2025-04-15
Sabato a Roma i colloqui Usa-Iran sull’atomo
Antonio Tajani conferma il vertice ma un analista avverte: «Fare attenzione, da Teheran solita tattica dilatoria».Sabato scorso, nel corso di colloqui indiretti, Teheran ha chiesto a Washington un alleggerimento delle sanzioni in cambio di restrizioni sul proprio programma nucleare. Sullo sfondo, la crisi economica iraniana continua a peggiorare: il rial ha perso il 95% del suo valore dal 2015, l’inflazione supera il 30% e le difficoltà energetiche hanno provocato la chiusura di fabbriche e scuole in molte aree del Paese. Nel giro di un anno, il rial iraniano ha perso oltre il 50% del suo valore. Ieri si è appreso che Roma ospiterà il 19 aprile un nuovo round di colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran, l’incontro segue la prima tornata di negoziati svoltasi nel fine settimana in Oman. A riportarlo è il sito statunitense Axios, che cita due fonti informate secondo le quali l’amministrazione Trump si sarebbe detta «soddisfatta» dell’esito del primo confronto indiretto.Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, durante un punto stampa a Osaka (Giappone), ha confermato: «Abbiamo ricevuto la richiesta da dalle parti interessate e da parte dell’Oman che svolge il ruolo di mediatore e abbiamo dato una risposta positiva». Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha definito «costruttive» le discussioni tenute finora ma ha confermato che il secondo ciclo di negoziati si terrà ancora in modalità indiretta. Al termine dei colloqui entrambe le delegazioni hanno espresso cauto ottimismo: la Casa Bianca ha parlato di «un passo nella giusta direzione», mentre Araghchi ha confermato che il prossimo round di discussioni, previsto per sabato, affronterà una possibile tempistica dei negoziati e i contorni di un nuovo potenziale accordo sul nucleare. «L’obiettivo è arrivare a un’intesa il più rapidamente possibile, anche se il percorso non sarà semplice», ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano alla televisione di Stato. Domenica, durante un incontro con i giornalisti sull’Air force one, Donald Trump ha evitato di sbilanciarsi: «Mi sembra che le cose stiano procedendo bene, ma preferisco non parlarne fino a quando non si arriva a una conclusione ma vogliamo decidere rapidamente». Mentre ieri ha affermato: «Se necessario, faremo qualcosa di duro».Secondo alcune fonti, le proposte iraniane riprendono molti elementi dell’intesa del 2015 negoziata sotto l’amministrazione Obama, da cui Trump aveva ritirato gli Stati Uniti nel 2018 definendola «una delle peggiori transazioni mai concluse». Le autorità americane non hanno voluto divulgare dettagli specifici sull’incontro, ma l’inviato speciale Steve Witkoff ha ribadito che la priorità dell’amministrazione è impedire all’Iran di dotarsi di armamenti nucleari. Sebbene Trump abbia ribadito la sua disponibilità a usare la forza militare, ha anche inviato una lettera alla guida suprema iraniana, Ali Khamenei, per sollecitare colloqui diretti e scongiurare un conflitto, auspicando un’intesa entro due mesi.Come andrà il negoziato a Roma? Difficile fare previsioni ma di certo le divergenze restano molte profonde. I colloqui di sabato si sono svolti con le delegazioni in stanze separate all’interno di un complesso protetto, con il ministro degli Esteri dell’Oman a fare da tramite e sono durati circa due ore e mezza, un tempo molto breve. Secondo l’analista Ashkan Rostami le speranze di giungere a un accordo sono poche: «Il secondo round di colloqui tra Stati Uniti e Repubblica islamica non produrrà, con ogni probabilità, alcun risultato concreto. È altamente plausibile che l’esito si limiti a un rinvio a ulteriori round negoziali. Si tratta di una tattica ben nota del regime della Repubblica islamica, adottata sin dal 1983 e ripetutamente impiegata durante i negoziati sul nucleare: guadagnare tempo, soprattutto ora che si avvicinano le scadenze critiche dell’accordo sul nucleare italiano, inclusa quella che potrebbe attivare il meccanismo di snapback e, quindi, reintrodurre tutte le sanzioni precedenti. È fondamentale che l’amministrazione Trump, attraverso figure come Witkoff, eviti di ripetere gli errori delle precedenti gestioni e riconosca per tempo questa strategia dilatoria».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)