2019-06-23
«Abbiamo portato rigore e disciplina dentro un armadio»
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Franz Botré, il direttore del mensile Arbiter: «Il nostro “Essere e vestire" è un libro sui guardaroba di 43 personaggi. Una lezione di stile».Rolex premia i progetti visionari di chi vuole il benessere del mondo. Gli Awards for enterprise della Casa svizzera a cinque idee su natura, lima e medicina.Corea e Italia. Gli scatti di Hooncheol Ko raccontano lo stile di Alessandro Squarzi. Pitti Bimbo: a Firenze va in scena l'osservatorio per le novità di un settore moda in continua evoluzione.Lo speciale comprende quattro articoli.In un mondo che corre alla velocità del suono, loro vanno al massimo a 100 all'ora, meglio con una spider anni Cinquanta. In una moda che sforna novità ogni settimana, loro vanno dal sarto che tra misure e prove ti consegna l'abito dopo un mese. Non sono schiavi della fretta ma solo dello stile e dell'eleganza. «Loro», perché sono una tribù, come li definisce Franz Botré, direttore del mensile Arbiter, sono tutti lettori abbonati al giornale, 5.000 aficionados che vivono di sartorialità e valori del passato ma nella contemporaneità. Arbiter ha anche un sottotitolo che la dice lunga sulla sua filosofia: «Giornale di piaceri e virtù maschili». Ci sono tutti i vizi degli uomini condivisi tra uomini. «Unico giornale maschile fatto per uomini a cui piacciono ancora le donne, attenti ai valori e al coraggio». È una soddisfazione sapere che questi uomini esistono ancora, dati per dispersi da tempo con l'avvento della moda industriale, dell'omologazione dei gusti, del livellamento delle scelte e con dell'annullamento della galanteria. «Siamo diventati tutti uguali, sino ad arrivare allo sdoganamento del pensiero unico per legge», scrive Botré in un editoriale. Ma è proprio sfogliando Arbiter che si capisce quanto sia fuori dal coro il suo modo di guardare il mondo e, allo stesso tempo, quanto non si senta fuori luogo in una società che ha deciso di trascurare il bello e il ben fatto. Ma il bel vivere, l'attenzione ai particolari, il prediligere il made in Italy, la cura dei propri oggetti e la cultura dell'artigianalità (che spazia da un'auto, a una pipa, a un orologio, a una stilografica) non sono requisiti dei ricchi ma il prezioso patrimonio che ognuno si è costruito in una vita. Arbiter racchiude tutto questo e molto di più. «La storia del giornale parte da lontano, dal 1935. Allora si chiamava Lui, la rivista per l'uomo italiano, diventa Arbiter durante il periodo fascista rifacendosi a Petronio, l'uomo più elegante del Senato romano». Il tema, sempre l'eleganza italiana. «Eravamo i più grandi e non ce n'era per nessuno. Basti pensare che il direttore di allora, in piena guerra, scriveva gli editoriali con richiami alla patria ma all'interno si parlava solo di vestiti, di tessuti, era incredibile la capacità di estraniarsi, giornalisticamente, dal momento che si stava vivendo. Nel 1962 Arbiter organizza la prima sfilata uomo a Sanremo, sfilavano i sarti con i loro clienti che non sempre erano disponibili. Da lì la necessità di avere dei modelli, figure che nascono in quell'occasione. Si chiamava Festival della sartoria e della moda e, visto il successo, nacque il Festival della canzone». Ma poi, negli anni, Arbiter si perde e non se ne sente più parlare.«Io l'ho conosciuto quando ero in Rusconi, a Gente Viaggi. Già all'epoca mi piaceva un certo tipo di vita. Era difficile fare allora un giornale di quel genere mentre nascevano gli Armani, i Trussardi, i Ferré, i Versace. Quando sono partito con Gentleman ho creato la mia piccola casa editrice e da lì ho dato vita a Monsieur, dove parlavo di made in Italy e fatto a mano. Intanto pensavo ad Arbiter. Nel 2010 riesco a portarlo a casa e inizia a essere un inserto sulla sartoria all'interno di Monsieur che dopo cinque anni sparisce, mentre parte Arbiter». Ogni copertina è un'opera d'arte, ogni servizio è come una lezione di stile. «È una rivista particolare, con parti tradotte in latino. Così come ho coinvolto i ragazzi di un liceo, ho pure tenuto lezioni di eleganza alla Bocconi facendo un libretto di dress code. In questo modo si porta avanti il concetto di arbiter elegantiarum e i giovani toccano con mano un modo di vestire personale e si avvicinano alla nostra filosofia». Cosa non deve mai fare l'uomo di stile?«Primo, non deve mai seguire le mode. Noi seguiamo i modi non le mode. La cravatta è un baluardo importante. Mai andare in giro senza calze. Questi uomini con abito e pantalone corto dal quale si vede sbucare il fantasmino, le “mutande da piede", sono incredibili». Eleganza impegnativa, la vostra, che arriva perfino all'armadio dei desideri presentato al Pitti, con due ante frontali come un grande baule da viaggio. Costo 60.000 euro. «È un'invenzione straordinaria, avevo questa scintilla da tempo. È un guardaroba intelligente, tecnologico che si ispira al dannunziano “Armadio dell'uomo moderno". Abbiamo portato la nostra cultura all'interno di questa cabina che è poi la cabina di un arbiter elegantiarum. Persone che acquistano le stoffe per poi andare dal sarto e hanno una cura maniacale nel riporre la giacca su una gruccia con la misura perfetta delle proprie spalle, devono anche avere il luogo perfetto per appendere abiti eterni, non usa e getta, che mai devono essere pressati tra di loro. E all'interno, una parte speciale: il refresh butler di V zug. I capi vengono rinfrescati neutralizzando gli odori, riducendo le pieghe, e vengono anche asciugati e igienizzati». Non poteva mancare il libro: Essere e vestire - Il Guardaroba.«Questo è il secondo. Il primo era sulla sartoria, abbiamo fotografato 27 sarti e il loro lavoro. In questo ci sono 43 personaggi che ci hanno aperto i loro armadi facendo entrare il lettore nel vivo di cose straordinarie. È un libro che insegna ad avere cura di sé stessi e delle cose che si comprano secondo regole che tanti non conoscono. Si parla di lusso ma non si usano parole fondamentali come disciplina e rigore che invece si ritrovano in quei guardaroba dove ci sono metodo, passione, amore. È una forma di rispetto per i soldi spesi. È disciplina mentale. Ma non tutti gli uomini vivono di rigore e disciplina».