2022-12-05
Non è che adesso s’inventano il lockdown per l’influenza?
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Sono ricomparsi i catastrofisti, da Matteo Bassetti a Fabrizio Pregliasco: stavolta a farci paura è il virus dell’australiana. I giornali: «Ospedali al collasso, peggio della pandemia». Ci si prepara al nuovo regime d’emergenza?Volete sapere l’ultima? L’emergenza Covid non è ancora finita che già si preparano a iniziarne un’altra. Sì, gli orfani del virus, quelli che non si rassegnano al fatto di essere scomparsi dalle prime pagine dei giornali e di non essere più invitati nei talk show per distribuire illuminati pareri, non riescono a fare a meno della ribalta. E così, visto che la pandemia non tira più come un tempo e i giornalisti insieme ai conduttori sono costretti a cambiare programma, i nostalgici del lockdown e del green pass sono pronti a sguainare le siringhe di fronte al nuovo allarme. Questa volta niente Covid, che ormai neanche i ministri si bevono più la balla della necessità di sottoporsi a una quarta se non addirittura a una quinta dose. Dunque, ecco escogitato un nuovo pericolo: l’influenza. L’autunno è appena iniziato, ma i catastrofisti prevedono un inverno da paura. Non per il freddo e nemmeno per i rincari delle bollette.No, per il nuovo virus che colpirà milioni di italiani nelle prossime settimane. Anzi: ha già colpito, mettendo a letto adulti e bambini senza distinzione di sorta e presto toccherà ai nonni. In pochi giorni, i giornali sono stati invasi da fosche previsioni. Matteo Bassetti, da tempo in crisi da astinenza dopo due anni trascorsi a rilasciare dichiarazioni, si è affrettato a manifestare le sue preoccupazioni: «È peggio di come ci aveva lasciato nel 2019 ed è partita a razzo con numeri alti anticipati rispetto alla stagione. Sicuramente oggi fa paura anche per tutto quello che si porta dietro, con una quantità di virus paninfluenzali, patologie da pneumococco e anche polmoniti». Dunque, che si fa? «Invece di dedicarsi ai regali di Natale, gli anziani dovrebbero precipitarsi a fare il vaccino antinfluenzale». Ma se il direttore del reparto di virologia dell’ospedale di Genova è allarmato, poteva non esserlo anche Fabrizio Pregliasco, altro luminare da salotto televisivo? Ovvio che no e dunque eccolo sentenziare dallo studio tv di Unicusano, università telematica romana, sull’ondata di contagi che ci aspetta nelle prossime settimane. «La stagione influenzale è già anticipata e si sommerà alla nuova fase del Covid». Per l’occasione, è tornato a riaffacciarsi sulle pagine dei quotidiani anche Giovanni Rezza, indimenticato direttore prevenzione del ministero della Salute. Con un’intervista sul Corriere e un’altra su La Stampa, il super esperto di guai prevede milioni di contagi. Un ammonimento in stereofonia, con relativo invito a vaccinarsi in fretta, perché il picco arriverà a inizio d’anno. I primi che dovrebbero correre a porgere il braccio? Ovviamente gli anziani, ma siccome Rezza è per le coperture ad ampio spettro, sollecita i genitori a far somministrare il vaccino anche ai figli, in particolare ai più piccoli. Del resto, a sfogliare le pagine dei giornali siamo già alla pandemia influenzale, con ospedali al collasso. «Delirio al pronto soccorso» scrive il Giorno. «Situazione pesante in corsia» rilancia il Resto del Carlino. «I dottori fanno fatica a gestire i pazienti» rincara La Repubblica. «È la tempesta perfetta» insiste ancora il Giorno: «Covid più influenza, i servizi di emergenza sul territorio si preparano a un inverno difficile». Seguono altre allarmanti notizie: «I ricoveri sono in crescita», «La situazione peggiorerà con il freddo», «Il 118 allo stremo: non c’è più tempo», «La pediatra: è peggio del Covid». Non siamo ancora tornati a marzo del 2020, e cioè ai Dpcm del duplex Giuseppe Conte-Roberto Speranza, ma poco ci manca. Non importa che dietro il «grido d’allarme» di alcuni pediatri si intravedano le vere cause dell’emergenza, cioè i tagli alla sanità operati negli ultimi dieci anni proprio da chi poi si è reso conto che senza medici e posti letto si fa fatica a curare le persone. Né è di conforto sapere che le influenze ci sono sempre state e anche prima dell’arrivo dell’Australiana (questo è il nome del ceppo che quest’anno desta tanta preoccupazione), nessuno si è mai preoccupato tanto. Ciò che conta è spaventare gli italiani e convincerli della necessità di vaccinarsi al più presto: milioni di siringhe li aspettano. E se agitare lo spauracchio del virus arrivato da Sidney non dovesse bastare? Beh, c’è sempre un’altra possibilità, ovvero un bel lockdown che rinchiuda tutti ai domiciliari fino a che non si rassegneranno a porgere il braccio. Del resto, dopo che la Corte costituzionale ha legalizzato il green pass e la possibilità di sospendere diritti costituzionali come il lavoro e la possibilità di scegliere in che modo curarsi, tutto è possibile. Anche che Bassetti, Pregliasco e compagni vari in camice bianco ci illustrino la nuova via sanitaria al regime d’emergenza. Dalla lotta dura senza paura siamo passati a un nuovo slogan: l’emergenza dura se insisti con la paura.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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