2023-05-31
Brutto autogol sugli affitti brevi. Norme contro i proprietari di casa
Passo falso di Daniela Santanchè: una bozza di disegno di legge prevede che la durata minima del contratto turistico di locazione sia di almeno due notti. Regola illiberale, per aiutare gli alberghi si spinge il nero.È un vero peccato che un ministro che sta lavorando in modo egregio come Daniela Santanchè rischi di incorrere in un passo falso assolutamente evitabile. La titolare del Turismo ha infatti fatto circolare una bozza del disegno di legge che intende presentare per dare «una stretta ad Airbnb». Peccato che però le vere vittime del provvedimento rischino di essere i proprietari di immobili. E già qui la situazione è surreale: i proprietari sono notoriamente massacrati da una patrimoniale immobiliare da 21 miliardi l’anno; per sovrammercato, ci sono le minacce Ue legate alla casa green (contro cui il governo si sta meritoriamente battendo), che comporterebbero una media di 45-50.000 euro di spesa per appartamento. E ora - improvvisamente - un governo giustamente percepito dai proprietari come amico si imbarca in una crociata non necessaria contro gli affitti brevi. Crociata scatenata per un verso da una coalizione di sindaci (la gran parte dei quali di sinistra, a partire da Dario Nardella, ma con il concorso - da destra - del primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro) e per altro verso da Federalberghi. Quest’ultima posizione appare francamente miope: davvero qualcuno è ancora convinto che debba esserci una competizione distruttiva tra alberghi e case private nella ricezione turistica? Pare davvero un assunto anacronistico: semmai, pragmaticamente, tutti dovrebbero essere parimenti interessati a un clamoroso allargamento della torta turistica. Una volta ingrandita la torta, ciascuno avrà la sua fetta: fisiologicamente, infatti, alcuni turisti preferiranno dormire in albergo e altri in una casa. Non si vede quindi il motivo di tanta furia. Anche perché il cuore della norma proposta è davvero illiberale, roba quasi di sinistra: si stabilisce che «la durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche non possa essere inferiore a due notti». La cosa è surreale sia dal punto di vista pratico che da quello teorico. In termini pratici, si tradurrà in un potente incentivo al nero o al falso: nel primo caso, se l’affittuario intende dormire una sola notte, sarà fatale l’incoraggiamento de facto a mantenere in nero il rapporto; nel secondo caso, le parti ricorreranno all’escamotage per cui la seconda notte sarà solo fittizia. Che senso ha tutto questo? Quanto poi agli aspetti teorici, è semplicemente indifendibile che lo Stato pretenda di comprimere l’uso di un bene privato. Povero proprietario: ha comprato la casa con i suoi soldi, paga una valanga di tasse, e poi arriva la mano pubblica (che già lo tratta come un bancomat) a dirgli che non può fare un certo uso del suo bene. Così come - sempre da un punto di vista teorico - se l’obiettivo (questo, desiderabile) del governo è quello di incentivare le locazioni lunghe e non quelle brevi, la strada maestra sarebbe quella di detassare le prime, non di punire le seconde.Giova peraltro sottolineare che, per quanto la proposta si riferisca alle «locazioni per finalità turistiche», la definizione che viene data include anche le locazioni brevi per «lavoro o altro motivo». Quindi anche un professionista che debba spostarsi per motivi lavorativi e che abbia bisogno di un solo pernottamento verrebbe sottratto automaticamente (a meno di nero o di seconda notte fittizia) alla possibilità di scegliere tra albergo e casa privata. Ancora più curiosa l’eccezione prevista all’articolo 4: le due notti sarebbero consentite solo «per l’ipotesi in cui la parte conduttrice (ndr, gli affittuari) sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli». Quindi che si fa, allarghiamo le possibilità di scelta sul pernottamento solo a chi abbia molti figli? Applichiamo il criterio della natalità al turismo o agli spostamenti di lavoro? La cosa è francamente bizzarra. Ulteriore anomalia: si lascia ai «comuni collocati nella classe “alta” e “molto alta” di densità turistica [...] la facoltà di applicare la limitazione della doppia notte». Morale: più che un caso di federalismo o di decentramento, avremo il caos da comune a comune. E nel dubbio - inevitabilmente - il potenziale affittuario sarà indotto o a desistere o a preferire il nero. Comprensibilmente stupita e negativa la reazione di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che peraltro, con una filiera di associazioni e rappresentanti del settore (ben 12 soggetti), aveva fatto pervenire al ministero puntuali osservazioni per evitare che si giungesse a una proposta di questo tipo: «Mi spiace per gli autori, sicuramente non esperti in diritto e piuttosto insensibili alla Carta dei Costituenti», ha esordito su Twitter ieri di buon mattino il Presidente di Confedilizia. Poi la sua critica più netta: «La stretta, semmai, non sarebbe su Airbnb, ma sui proprietari di casa». Ieri Confedilizia, insieme ad altre 12 associazioni, ha apprezzato soltanto una parte della norma (quella che prevede l’unificazione dei vari codici identificativi regionali in uno solo nazionale), ma ha ribadito la contrarietà al resto: «Le persone rispondono agli incentivi», mentre «gli obblighi li eludono». Conclusione con proposta costruttiva: «Poiché nel testo è scritto che si intende favorire la residenzialità, proponiamo di azzerare l’Imu per tutto il periodo dei contratti di locazione lunghi». Davvero lascia interdetti un simile passo falso della Santanchè, a maggior ragione da parte di un ministro che sta ben lavorando su molti fronti. Non produrrà altro effetto se non quello di alimentare il nero, e creerà sconcerto presso quei proprietari immobiliari che invece - per mille ragioni - sarebbero orientati a fidarsi della destra e a temere la sinistra. Perché - dunque - la destra deve comportarsi come desidera la sinistra?