Beviamo 222 litri di acqua in bottiglia a testa

- L'Italia si guadagna il secondo posto nel mondo per consumo di acqua minerale imbottigliata. La produzione nel Belpaese è arrivata a sfiorare i 15.000 milioni di litri.
- Da rimedio per i malanni alla professione di «hydro-sommelier»: il business dell'H2O si evolve.
- Non solo quella di Chiara Ferragni. La classifica delle cinque acque più costose al mondo. La Veen 5, considerata la più pura del mondo, costa 23 euro a bottiglia.
Lo speciale comprende tre articoli e gallery fotografica.
Alcuni la chiamano «oro blu» e se diamo uno sguardo ai numeri del settore, la definizione sembra calzare a pennello. Il mercato dell'acqua in Italia è infatti rappresentato da oltre 250 marchi, prodotti in circa 120 stabilimenti.
Il Bel Paese è caratterizzato da una produzione che nell'ultimo anno è arrivata a sfiorare i 15.000 milioni di litri, piazzandosi al secondo posto per consumo di acqua minerale in bottiglia (dopo gli Emirati Arabi). Secondo i dati racconti da Bevitalia, ogni italiano beve 222 litri di acqua l'anno - contro i 159 degli Stati Uniti - preferendo le lisce naturali (69%), mentre il resto del mercato è diviso tra gassate (17%) ed effervescenti naturali (14%). Storicamente l'acqua minerale è stata sempre la bevanda analcolica confezionata più consumata dagli italiani. Negli ultimi anni, inoltre, è evidente una tendenza di fondo al trasferimento di consumi dalle bibite e succhi alle acque minerali. Un trend che sembra aver influenzato non solo l'Italia ma tutti i paesi ad alto consumo di soft drink. L'acqua confezionata risulta vincente rispetto alle altre bevande analcoliche perché non contiene zuccheri, idrata in modo naturale, non crea intolleranze di nessun tipo, va bene per tutte le età e per tutte le occasioni di consumo e, oltretutto, è molto più economica delle altre bevande. Non è infatti casuale l'acquisto del marchio Lurisia da parte di Coca Cola.
In una ricerca Censis sull'acqua minerale, si spiega il perché dello storico legame tra la bevanda e il Bel Paese che da parte sua vanta numerose sorgenti naturali. Negli ultimi 35 anni il consumo di acqua in bottiglia in Italia è infatti aumentato del 343%. «Considerata buona, salutare e sicura [all'acqua, ndr] viene implicitamente riconosciuto il merito di rendere migliore la qualità della vita quotidiana, minuta, quella che per milioni di persone in fondo dipende anche dalla somma di tante piccole gratificazioni». Anche il commercio estero rappresenta un settore importante per l'acqua in Italia. Il saldo netto tra export e import nell'anno 2017 supera i 1.450 milioni di litri, pari a circa il 10% della produzione, con un saldo netto di oltre 500 milioni di euro (circa 0,34 al litro).
Negli ultimi quindici anni abbiamo assistito a un forte calo dei disservizi nella distribuzione dell'acqua pubblica (da 14,7 a 9,4%), ma nonostante questo gli italiani continuano a diffidare dell'acqua potabile con il 29,9% di consumatori a sostenere che il sapore sia sgradevole. Il motivo principale del «cattivo gusto» dell'acqua potabile è il cloro, presente in una percentuale quattro volte superiore rispetto alle acqua in bottiglia.
È interessante analizzare anche le differenze tra Nord, Centro e Sud. Sia i brand utilizzati che il costo dell'acqua in ristoranti di medio-alto livello e non cambia radicalmente. A Milano, ad esempio, le acque più utilizzate sono Panna e San Pellegrino (35%) a un costo medio di 3,5 euro al litro. A Roma i prezzi sono leggermente più alti - con un media di 4.4 euro per litro - e una preferenza per acqua Nepi e Ferrarelle (30%). A Napoli, il 40% dei ristoranti offre acqua Lete e il prezzo è di 2.75 euro al litro.
Sono otto i principali produttori d'acqua in Italia che assorbono oltre il 74% del totale produzione nazionale. Il gruppo San Pellegrino vanta una posizione storica di leadership sul mercato italiano con un fatturato complessivo intorno ai 900 milioni di euro (di cui il 70% di acque minerali). Segue San Benedetto con 785 milioni, Fonti di Vinadio che grazie a Sant'Anna sta vivendo un momento di grande crescita, Acque Minerali D'Italia, Ferrarelle, Lete, Rocchetta/Uliveto e Spumador.
Mariella Baroli
Da rimedio per i malanni alla professione di «hydro-sommelier»: il business dell'H2O si evolve
L'acqua in bottiglia nasce in epoca romana nel tentativo di sfruttare le preziose proprietà delle fonti termali. Facoltosi acquirenti in giro per il mondo spendevano cifre da capogiro per ricevere anfore ricche di acqua termale da utilizzare a scopo terapeutico. Per avere la prima vera bottiglia si deve però aspettare il 1583 quando il sovrano di Francia Enrico II riuscì a ottenere il permesso esclusivo di godere della fonte situata nella valle delle Ardenne.
