che durante i viaggi potevano sfoggiare trolley e borse Louis Vuitton e una sorella che affittava un locale commerciale alla ditta che vinceva gli appalti nella sua caserma e che avrebbe ricoperto la famiglia di regali: il generale Oreste Liporace da Belvedere Marittimo (Cosenza), già comandante dei carabinieri del secondo reggimento allievi marescialli e brigadieri di Velletri, attualmente generale di brigata e direttore del prestigioso Istituto di Alti studi della Difesa, è finito ieri ai domiciliari per un’inchiesta del pm milanese Paolo Storari che parte da Milano, passa per gli uffici dell’Arma e del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza guidato da Elisabetta Belloni, e si allunga fino al ministero delle Infrastrutture e al Vaticano. E se il generale è finito ai domiciliari e subito sospeso dall’Arma per un appalto da 700.000 euro legato alle pulizie della Scuola sottufficiali dell’Arma a Velletri, il lungo viaggio dell’ipotesi corruttiva sembra aver preso anche una tangenziale che punta verso la presidenza del Consiglio, l’Avvocatura generale dello Stato, il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna. E non solo. L’inchiesta ha seguito i tentacoli di due gruppi imprenditoriali: quello che fa capo a Ennio De Vellis (pure lui finito ai domiciliari), un imprenditore ben conosciuto nel mondo dei traslochi per le forze dell’ordine e i Servizi segreti, e quello dei fratelli Massimiliano e William Fabbro, imprenditori dal fatturato milionario che si occupano di offrire servizi di varia natura alla Pubblica amministrazione, dai distributori di snack alle pulizie fino ai servizi mensa. Le chat sui telefoni sequestrati ai Fabbro hanno svelato una fitta ragnatela che avrebbe trattenuto tangenti e favori: i 22.000 euro mascherati come affitto di una foresteria, borse di Louis Vuitton dal valore complessivo di 11.000 euro, biglietti per partite di calcio per un valore totale di 2.746 euro e spettacoli alla Scala (con annessa auto a noleggio con conducente per andare a cena), ma anche un alloggio, nel 2019, per due giorni a Milano all’hotel Bulgari per quasi 3.000 euro di spesa, metà dei quali pagati in contanti, e infine soggiorni alle terme con «bagno alla greca» e «Dom Perignon vintage 2009». Con ben 13 dipendenti della Fabbro food diventati testimoni della presunta corruzione del generale. Compreso colui che ha ritirato a Torino, nel 2020, i prodotti Louis Vuitton: «Ho ancora l’email con la quale William Fabbro ha avvisato il negozio che sarei passato a ritirare gli articoli», ammette davanti al pm. Ad acquistare materialmente le borse nel 2019, invece, sarebbe stata un’altra dipendente, che prima di passare dagli inquirenti, parlando con la mamma a telefono, è apparsa come particolarmente vogliosa di vuotare il sacco: «Altro che non so niente delle Louis Vuitton! Io dico tutto... ti dico chi è andato, William in persona è andato a Padova a consegnare le borse che ho comprato io col mio nome, glielo dico... Vogliamo parlare del Comando generale?». La mamma, però, la redarguisce: «Non dire più niente per telefono...». Gli inquirenti ricostruiscono che questo episodio potrebbe risalire al 2019 perché, coincidenza, Liporace risulta aver prestato servizio a Padova come comandante provinciale.Con i Fabbro aveva rapporti anche De Vellis, che sfruttando una asserita relazione con un «non identificato appartenente al Dis», si sarebbe fatto consegnare dai due fratelli imprenditori, scrive il gip Domenico Santoro nella sua ordinanza, «164.700 euro» come contropartita per un maxi appalto da oltre 15 milioni di euro che i due hanno ottenuto per il servizio di ristorazione in alcune sedi della presidenza del Consiglio. Ma De Vellis non avrebbe brigato solo per i Fabbro. Sullo scacchiere degli appalti si sarebbe mosso anche per sé, come dimostrerebbe, secondo l’accusa, l’appalto da 171.000 euro per i lavori di messa in sicurezza dei balconi del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dove nelle intercettazioni compare il nome di un pezzo da 90: Lorenzo Quinzi, capo del dipartimento per gli Affari generali e la digitalizzazione. Quinzi dice al telefono di poter chiamare «una ditta» che conosce, alla quale far «fare subito questa cosa». Per De Vellis, ricostruisce l’accusa, ci sarebbe stato un «affidamento diretto» dei lavori tramite una procedura di «somma urgenza». E si indaga su alcuni soggiorni a Sestriere che il dirigente pubblico avrebbe passato in un residence di De Vellis. Ma ci sono anche episodi che vedono gli imprenditori smanacciarsi per affidamenti diretti per il restauro dell’orologio del Mit, per la disinfestazione dalle vespe e per il facchinaggio. Con un’altro imprenditore, Angelo Guarracino (indagato), i Fabbro, poi, avrebbero tentato di mettere un piede in Vaticano. Guarraccino, sfruttando una relazione con il segretario di un cardinale, si sarebbe fatto dare dai Fabbro 208.000 euro: ovvero il compenso per la sua mediazione, secondo l'accusa. L’influente contatto vaticano è stato individuato in Gennaro Esposito, un religioso che lavora con Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio consiglio per i testi legislativi. Ma nelle mire dei Fabbro c’era anche un appalto gestito dai frati francescani. In questo caso la relazione era con padre Alfonso De Ruvo. Alla fine, però, gli affari sembrano essere sfumati. E se Liporace e De Vellis sono indagati per traffico di influenze illecite, emissione di fatture false, corruzione e turbativa d’asta, altri imprenditori e funzionari pubblici sarebbero coinvolti: l’elenco degli indagati impresso sulla prima pagina dell’ordinanza di custodia cautelare conta undici persone, ma bisogna aggiungere quelli presenti nei decreti di perquisizione (per 22 posizioni) disposti l’altro giorno e che comprendono Quinzi, anche per la ricerca di un immobile a Roma che avrebbe dovuto aggiudicarsi un’azienda di Ferrovie dello Stato e per una riqualificazione dei complessi termali di Chianciano che vede indagata anche Alessandra De Paola, assessore comunale al Turismo.
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