Secondo Bloomberg, il Paese africano ha presentato un'offerta agli Stati Uniti, proponendo l'accesso esclusivo ai suoi progetti minerari e infrastrutturali essenziali in cambio di protezione dal gruppo armato M23 che dall'inizio dell'anno ha conquistato vaste aree dell'est della Repubblica Democratica del Congo e innescato un conflitto più ampio con il vicino Ruanda.
Secondo Bloomberg, il Paese africano ha presentato un'offerta agli Stati Uniti, proponendo l'accesso esclusivo ai suoi progetti minerari e infrastrutturali essenziali in cambio di protezione dal gruppo armato M23 che dall'inizio dell'anno ha conquistato vaste aree dell'est della Repubblica Democratica del Congo e innescato un conflitto più ampio con il vicino Ruanda.Nel 1992, Deng Xiaoping, padre della rivoluzione economica cinese, affermò: «Il Medio Oriente ha il petrolio, ma la Cina ha le terre rare». Negli ultimi anni, queste risorse, insieme ad altre materie prime essenziali, sono state le grandi dimenticate della competizione geopolitica. L'attenzione si è concentrata soprattutto sul dominio di tecnologie strategiche - come l'intelligenza artificiale ei semiconduttori - tralasciando spesso le risorse fondamentali per conquistarne il primato.Attualmente, la Cina controlla il 36,7% delle riserve globali di terre rare. Seguono, a distanza, Brasile e Vietnam, che insieme possiedono una quota pari a quella cinese (18,3% ciascuno). La Russia ferma il 10% del totale, mentre l'India ne controlla il 5,8%. Il restante 10,9% è distribuito in modo non uniforme tra altri paesi. Un esempio evidente dell'importanza delle materie prime è la crisi nella produzione di semiconduttori, smartphone e veicoli elettrici. Ucraina e Russia sono tra i principali fornitori di gas e metalli pesanti essenziali per la loro fabbricazione. Già nel 2014, dopo l'invasione russa della Crimea, il prezzo del neon è aumentato di oltre il 600%, provocando uno shock nei mercati. La guerra iniziata nel 2022 ha ulteriormente aggravato la situazione, mettendo in evidenza la dipendenza globale dalle fabbriche ucraine.L'Ucraina, infatti, produce oltre il 90% del neon necessario agli Stati Uniti per la produzione dei chip. Tra il 2008 e il 2018, il 42,3% di tutte le esportazioni globali di terre rare proveniva dalla Cina. La stragrande maggioranza di queste risorse è stata destinata a quattro delle principali potenze tecnologiche mondiali: il Giappone ha ricevuto il 36% del volume totale, gli Stati Uniti il 33,4%. Tuttavia, i tentativi di ridurre la dipendenza dalla Cina non hanno avuto particolare successo, salvo nel caso del Giappone. Il Paese del Sol Levante è riuscito a ridurre la quota di terre rare cinesi nelle sue importazioni, passando dal 91% nel 2008 al 58% nel 2018. L'Unione europea e la Corea, invece, sono riuscite a diversificare l'approvazione di alcuni materiali, ma per molti altri dipendono ancora quasi interamente dalla Cina. Tutti vogliono quello che c’è nel sottosuolo e in fondo al mare, terroristi inclusi, ad esempio nel Mozambico e nella Repubblica Democratica del Congo, e per le risorse naturali si fanno le guerre e si invadono Paesi sovrani come avvenuto con l’Ucraina nel 2022. I russi hanno avviato tutta una serie di operazioni militari nel Sahel e nella Repubblica Centroafricana attraverso le sua milizia privata Africa Corps (già Wagner Group), non certo per simpatia verso gli africani ma per depredarli delle loro risorse naturali infatti dall’Africa partono ogni giorno per Mosca aerei carichi di oro e altre risorse rubate dalle miniere in accordo con le giunte militari filorusse che oggi dopo aver cacciato i francesi, sono al potere. Risorse naturali in cambio di protezione dai jihadisti di al Qaeda e Stato Islamico che flagellano questi paesi ogni giorno con i loro attacchi.Ma l’Africa Corps sta vincendo la sua guerra contro i terroristi? Assolutamente no tanto che i jihadisti gli danno la caccia e sono frequenti le stragi di mercenari russi ma la cosa non interessa minimamente al Cremlino. Tornando alla vicenda ucraina con l’arrivo di Donald Trump alla Casa tutto è cambiato perché il tycoon ha rovesciato anche questo tavolo chiedendo agli ucraini di aver accesso al loro ricco sottosuolo proponendo un accordo che vale almeno 500 miliardi di dollari. La lite in mondovisione tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky che ha provocato l’interruzione della fornitutra di armi e intelligence Usa all’Ucraina, ha anche bloccato la firma dell’accordo e pare possa di nuovo tornare d’attualità anche se non ci sono certezze al riguardo.Terre rare in cambio di aiuti militari è ormai una tendenza come dimostra quanto accaduto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) che secondo Bloomberg, ha presentato un'offerta agli Stati Uniti, proponendo l'accesso esclusivo ai suoi progetti minerari e infrastrutturali essenziali in cambio di protezione dal gruppo armato M23. Dall'inizio dell'anno, M23 ha conquistato vaste aree dell'est della Repubblica Democratica del Congo, comprese le sue due città più grandi. L'offensiva ha innescato un conflitto più ampio tra il Congo e il vicino Ruanda, che, secondo Stati Uniti e Nazioni Unite, sostiene e finanzia l'M23. Attualmente, l'M23 