2022-01-30
Accanimento terapeutico sull’Italia. Sarà sempre emergenza sanitaria
Il bis di Sergio Mattarella conferma e rafforza il blocco tecno-politico che impedisce al Paese di tornare a vivere. L’esultanza di Roberto Speranza deve farci gelare il sangue: la nuova stretta dal 1° febbraio è solo l’antipasto.Mentre la politica sceglie di sottoporsi al richiamo del Mattarella-Draghi, la sensazione è che a tutti noi spetti soltanto l’accanimento terapeutico. Concluse le manovre di palazzo, terminate le chiame e riposte le urne, rimane la vita reale. E nella vita reale, fra un paio di giorni, scatteranno nuove e sconsiderate restrizioni sanitarie. Dal primo febbraio infatti servirà il green pass per entrare in posta, in banca e persino dal barbiere. Si riconfermerà l’espulsione dei non vaccinati dalla società civile. L’intera nazione verrà sottoposta a un controllo sociale senza eguali nel dopoguerra. E chi ci ha messo in questa situazione, chi ha avviato e pilotato la locomotiva tecnocratica, è appena stato riconfermato tra gli applausi. Ecco l’esito della squinternata partita quirinalizia: la cristallizzazione dello stato d’emergenza, l’arretramento della politica di fronte all’affermazione della Cattedrale sanitaria. Tutto come prima, anzi leggermente peggio. Se fino a ieri il governo non politico di unità nazionale poteva giustificarsi come una scelta dettata dalla necessità e dall’angoscia pandemica, ora ci troviamo di fronte a una decisione (teoricamente) consapevole, a una rivendicazione dello status quo. L’agghiacciante motto Tina (There is no alternative, non c’è alternativa) viene scolpito nello stemma della Repubblica italiana, e in un lampo le speranze da molti riposte in un cambio di prospettiva vengono incenerite. La maggioranza parlamentare si è consegnata a coloro che, negli ultimi due anni, l’hanno ripetutamente e irritualmente scavalcata. E, allo stesso tempo, ci riconsegna ai teorici della segregazione medica. Vale la pena di ricordare ciò che disse, in occasione degli auguri per la fine del 2021, il rientrante presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «La normalità che, ad oggi, siamo riusciti a riconquistare - circondata da cautele e da misure di vigilanza sanitaria - è già diversa da quella che conoscevamo. La normalità che perseguiamo non sarà comunque il ritorno al mondo di prima». Ebbene, il Mattarella bis si presenta come l’emblema di questa «nuova normalità», il sigilli di garanzia sul mondo nuovo disegnato dall’eccezione permanente. La presenza di un nuovo inquilino al Colle avrebbe potuto favorire per lo meno un cambio di strategia, avrebbe forse lasciato spazio a una interpretazione meno forzata della Costituzione, avrebbe potuto essere il primo segnale di un cambio di rotta. Ma niente da fare: riecco i custodi del green pass, quelli secondo cui «i no vax non devono parlare», coloro che hanno approvato in silenzio l’apartheid sanitario. La catena di comando resta la stessa, e viene perfino rafforzata dalla sottomissione quasi unanime dei partiti. È il caso di non girarci troppo intorno, di non prendersi in giro che le fole sulle «figure super partes» e le ammucchiate «non politiche». Qui abbiamo una scelta politica a favore della tecnica, che equivale alla decapitazione delle istanze di cambiamento. Se i partiti hanno necessità di fermare il tempo per risolvere le loro beghe, la popolazione non può più aspettare; le rivendicazioni del diritto alla vita si fanno ogni giorno più pressanti, e lo stallo non è accettabile dal momento che coincide con la discriminazione quotidiana di una parte della comunità e con la parallela vessazione dell’altra parte. La grande domanda è: come pensate, a queste condizioni, che si possa uscire dal delirio pandemico a stretto giro? Il messaggio arrivato ieri è, in una brutale sintesi: nulla deve cambiare. Conviene ribadirlo, affinché sia chiaro. Benché si trattasse comunque di una mistificazione, finora era l’emergenza a giustificare l’esistenza di una maggioranza transgenica e di un governo tecnico privo di capacità tecniche. Ora è l’esatto contrario: è la maggioranza trans a giustificare e confermare lo stato di emergenza. È la politica ad aggrapparsi disperatamente alla finzione tecnocratica, benedicendola. Dall’inizio, il principale problema dell’attuale gestione ha riguardato l’assenza di un limite. La domanda sempre ignorata, destinata a non avere una risposta, era la seguente: «Quando finirà tutto questo?». Ecco, ora ci hanno risposto senza risponderci: «Non finirà». Lasciamo ai posti di combattimento i garanti dei ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese. Mentre tutto il mondo attorno a noi cambia atteggiamento, toglie i vincoli e si prepara al futuro, nei scegliamo di restare nel 2021, prigionieri dei nostri lasciapassare, dei divieti e della caricatura di convivenza che troppi confondono con la normalità: accanimento terapeutico, appunto. Una seconda dose, dunque. Con la grandissima parte del Parlamento felice di firmare il consenso informato e lo scarico di responsabilità. Al solito, poi, gli eventuali effetti avversi toccherà a noi affrontarli.