È invece nel 1605 che un altro re - Enrico IV - firma l'editto sulle acque grazie al quale nacque la figura ufficiale degli «intendenti dei bagni e delle fontane minerali», ministri incaricati dal medico di corte di presiedere al controllo e alla gestione di questo settore nascente. Cent'anni dopo, nel 1778, le acque vengono per la prima volta classificate e divise in quattro tipologie: ferrose, sulfuree, frizzanti e salate.
Nel 1875, la vendita di acqua termale torna a essere una moda nei paesi europei con una grande tradizione termale, ma alla fine dell'Ottocento nasce la prima azienda in Italia dedicata all'acqua minerale che consumiamo oggi. I bagni termali non c'entrano più nulla, e l'acqua diventa per la prima volta un bene per tutti i giorni.
Negli anni Settanta, ecco che Fiuggi in Italia e Perrier in Francia iniziano a una campagna pubblicitaria che ha come obiettivo quello di aprire il mercato dell'acqua a consumatori di ogni tipo. Arrivano le bottiglie di plastica e sui giornali appaiono messaggi che presentano «una bevanda dissetante» e «sana per tutti».
Ancora oggi, l'Italia è uno dei paesi che investe maggiormente nella pubblicità per questo settore, nonostante il messaggio nel corso del tempo sia cambiato drasticamente. Se negli anni Settanta Fiuggi diceva che bere la loro acqua toglieva 10 anni, con il claim «l'acqua Fiuggi ti mantiene giovane», nel 1986 approda sul mercato Ferrarelle con la sua iconica pubblicità: «Lisci, gassata o Ferrarelle?». Gli anni Novanta vedono invece una maggiore attenzione alla salute e il benessere con «Altissima. Purissima. Levissima» e il «Puliti dentro, Belli fuori» di Rocchetta.
Nei primi anni Duemila, l'acqua - oltre a essere simbolo di salute - diventa un prodotto per gli amanti del cibo. I primi ristoranti iniziano a intruder nei loro menu una «water list» e in Italia nasce la professione dell'«hydro-sommerlier». San Pellegrino inizia così a organizzare una serie di eventi come gli «itinerari del gusto».
Oggi invece su cosa sta lavorando il mercato dell'acqua? Senza dubbio la sostenibilità. Sono numerose le aziende che hanno deciso di sostituire le vecchie bottiglie di plastica, passando a materiali riciclati. Esempio principe è Sant'Anna con la sua Bio Bottle, la prima bottiglia prodotta con un particolare polimero ricavato dalla fermentazione degli zuccheri contenuti nelle piante, degradabile al 100%.
Mariella Baroli
Non solo quella di Chiara Ferragni. La classifica delle cinque acque più costose al mondo
Qualche anno fa, la «Milano da bere» del Negroni, aveva lasciato il posto alla Milano non alcolica che, anziché concedersi cocktail della tradizione, preferiva degustare acque a tre zeri, raccolte in menù e in bar dedicati.
Anche le discoteche avevano fatto di questa «acqua mania» un vero e proprio business con Club Haus 80's, una delle serate più in voga sotto la Madonnina, che offriva nel suo locale un vero e proprio angolo bar solo ed esclusivamente dedicato a minerali naturali, frizzanti o leggermente gassate.
Quello dell'acqua di lusso, seppur si sia circoscritto ai ristoranti stellati o alle terrazze chic, è un business che affascina molti. E che fa presa su chi, per un motivo o per l'altro, vuole apparire «alla moda» anche per l'acqua che beve.
Chiara Ferragni, la più famosa delle influencer italiane, aveva fatto scalpore qualche anno fa per aver lanciato la sua bottiglia brandizzata, in collaborazione con Evian. La messa in vendita aveva creato scalpore: 8 euro per soli 75cl? Addirittura 72,50 euro per il formato famiglia da 12 bottiglie? Cose da pazzi.
Eppure, quella di Chiara, era solo una goccia nell'oceano di acque di lusso. Ecco le cinque più costose.
- Acqua di cristallo, tributo a Modigliani: 54.000 euro per 750ml
L'acqua proviene dalla Francia e dalle Figi ed è senza dubbio l'acqua in bottiglia più costosa al mondo. La bottiglia, in oro 24 carati, è stata progettata da Fernando Altamirano che, tra le altre, ha creato anche la bottiglia di cognac più costosa del mondo. - Kona Nigari: 365 euro per 750ml
Venduta principalmente in Giappone, quest'acqua miracolosa sgorga da una sorgente che si trova a circa 2000 metri sotto il mare al largo dell'isola di Hawaii. - Fillico: 200 euro per 750ml
Le bottiglie, pensate per ricordate il re e la regina del gioco degli scacchi, sono sormontate da corone in oro. - Bling: 40 euro per 750ml
La bottiglia è fatta di cristalli Swarovski ed è tappata come una bottiglia di champagne.
5 - Veen 5: 23 euro per 750ml
Proviene dalla Finlandia e viene considerata l'acqua più pura del mondo. Più delle note Fiji e Voss.












