2019-10-25
Una mancia elettorale da 14 milioni
ai dipendenti della Regione Umbria
Tra indennità di posizione e premi vari, la giunta sblocca una pioggia di euro per i suoi impiegati a ridosso delle regionali.Se non ora, quando? Mancano due giorni all'apertura dei seggi e bisogna pure provarle tutte. Per esempio dare, sotto forma di premio contrattuale, una mancia ai dipendenti della Regione. Anche se Giuseppe Conte e con lui Luigi Di Maio e poi tutto lo stato maggiore del Pd si ostinano a dire che il voto in Umbria non vale nulla sul piano nazionale. Sono poco più di 700.000 elettori: meno della provincia di Lecce, come ebbe a dire il presidente del Consiglio, che però ieri è tornato in provincia di Perugia, a Solomeo, a baciare la pantofola del Solone del cachemire, il renziano Brunello Cucinelli. Nella «Atene del filo ritorto» Conte ha ripetuto che lui punta allo sviluppo, che la manovra non è fatta di tasse, anzi, e bisogna aiutare gli imprenditori onesti, difendere il made in Italy e mettere in galera gli evasori. Comunque, per Conte, se l'Italia va male è colpa di Matteo Salvini che se la intendeva con i russi mentre lui con William Barr, l'emissario di Trump, non ha preso nemmeno il caffè. Lo spottone elettorale era ovviamente per Vincenzo Bianconi, candidato Pd-stellato, anche lui imprenditore, ma soprattutto terremotato. Così «Giuseppi» tira fuori dal cilindro l'arma del decreto-sisma: ci pensiamo noi alle popolazioni colpite. Come no? La Coldiretti domani gli porta in piazza pastori e contadini del Centro Italia abbandonati e proprio dall'Umbria gli hanno spiegato che il suo decreto è un bluff. Un po' come l'alleanza Pd-stelata che comincia ad avere qualche patema per il possibile risultato di domenica. Anche perché riaffiorano vecchie divisioni come quella sulla gestione del personale regionale. Fu Maria Grazia Carbonari, la consigliera grillina che ha innescato lo scandalo sanità, a censurare stipendi e premi dei dipendenti un anno fa.Ma oggi è costretta a tacere anche se la giunta regionale dell'Umbra nella sua ultima riunione, del 21 ottobre, ha deciso di premiare i capi e i travet dell'ente elargendo una mancetta da tre milioni di euro, più 11 di indennità di posizione. Questo nonostante ci sia stata un'indagine della Corte dei conti sugli stipendi della Regione che sono tra i più alti d'Italia e malgrado la giunta sia un visconte, proprio nel senso di simil Giuseppe Conte, dimezzato. Come si sa la maggioranza di sinistra che ha governato ininterrottamente la Regione dal 1970 è uscita a pezzi dall'inchiesta sulla sanità, innescata dai 5 stelle ora alleati del Pd, che ha portato all'arresto del segretario regionale del Pd Gianpiero Bocci, dell'assessore alla Sanità Luca Barberini (Pd) e alle dimissioni «forzate» della presidente Catiuscia Marini, anche lei del Pd e anche lei indagata, che dopo il voto anticipato di domenica, conseguenza della sua caduta, annuncia di voler raccontare come sono andate davvero le cose tra lei e il segretario del Pd Nicola Zingaretti, divenuto ormai un habitué delle terre di San Francesco. Il presidente facente funzioni Fabio Paparelli, del Pd e ricandidato, non ci ha pensato su due volte a dare ai compagni lavoratori ciò che è loro dovuto. Oddio proprio del tutto dovuto in queste proporzioni forse no, ma fa lo stesso. La giunta che ha assunto la delibera n°1161 - come spiega il Corriere dell'Umbria - era peraltro a ranghi ridotti il 21 ottobre. Non importa: l'atto è stato formalizzato e ora i dipendenti regionali che sono come cittadini elettori con anche famiglie e amici che egualmente votano possono andare all'incasso alla vigilia dell'apertura delle urne. Dalla giunta regionale fanno sapere che quella delibera era un atto dovuto e la tempistica è stata indotta proprio dall'inchiesta della Corte dei conti sulla gestione del personale regionale. Quando si dice le coincidenze. Vediamo di che si tratta. Il contratto dei regionali prevede che vi siano adeguamenti periodici della retribuzione. Su questi la giunta ha deliberato adottando in via definitiva «i criteri per la destinazione del fondo per la posizione e il risultato per la dirigenza e per il personale». Insomma sono stati bravi e si portano a casa un premio che è retroattivo: vale dal primo gennaio del 2018. Ai 52 «quadri» danno 3 milioni e 140.000 euro come indennità di posizione e un premietto di 970.000 euro, ai dipendenti, sono poco più di un migliaio, vanno quasi 8 milioni di «posizione» più il premio di oltre 2,1 milioni euro. Tutto fatto in accordo con i sindacati perché queste cifre sono il risultato del contratto integrativo firmato il 10 ottobre scorso. Ma perché proprio sotto elezioni? Il dirigente preposto - Stefano Guerrini -spiega che si è arrivati lunghi «per via di un'indagine, che non ha avuto esito, della Corte dei Conti sugli scatti del 2017».Già in passato la Corte dei Conti aveva fatto sapere di ritenere comunque sbilanciato il costo del personale e proprio sui premi e gli stipendi c'era stata una pesantissima presa di posizione dei 5 Stelle che con la consigliera Maria Grazia Carbonari denunciavano proprio il meccanismo della premialità.Sosteneva un anno fa la Carbonari, che ora è alleata del Pd: «Oltre agli importi dei premi percepiti da tutti questi direttori, dirigenti e mini-dirigenti, solleva le nostre perplessità il fatto che gli obiettivi da raggiungere per poterli ottenere vengono spesso stabiliti durante o persino alla fine dell'anno a cui si riferiscono rendendo questo presunto meccanismo incentivante una barzelletta. È una prassi incredibile, da noi già denunciata e su cui la stessa Corte dei conti ha lamentato «il ritardo registrato nell'assegnazione degli obiettivi» che «ne vanifica la funzione». Tutto questo prima del patto elettorale. Ora la situazione s'è di colpo sanata. Anzi è stata deliberata. Anche se il voto in Umbria «non conta nulla». Sembra, dagli ultimi sondaggi top secret, che per Pd e 5 stelle tiri una brutta aria. Ne è convinto Matteo Salvini che chiude la campagna stasera a Terni dove ci sono anche Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. La posta in gioco è l'elezione di Donatela Tesei, è togliere l'Umbria alla sinistra che la governa da mezzo secolo senza interruzioni, ma l'obbiettivo e Palazzo Chigi. Visto che qui vanno di moda se il centrodestra vince l'Umbria, si aspetta in premio il governo.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.