2019-01-04
Accoglienza, Europa, no ai populisti. C’è il manifesto del partito del Papa
Padre Antonio Spadaro lancia sulla «Civiltà Cattolica» sette parole chiave per «tornare popolari» e contrastare l'onda sovranista. Intanto Marco Bentivogli si propone come leader movimentista degli «uomini di buona volontà».alle armi dei cattolici progressisti preoccupati da due fattori crescenti e implacabili: la crisi del Pd e di Forza Italia come case comuni e l'avanzata del populismo, del sovranismo, del grillismo di governo, ritenuti più infernali di Lucifero al di là dei discorsi di facciata. La reazione è contenuta in sette parole chiave, lanciate come simboli culturali del 2019: paura, ordine, migrazioni, popolo, democrazia, partecipazione, lavoro. «Bisogna reagire per non correre il rischio di seguire ciò che leggiamo nel Gattopardo: viviamo in una realtà mobile alla quale cerchiamo di adattarci come le alghe si piegano sotto la spinta del mare». Il manifesto dei cattolici cosiddetti responsabili è stato pubblicato ieri sulla Civiltà Cattolica, la più antica rivista confessionale d'Italia, ed è firmato dal direttore, Antonio Spadaro, teologo gesuita diventato il braccio destro politico del Pontefice laddove quello sinistro è il nuovo direttore editoriale della comunicazione, Andrea Tornielli. Il titolo del pronunciamiento è l'ammissione di una sconfitta: «Tornare ad essere popolari». Ed è la declinazione sociale di tre capisaldi politici che Spadaro desume dal pontificato di Francesco: l'accoglienza, la lotta ai populismi, l'europeismo.Secondo Spadaro i cattocomunisti allo sbando devono passare il testimone ai cattocompetenti per tornare al centro del dibattito politico, per sguainare la spada contro gli agnostici grillini e contro quei cattolici tradizionali che abitando dalle parti della Lega sono anche peggio degli atei (come ha tuonato l'altroieri il Santo Padre). Un progetto condiviso in pieno dalla Cei, che già a metà dicembre per bocca del suo presidente, Gualtiero Bassetti, sosteneva: «È auspicabile un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica, ma è un impegno che spetta senza dubbio ai laici. Laici che non solo devono essere adeguatamente formati nella fede, ma sono chiamati ad assumere come bussola dei loro comportamenti quella visione martiriale della politica evocata da papa Francesco». Per cominciare a fare rete, Bassetti lanciò l'idea di un Forum civico ripresa ieri dal Foglio con un intervento firmato da quattro moschettieri laici del Papa: Leonardo Becchetti (economista all'università di Tor Vergata), Mauro Magatti (sociologo della Cattolica di Milano), Alessandro Rosina (docente di demografia alla Cattolica) e Marco Bentivogli (segretario Fim Cisl).Potrebbe essere l'ennesimo fallimentare tentativo di resuscitare la Balena Bianca e potrebbe essere qualcosa di più. Di sicuro, a cento anni esatti dall'appello di don Luigi Sturzo ai «liberi e forti» che sancì la nascita del Partito popolare italiano (18 gennaio 1919), è qualcosa di suggestivo che va guardato con attenzione. Il primo a parlarne fuori dai corridoi di velluto color porpora fu il vescovo emerito di Prato, Gastone Simoni, davanti a pezzi da novanta come il segretario di Stato, Pietro Parolin, il prefetto della Congregazione delle cause dei santi, Angelo Becciu, e lo stesso Bassetti. Il 3 dicembre Simoni prese la parola e disse: «È tempo di un partito dei cattolici». Il vulcano borbottava sempre più forte, ora comincia a fumare. E il mondo ecclesiastico spera che ad accorrere siano partiti o schegge da prefisso telefonico votate al centrismo moderato, associazioni come Acli, Movimento cristiano lavoratori, Azione cattolica (difficilmente Comunione e liberazione), nel segno di un progetto «benedetto, ma non eterodiretto» come scrisse sul Quotidiano Nazionale Ettore Colombo, il primo a cogliere la novità all'orizzonte. Ieri le intenzioni, oggi le sette parole chiave di Spadaro. Paura: da combattere perché usata per esagerare il disordine. Ordine: la costruzione di un nuovo ordine mediterraneo per ridefinire la collocazione internazionale dell'Italia. Migrazioni: per scongiurare il pericolo che siano il grimaldello per far saltare l'Europa. Integrazione a tutti i costi, ma con un sentimento nuovo: «Non sfuggono a nessuno le conseguenze del rimescolamento delle identità tradizionali e lo spaesamento che esso provoca». Nel senso che i banchi vuoti in chiesa stanno ottenendo effetto. La lista prosegue. Popolo: non si può ridurre la questione al populismo, la comunità etnica non deve porsi al di sopra della persona. Qui imperversa il mantra bergogliano che «un popolo relativamente omogeneo con un'identità precisa e riconoscibile fondata sulla coesione etnica» è una bestemmia populista. Democrazia: la comprensione che il consenso si forma anche nell'ambiente digitale dove più si esprime il disagio. Partecipazione: recuperare il valore di essere cittadini e non semplici abitanti. «È il vero problema dell'Europa, ha abitanti europei che non si sentono cittadini europei». Lavoro: fondamentale studiare i motivi della disoccupazione tecnologica e supportare i giovani italiani che da adulti faranno lavori che al momento neanche esistono.Nel vademecum di Spadaro c'è molta demagogia, ma anche una certa concretezza. Frasi come «spaesamento senza le identità tradizionali» ed «Europa con abitanti, ma senza cittadini» sorprendono perché sembrano andare oltre gli slogan conformisti dei cattocompetenti da salotto. C'è l'idea, c'è l'icona pop, c'è il programma. Ma il tempo stringe e i leader parlamentari non sono scontati. La Cei non ha mai fatto mistero di fidarsi di Paolo Gentiloni ed Enrico Letta, mentre l'ala più movimentista vede nel brillante e determinato Bentivogli un potenziale numero uno politico. Il resto è nelle mani degli «uomini di buona volontà». Con la consapevolezza che negli ultimi anni hanno disseminato il Paese di pietre angolari traballanti e abusive.