2024-05-24
Acutis santo per la sua fede oggi fuori moda
Carlo Acutis (Getty Images)
Riconosciuto da Francesco un miracolo compiuto dal ragazzo milanese morto a 15 anni di leucemia: «Nel 2022 ha interceduto e salvato una giovane». Onore degli altari anche per padre Giuseppe Allamano, fondatore dell’Istituto missionario Consolata.Ci si ostina a pensare che la santità sia fuori moda e fuori tempo, poi ecco che un giovane, morto a 15 anni nel 2006 per una leucemia fulminante, scala velocemente tutte le vette e ora arriva in cima agli altari. Nell’udienza concessa ieri al cardinale Marcello Semeraro, prefetto del dicastero per le Cause dei santi, papa Francesco ha approvato i decreti che riconoscono il miracolo attribuito all’intercessione del beato Carlo Acutis, il giovane milanese i cui resti mortali dal 2019 riposano nel santuario della Spogliazione ad Assisi.La sua fama è planetaria, spesso viene indicato come il «patrono di Internet» per la sua passione per l’informatica e la sua mostra virtuale sui miracoli eucaristici, ora Carlo diventa santo, come previsto dall’iter di canonizzazione, grazie a questo miracolo riconosciuto e attribuito alla sua intercessione.Acutis è stato proclamato beato da papa Francesco nel 2020 proprio ad Assisi nel santuario della Spogliazione, dove migliaia e migliaia di persone, soprattutto giovani, si recano a pregarlo. Fra quelle migliaia di persone l’8 luglio 2022, un venerdì, c’è anche una donna, Liliana, del Costarica. Prega e lascia una lettera, di quelle che osano sperare oltre ogni speranza. Sei giorni prima, il 6 luglio 2022, la figlia di Liliana, Valeria, era caduta dalla bicicletta mentre faceva rientro a casa nel centro di Firenze, dove si trovava per studiare.Le condizioni di Valeria erano apparse subito disperate e il responso dell’ospedale Careggi era di quelli senza troppo scampo: trauma cranico molto grave, intervento di craniotomia, asportazione dell’osso occipitale destro per diminuire la pressione, speranze di sopravvivere quasi nulle. Così, riporta Vaticannews, quel tragico 2 luglio la segretaria di Liliana comincia a pregare il beato Carlo Acutis e, appunto, venerdì 8 luglio Liliana stessa va ad Assisi a pregare sulla tomba di Carlo. Quel venerdì, mentre Liliana lascia la sua lettera sulla tomba di Carlo, all’ospedale Careggi accade l’imprevisto: Valeria riprende a respirare autonomamente e a muoversi. Il 18 luglio la Tac mostra la scomparsa dell’emorragia e l’11 agosto la ragazza viene trasferita per la terapia riabilitativa, ma dopo solo una settimana è chiaro che la guarigione completa è ormai a un passo. E il 2 settembre madre e figlia vanno di nuovo ad Assisi sulla tomba di Carlo a dire il loro grazie.Un ragazzo come tanti apparentemente, eppure Carlo, un millennial beato, aveva qualcosa di diverso. Non la sua passione per il Web negli anni in cui il Web era ancora agli albori. C’è altro che fa di Carlo qualcuno che attira migliaia di persone sulla sua tomba per pregare e a volte sperare oltre ogni speranza. «L’eucaristia è la mia autostrada per il cielo», diceva. E ancora: «Il rosario è la scala più corta per salire in Cielo». Quando lo colpì la malattia che poi lo portò alla morte, le sue parole sono assolutamente antimoderne, contrarie a ogni ben pensare alla moda: «Voglio offrire tutte le mie sofferenze al Signore per il Papa e per la Chiesa. Non voglio fare il Purgatorio; voglio andare dritto in Paradiso» (cfr. Positio, Biografia documentata, 549). C’è un profumo di altro mondo qui, una finestra spalancata sull’eternità.È questo che, probabilmente, spiega meglio di altre considerazioni ciò che la mamma di Carlo, Antonia Salzano, ha detto proprio a La Verità qualche settimana fa: «Carlo ha devoti in tutti i continenti. Riceviamo notizie di un possibile miracolo quasi tutti i giorni». L’idea di Carlo di mettere insieme tutti i miracoli eucaristici in giro per il mondo, raccolti in una specie di mostra virtuale, offre un altro aspetto interessante della figura di questo giovane prossimo santo. In questa idea, infatti, non c’è semplicemente l’atto di chi è convinto delle sue credenze, ma c’è l’intenzione di chi riconosce un ruolo alla ragione nell’atto di fede. I miracoli eucaristici, da Lanciano (VIII sec.) a Bolsena (XIII sec.), da Sokolka (2008) a Buenos Aires (1992/94/96), puntellano i secoli come tanti squarci di mistero che si affacciano nella storia.C’è un piccolo dettaglio della vita di Carlo, certamente poco noto, che lo conferma. Lo ha raccontato un padre domenicano, Giorgio Maria Carbone, in un libro dedicato al giovane Acutis e intitolato Originali o fotocopie? (Esd, Bologna). Correva l’anno 2006, lo stesso in cui Carlo è morto. Nel mese di maggio, racconta padre Carbone, «siamo in provincia di Milano, a Oreno di Vimercate, ospiti della Festa del mensile Il Timone, io sono lì con alcuni miei confratelli. Alcuni giorni prima avevo ricevuto una telefonata da Antonia, la mamma di Carlo. C’eravamo dati appuntamento alla festa del Timone. Sapevo, quindi, di incontrare Antonia. Non immaginavo di incontrare anche suo marito, Andrea, e suo figlio, Carlo. Doppia sorpresa. Anzi tripla, perché ignoravo anche che Carlo fosse l’ideatore della mostra dei miracoli eucaristici. Al termine di quel pomeriggio, dopo una giornata impegnativa per aver parlato con centinaia di persone, ci presentiamo. Siamo tutti stanchi, ma molto contenti. Carlo ha un sorriso traboccante di soddisfazione e di gioia. Sta riponendo nelle custodie i pannelli fotografici, come qualcosa di molto prezioso. Ha gli occhi che brillano, quasi commossi. A me e ai miei confratelli racconta quello che ha fatto durante la giornata e, soprattutto, la sua gioia per aver potuto parlare della presenza attiva e reale di Gesù nell’eucaristia».Insieme a Carlo un altro italiano corre verso gli altari, si tratta del piemontese Giuseppe Allamano, vissuto tra il 1851 e il 1926, fondatore dell’ l’Istituto missioni Consolata. Anche per lui è stato riconosciuto il miracolo per la canonizzazione. Insieme a loro, il Papa ha riconosciuto alcuni martiri, tra cui una laica ungherese, Maria Maddalena Bódi, che nel 1945 viene uccisa da un soldato russo perché, come Maria Goretti, non cede alla violenza. Né fuori moda, né fuori tempo, la santità è roba di un altro mondo e per questo si ostina a presentarsi.
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