
Gli inquirenti muovono i primi passi dopo lo spostamento dell’inchiesta Prisma da Torino a Roma. Una nota del club chiarisce: «La società non è indagata».La giustizia bussa ancora alla porta della Juventus, la squadra di calcio che da più di un anno si trova nel mirino delle Procure di Torino e Roma per la gestione finanziaria del club. Ieri il club bianconero ha ricevuto una richiesta di acquisizione relativa ai bilanci al 30 giugno 2022. L’ordinanza prende spunto dalle indagini da parte della Procura di Roma a seguito dello spostamento del procedimento penale già pendente a Torino. A distanza di 2 anni dalle prime segnalazioni della Covisoc (era il 2021) e dopo i patteggiamenti di quest’anno, la Juve quindi torna nel mirino della magistratura ordinaria. Di sicuro con meno apprensione del passato, anche perché tutta la vecchia dirigenza juventina è stata già messa alla porta da ormai un anno. C’è da dire che la giustizia sportiva avrebbe potuto risolvere la questione molto prima. Mentre il procuratore Giuseppe Chinè (che nel 2021 era anche capo di gabinetto del ministero dell’Economia con Massimo Franco e alle cui dipendenze c’è la Guardia di finanza) aveva preferito soprassedere (come sostiene la Juve) sulle segnalazioni della Covisoc proprio nel marzo di 2 anni fa. Ritardo che fa pensare a quale sia alla fine l’utilità di una Covisoc (la Consob dei club calcistici) totalmente dipendente dalla Figc di Gabriele Gravina. La Juve è nel mirino della Consob perché quotata. Ma le altre società non quotate? Non sarebbe più utile un ente terzo a controllare i bilanci delle società di serie A e B? È stata infatti l’indagine della Procura di Torino a far ripartire la giustizia sportiva sulle plusvalenza in casa Juve. È l’inchiesta Prisma, che in sede di giustizia sportiva ha già portato ai 10 punti di penalizzazione per i bianconeri nella passata stagione e alla squalifica degli ex vertici del club (compreso Andrea Agnelli). Inizialmente si era concentrata sui bilanci dal 2019 al 2021, ma nell’aprile di quest’anno Torino aveva aperto un nuovo fascicolo, ora arrivato nella Capitale perché sede della Consob. Al momento la società non risulta indagata, ma pendono «indagini in relazione a esponenti aziendali per la fattispecie di cui all’art. 2622 cod. civ. in ordine al bilancio al 30 giugno 2022». Si tratta con tutta probabilità della vecchia dirigenza juventina, ovvero l’ex presidente Agnelli, già allontanato da tempo insieme con Pavel Nedved e Fabio Paratici. L’accusa, quindi, è una di quelle già contestate per le passate stagioni: false comunicazioni sociali in danno della società, dei soci o dei creditori. «In ragione del contenuto della richiesta di acquisizione documentale», si legge in una nota della Juventus, «la società ha ragione di ritenere che le indagini riguardino le medesime materie (cosiddette plusvalenze da “operazioni incrociate” e cosiddette “manovre stipendi”) già oggetto dell’inchiesta torinese nonché dei procedimenti Consob ex art. 154-ter del D.Lgs. 58/1998». Nell’ottobre scorso, la Consob aveva già reso noto che il bilancio d’esercizio presentato dal club bianconero al 30 giugno 2022 non era conforme ai principi contabili. Di mezzo ci sarebbero 16 operazioni di compravendita di calciatori effettuate con la stessa controparte, e pertanto «incrociate». Di queste, 15 sarebbero risalenti agli esercizi 2019/2020 (10 di esse) e cinque al 2020/2021 - che avevano già formato oggetto del procedimento svolto nel 2022 e conclusosi con una delibera del 19 ottobre di quell’anno - e una «operazione incrociata» ( Radu Matei Dragusin e Andrea Cambiaso) di competenza dell’esercizio 2022/2023. La Juve ha già fornito a inizio novembre alla Consob tutte le spiegazioni di queste operazioni e ha confermato la correttezza dei bilanci.
Mattia Furlani (Ansa)
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