2022-06-29
Accordo nella Nato: entrano Svezia e Finlandia. Ai turchi armi contro i curdi
Caduto il veto iniziale di Recep Tayyip Erdogan che ha ricevuto una contropartita per il via libera. Al vertice di Madrid forti timori per le materie prime dipendenti da regimi autoritari.Si è aperto ieri a Madrid il vertice della Nato ritenuto il più importante dalla fine della guerra fredda. Sul tavolo c’è il conflitto in Ucraina che si avvia a diventare una lunga guerra di logoramento, ma non solo: tutti i partecipanti concordano sul fatto che stavolta in gioco c’è anche il futuro stesso dell’Alleanza atlantica. Aprendo i lavori il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato: «La guerra in Ucraina mostra i rischi di essere dipendenti da materie prime che giungono da regimi autoritari e bisogna abbandonare presto il petrolio e il gas russo. Non dobbiamo però finire per dipendere da un altro regime autoritario visto che molti minerali necessari alle tecnologie verdi arrivano dalla Cina, dobbiamo quindi diversificare le risorse energetiche e i fornitori».Inizialmente Stoltenberg aveva raffreddato gli entusiasmi di Svezia e Finlandia nel rispetto del veto della Turchia che ha «espresso preoccupazioni in termini di sicurezza su questioni come il terrorismo e nessun alleato della Nato ha sofferto più della Turchia a causa del terrorismo. In Turchia migliaia di persone sono state uccise dal Pkk e da altri gruppi responsabili di questi attacchi». Ma in serata i timori sono caduti e i ministri degli Esteri di Turchia, Svezia e Finlandia hanno firmato un memorandum che regola le controversie che avevano portato al veto di Ankara all’ingresso dei due Paesi nordici nella Nato. Il memorandum accoglie le richieste di Ankara sulla lotta al Pkk e sulla fine dell’embargo alle forniture militari. In giornata c’è da registrare lo scontro con Mosca del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi che al termine del vertice G7 in Germania aveva affermato che il presidente indonesiano Widodo escludeva la partecipazione in presenza di Vladimir Putin al prossimo summit G20 di novembre: «È stato categorico: non verrà. In presenza non ci sarà. Non so quel che può succedere, forse un intervento da remoto. Vedremo». Pronta la piccata replica del consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov citato dalla Tass: «Il presidente Vladimir Putin ha ricevuto l’invito per il vertice del G20 e non è Draghi a decidere sulla partecipazione di Putin al vertice». Mentre i leader arrivavano nella capitale spagnola e Putin atterrava in Tagikistan, sono arrivate le parole del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev che in un’intervista al settimanale russo Argumenty i Fakty, riportata dalla Tass, ha parlato della possibile adesione di Svezia e Finlandia alla Nato: «Se si unissero alla Nato la Russia rafforzerebbe i suoi confini e sarebbe pronta per misure di ritorsione e ciò potrebbe includere la prospettiva di installare missili ipersonici Iskander sulla loro soglia». Poi Medvedev ha anche parlato della Crimea alzando di nuovo il livello dello scontro in atto: «Per noi la Crimea fa parte della Russia, e questo è per sempre: qualsiasi tentativo di invadere la Crimea equivarrebbe a una dichiarazione di guerra contro il nostro Paese. Se uno Stato membro della Nato fa una tale mossa porterà a un conflitto contro l’intera Alleanza del Nord Atlantico, la terza guerra mondiale, un disastro totale». Al vertice della Nato si parlerà dell’adozione del nuovo «Concetto strategico» dell’Alleanza che va a sostituire quello deciso a Lisbona nel 2010, di tutto il panorama geopolitico e geoeconomico globale senza dimenticare il delicatissimo dossier Cina, la drammatica situazione in Africa, dove al-Qaeda e Isis continuano a fare proseliti, dell’Afghanistan che a un anno dalla partenza degli occidentali è diventato un vero «Narco terror state» e dove i talebani hanno perso il controllo della situazione incalzati dall’Isis-K, degli attacchi informatici su larga scala, di tutti i cambiamenti derivanti dai cambiamenti climatici, senza dimenticare il pericolo di una carestia causata dal conflitto in Ucraina e a tal proposito la vicenda del grano ucraino -nonostante i proclami - non si è ancora sbloccata. Altro tema di grande importanza è ciò che l’Alleanza farà ai confini dell’Europa orientale visto che dopo l’invasione in Ucraina «la Russia rappresenta comunque l’attacco più diretto alla nostra sicurezza». Quello che è certo è che nei Paesi confinanti con la Russia verranno dispiegati almeno 40.000 uomini in più, nuovi depositi, più armi, più aerei e più air policy in difesa del fronte Est. Il primo step sarà effettuato nei Paesi baltici mentre i cosiddetti B-Nine, ovvero il gruppo dei nove alleati dell’ex gruppo un tempo appartenente al Patto di Varsavia, spingono affinché vengano organizzati strutture di comando nei loro territori. Ma tutto questo costa e quindi occorrono massicci investimenti che devono portare il bilancio della Nato quasi a raddoppiare come ha detto Stoltenberg: «Il 2% del Pil deve essere visto sempre più come un punto di partenza e non come un punto di arrivo». Al termine della prima giornata del vertice ha parlato anche Joe Biden: «La sicurezza transatlantica è la principale arma che abbiamo per difenderci dalla Russia». Parole che ci fanno tornare alla guerra fredda.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)