controlla Goma e Bukavu, due snodi strategici per il contrabbando di coltan e oro, situati lungo il confine ruandese. Gli scontri hanno causato migliaia di vittime e vedono contrapposte, da un lato, le forze dell'M23 affiancate dall'esercito ruandese e, dall'altro, l'esercito congolese con i suoi alleati, tra cui soldati sudafricani e burundesi, oltre a mercenari europei.In un appello diretto, il Congo ha chiesto un incontro urgente tra il presidente Felix Tshisekedi e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Si prevede che il patto proposto garantirà alle aziende statunitensi un accesso privilegiato ai minerali essenziali per la transizione energetica globale. La richiesta, trasmessa in una lettera al Segretario di Stato americano Marco Rubio, sottolinea l'urgente bisogno di sostegno della RDC che è alle prese con un drammatico conflitto interno. Il settore minerario del Congo, un'importante produttore di rame, è attualmente dominato da aziende cinesi.Una partnership con gli Stati Uniti consentirà al Congo di diversificare le sue alleanze economiche e di ridurre l'influenza della Cina nemico giurato della nuova amministrazione americana. La proposta include «il controllo operativo per le aziende statunitensi, diritti esclusivi di estrazione ed esportazione, la partecipazione a un progetto portuale in acque profonde e la creazione di una riserva mineraria strategica congiunta».In cambio di queste opportunità economiche, gli Stati Uniti fornirebbero addestramento militare, equipaggiamento e assistenza diretta alla sicurezza, compreso l'accesso alle basi militari per proteggere le risorse strategiche della RDC. Un gruppo imprenditoriale Usa-Africa che sostiene la Repubblica Democratica del Congo ha affermato nella lettera: «In quanto maggiore fornitore di cobalto al mondo e importante produttore di litio, tantalio e uranio, le risorse della Repubblica Democratica del Congo sono fondamentali per la competitività industriale e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti si è detto aperto per discutere potenziali partnership nel settore minerario, con l'obiettivo di rafforzare le economie di entrambe le nazioni. Tuttavia, la possibilità di un accordo rimane incerta. I precedenti tentativi di Joe Biden di coinvolgere le aziende statunitensi nell'industria mineraria della RDC hanno incontrato ostacoli legati alle preoccupazioni sulla dilagante corruzione, l'impatto ambientale e le condizioni di lavoro. Inoltre, gli Stati Uniti hanno storicamente evitato di sostenere l'esercito congolese, accusando di violazioni dei diritti umani. Tuttavia, con Donald Trump questo approccio potrebbe cambiare e l’occasione di cacciare i cinesi dalla RDC potrebbe diventare una tentazione irresistibile.A Global Data Joshua Walker, direttore del programma per il Congo Research Group presso il Center on International Cooperation della New York University, ha sottolineato le complessità della rinegoziazione dei contratti minerari e l'incertezza che circonda la capacità dell'amministrazione Trump di mobilitare gli investitori statunitensi. Anche l'impegno della nuova amministrazione nell'affrontare l'aggressione ruandese nella Repubblica Democratica del Congo resta ancora poco chiaro. La lettera con la richiesta agli Stati Uniti pubblicata sul sito web del Foreign Agents Registration Act, è stata inviata dal lobbista Aaron Poynton per conto di Pierre Kanda Kalambayi, presidente della Commissione per la difesa, la sicurezza e la protezione delle frontiere del Senato congolese. Lettere simili sono state inviate ad altri importanti funzionari statunitensi, indicando che il Congo sta cercando di raggiungere un accordo di fornitura di minerali in cambio di sicurezza. Nel febbraio 2025, il Congo ha avviato un monopolio di Stato per supervisionare la produzione e l'esportazione di cobalto artigianale.
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sì al taglio del 90% della CO2 entro il 2040. Sola concessione: tra due anni se ne riparla.
L’Europa somiglia molto al gattopardo. Anzi, a un gattopardino: cambiare poco perché non cambi nulla. Invece di prendere atto, una volta per tutte, che le industrie europee non riescono a reggere l’impatto del Green deal e, quindi, cambiare direzione, fanno mille acrobazie che non cambiano la sostanza. Per carità: nessuno mette in dubbio la necessità di interventi nell’ambiente ma, fatti in questo modo, ci porteranno a sbattere contro un muro come abbiamo già ampiamente fatto in questi anni.
Ansa
L’aggressore di Milano aveva avuto il via libera dal Tribunale di Brescia nel 2024.
È la domanda che pesa più di ogni coltellata: come è stato possibile che, nel dicembre 2024, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia - competente anche per Bergamo - abbia dichiarato «non più socialmente pericoloso» Vincenzo Lanni, l’uomo che lunedì mattina, in piazza Gae Aulenti, ha colpito una donna sconosciuta con la stessa freddezza di dieci anni fa? «La cosa che mi ha più colpito», spiega Cinzia Pezzotta, ex avvocato di Lanni, alla Verità, «è che abbia ripetuto le stesse parole di quando aveva aggredito due anziani nell’estate del 2015. Anche allora si era subito accertato che stessero bene, come adesso».






