2024-04-17
Aborto, pure sull’aiuto a costo zero le opposizioni strillano per niente
L’emendamento che autorizza le Regioni ad affiancare alle donne che vogliono fermare la gravidanza esperti pro life scatena Pd e M5s. Che evocano la piazza, fingendo di non sapere che è un supporto previsto fin dal ’78.Una giornata di ordinaria follia, quella di ieri alla Camera, dove le opposizioni hanno messo in scena una delle più stupefacenti sceneggiate della legislatura. Al grido di «La destra vuole colpire la libertà delle donne!» Pd, M5s e sinistre varie si sono scagliati contro un emendamento al decreto legge sul Pnrr presentato dal deputato di Fdi, Lorenzo Malagola, stravolgendone completamente il senso e sacrificando la verità sull’altare del più sfrenato propagandismo.L’emendamento in questione recita testualmente: «Le Regioni organizzano i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6, Componente 1, del Pnrr e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». In sostanza, le donne che intraprendono un percorso per abortire, potranno trovare nei consultori che le accompagnano anche rappresentanti di associazioni pro life che, per fare un esempio, se alla base della decisione c’è una difficoltà economica, potranno suggerire il modo per ottenere un sostegno. Tutto ciò, c’è scritto nel testo, «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»: ovvero a costo zero.Poche righe di facile e immediata comprensione, che la sinistra mistifica a proprio uso e consumo: «La destra», si scandalizza il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, «prova ad assestare un altro colpo alla libertà delle donne in materia di procreazione e aborto. L’emendamento presentato dispone che le Regioni possano coinvolgerle all’interno dei consultori le associazioni antiabortiste. Sembra che questa destra», aggiunge Boccia, «guidata da una donna, abbia in odio la libertà femminile. Anche su questo faremo una battaglia in Parlamento e nel Paese convinti che la libertà e la responsabilità delle donne siano un valore da tutelare». Le parole di Boccia vengono ripetute più o meno alla lettera da decine di esponenti delle opposizioni, che intasano le e mail dei giornalisti con una raffica di comunicati stampa fotocopia.Eppure l’emendamento Malagola non aggiunge assolutamente nulla alla legge già in vigore, la 194, come spiega, con dovizia di riferimenti legislativi, il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti: «Stupisce e allarma», sottolinea Foti, «che, quando si tratta di applicare pienamente una legge, nel caso la 194, le opposizioni si scatenino, alimentando e diffondendo vere e proprie fake news. Infatti, l’emendamento Malagola, approvato in commissione Bilancio senza alcuna resistenza, non prevede alcuna riforma né tantomeno inficia o modifica i contenuti della legge 194. La proposta, per contro, ribadisce quanto già previsto dalla legge (art. 2, comma 2) ovvero che i consultori, senza oneri per lo Stato», aggiunge Foti, «possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita».Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, ma le opposizioni ripetono a memoria il ritornello propagandistico: «Invece di risolvere i problemi esistenti», ripete infatti la deputata del M5s, Gilda Sportiello, «con una violenza inaudita il governo si scaglia ancora una volta contro noi donne e contro il diritto all’aborto. Con un emendamento all’articolo 44 nel decreto sul Pnrr e permettendo alle associazioni antiabortiste di entrare nei consultori, abortire sarà ancora più difficile». Come farebbero queste associazioni a impedire a una donna di abortire non si sa e nemmeno nessuno lo spiega, l’unica cosa che conta è la strumentalizzazione politica di un emendamento che, a dirla tutta, potrebbe finire addirittura per penalizzare le stesse associazioni. In Piemonte, tanto per fare un esempio, è in vigore una convenzione tra l’Azienda ospedaliero-universitaria Città della salute e della scienza di Torino e l’associazione Centro di aiuto alla vita e Movimento per la vita «G. Foradini» di Rivoli, che prevede di istituire una «stanza di ascolto» per le donne che richiedono l’interruzione di gravidanza, con l’obiettivo di «fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti». Le donne che hanno deciso di intraprendere il percorso dell’interruzione volontaria di gravidanza trovano volontari formati in grado di ascoltare le loro paure, i loro problemi, senza coercizioni o pressioni psicologiche, esattamente come prevede la legge 194. L’iniziativa di Regione Piemonte, che risale all’estate 2023, ha provocato polemiche, proteste e pure una istanza cautelare al Tar (bocciata lo scorso gennaio) presentata da Cgil e «Se non ora quando». Una parola di verità arriva dalla deputata del Pd, Maria Cecilia Guerra, che in aula, dichiarando il voto contrario del Pd, sottolinea che «questa norma potrebbe portare a una eterogenesi dei fini, perché c’è scritto che queste associazioni (le pro life, ndr) potranno essere coinvolte ma senza oneri per la finanza pubblica. Voglio vedere», aggiunge la Guerra, «come faranno le Regioni, come per esempio il Piemonte, a contribuire, come fanno adesso, a far andare queste associazioni nei consultori e negli ospedali». Finché c’è Guerra, c’è speranza.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
Continua a leggereRiduci