Svolta imminente per la pace a Kiev. «Trump e Putin pronti all’accordo»

Siamo vicini a una svolta diplomatica sulla crisi ucraina? Sembrerebbe di sì. Washington e Mosca sono infatti in contatto sia per definire un accordo che porti a un cessate il fuoco sia per organizzare il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin, che, secondo un funzionario della Casa Bianca e l’agenzia di stampa statale russa Tass, dovrebbe tenersi alla fine della prossima settimana.
Stando a quanto riferito da Fox News, i Paesi sondati per ospitare il summit risulterebbero gli Emirati arabi uniti, l’Ungheria, la Svizzera e la stessa Italia. Sarebbe stato proprio Trump a prendere in considerazione la città di Roma durante una telefonata con Giorgia Meloni. Tuttavia, la Tass ha respinto una simile possibilità, precisando che il vertice «non sarà in Europa». In particolare, il Cremlino vedrebbe l’Italia come troppo schierata con Kiev. Tuttavia il solo fatto che Roma sia stata presa in considerazione certifica il crescente peso internazionale del nostro Paese, oltre a una sponda sempre più significativa tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca. Un’altra location ipotizzata dal presidente americano sarebbe il Vaticano, anche se in passato Mosca aveva rifiutato l’offerta, avanzata da Leone XIV, di ospitare Oltretevere eventuali colloqui tra russi e ucraini. L’Onu, per parte sua, ha dato la sua disponibilità a organizzare il vertice nel Palazzo di Vetro a New York. Al momento, sembrerebbe maggiormente probabile che, alla fine, il meeting tra i due presidenti si terrà negli Emirati arabi. Abu Dhabi intrattiene infatti buoni rapporti sia con Washington che con Mosca. Inoltre, è possibile che, al di là della crisi ucraina, Trump e Putin abbiano intenzione di affrontare vari dossier mediorientali: dal nucleare iraniano alla ricostruzione di Gaza.
Come che sia, secondo Bloomberg News, americani e russi starebbero lavorando a un accordo sull’Ucraina, da presentare in occasione del summit. Da quanto si apprende, Mosca conserverebbe le sue conquiste territoriali ma accetterebbe di interrompere gli attacchi nelle regioni di Kherson e di Zaporizhzhia lungo le attuali linee del fronte. Da queste basi si dovrebbe arrivare a un cessate il fuoco sul campo. L’accordo è tuttavia ancora in fase di definizione e non è scontato che l’Ucraina lo accetti: la Casa Bianca ha fatto sapere che sono attualmente di «possibili percorsi verso la pace» con Kiev e con gli alleati europei.
L’Ucraina sembra comunque aver cautamente aperto all’iniziativa di Trump. «Gli Usa sono determinati a raggiungere un cessate il fuoco e dobbiamo sostenere congiuntamente tutti i passi costruttivi. Una pace dignitosa, affidabile e duratura può essere il risultato solo dei nostri sforzi congiunti», ha dichiarato ieri Volodymyr Zelensky che - e questo è molto significativo - non ha parlato di «pace giusta». Il che sembra aprire la porta alla possibilità di un compromesso. Secondo Sky News, non è comunque ancora chiaro se il presidente ucraino, che mercoledì aveva sostenuto di ritenere Mosca al momento maggiormente incline al cessate il fuoco, sarà coinvolto nel vertice della prossima settimana tra Trump e Putin.
Nel frattempo, il premier polacco, Donald Tusk, ha affermato che un «congelamento» della guerra tra russi e ucraini potrebbe essere quasi a portata di mano. «Ci sono alcuni segnali e forse ho la sensazione che, non la fine della guerra, ma un congelamento del conflitto potrebbe essere più vicino che lontano», ha detto, per poi aggiungere: «C’è speranza. Oggi è la scadenza per l’ultimatum. Il presidente Zelensky è molto cauto, ma comunque ottimista». Dall’altra parte, sempre ieri, oltre che con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko e con i leader dell’Asia centrale, lo zar si è sentito anche con il presidente cinese, Xi Jinping, e con il premier indiano, Narendra Modi, per parlare del futuro vertice con l’inquilino della Casa Bianca e per riferire loro del suo recente faccia a faccia con l’inviato americano, Steve Witkoff.
I colloqui di Putin con Xi e Modi sono avvenuti in un contesto di crescente turbolenza tra Nuova Delhi e la Casa Bianca, dopo che Washington ha aumentato al 50% i dazi all’India, accusandola di comprare prodotti energetici da Mosca. Proprio ieri, Reuters aveva riferito che la stessa Nuova Delhi avrebbe sospeso l’acquisto di nuovi armamenti dagli Stati Uniti: una notizia che è stata, sì, successivamente smentita dal governo indiano, ma ciò non toglie che i rapporti tra Modi e Trump siano attualmente tesi. È quindi evidente come il presidente russo si stia preparando al vertice con l’omologo americano, rinsaldando i legami con i principali membri dei Brics: quei Brics che l’inquilino della Casa Bianca considera da tempo un pericolo per il predominio del dollaro. Questo significa che il summit della prossima settimana potrebbe rivelarsi decisivo per il presidente americano. Trump dovrà cercare di ottenere un risultato concreto in Ucraina, rafforzare la propria posizione in Medio Oriente e riuscire ad avviare un processo per disarticolare internamente i Brics. Si tratta di tre tasselli che non sarà affatto facile riuscire a far combaciare. Il dossier ucraino, in altre parole, è soltanto il punto di partenza di una partita geopolitica molto più ampia e complessa, che guarda al Sud Globale: quel Sud Globale i cui rapporti con gli Stati Uniti scontano ancora gli effetti della crisi afgana di quattro anni fa. Quel Sud Globale che finora, sull’invasione russa dell’Ucraina, si è in gran parte rifiutato di rompere i propri legami con Mosca. E questo è un fattore che, piaccia o meno, avrà probabilmente un peso nelle prossime mosse di Trump.






