2020-07-12
A Seattle vogliono riprogrammare i bianchi
Il fortino dei democratici strizza l'occhio agli «antifa» e impone una «formazione antirazzista» ai caucasici funzionari di polizia o dirigenti di scuole e aziende. Il fine è rimuovere tratti come: perfezionismo, intellettualismo, arroganza, ricerca del benessere.È bello, e in società fa la sua figura, affermare con enfasi che «ognuno può pensarla come gli pare e piace». Ma certe volte, visto ciò che sta accadendo a Seattle in questi giorni, è davvero difficile condividere l'ecumenico motto. Infatti, sull'ondata dell'indignazione universale antirazzista, promossa e propagandata ovunque dagli «antifa» e dai Blm (Black lives matter), si sta oltrepassando l'assurdo e il kafkiano.Il comune di Seattle (750.000 abitanti, nello stato di Washington) è guidato dal 2017 dalla democratica Janny Durcan e spicca come città liberal, ovvero di sinistra. In cui, tanto per dirne una, Donald Trump, al contrario della gran parte degli States, ha perso le elezioni presidenziali del 2016 e Hillary Clinton ha stravinto (87%).È la città famosa per i raduni no global ed è anche la sede della «Pride foundation» che organizza in tutta l'America le feste della fierezza gay.Ebbene, il sindaco Durcan, bianca e femminista, come raccontano su Fox news, ha iniziato dei corsi, riservati ai cittadini bianchi, «per interrompere la loro superiorità razziale interiorizzata».Pare uno scherzo di cattivo gusto, da pesce d'aprile (posticipato) o da Halloween (anticipato), ma è proprio così. I corsi, non potendoli garantire a tutti i cittadini bianchi del Comune, sono stati stabiliti, e già avviati, per coloro che hanno una responsabilità sociale: direttori di scuole, ufficiali della polizia, dirigenti delle imprese di spicco, dei centri culturali, eccetera.Il Comune quindi, per compiacere il movimento Blm, ha battezzato questa assurda messa in scena come «formazione antirazzista»: come se, offrendo una cena a base di birra o whisky, un ristoratore parlasse di «serata analcolica».I cittadini convocati dalla Durcan sono stati informati che le «cosiddette qualità dei bianchi» (cosiddette da chi?) sono considerate ora «offensive e inaccettabili» per gli altri strati della popolazione. E in qualche modo vanno occultate e rimosse.Tra queste «qualità dei bianchi», ci sarebbero - testualmente - «perfezionismo, intellettualismo, arroganza, paternalismo, ricerca del benessere, obiettività e individualismo». È possibile commentare una cosa del genere? Meglio andare avanti.Si insiste affinché i responsabili bianchi si impegnino per «disfarsi della loro bianchezza» (whiteness).In un documento consegnato ai bianchi convocati dal Comune, il 12 giugno scorso, in occasione della prima sessione di quella che sembra essere una sorta di formazione permanente all'antirazzismo (o all'autorazzismo), era scritto che «i bianchi debbono rinunciare alla terra e alla garanzia della loro sicurezza fisica». Anche perché, secondo il documento, «i bianchi mantengono il Sistema» pensando solo a loro, e «nuocendo alle persone di colore».I caucasici o white people, infatti, vorrebbero «giustificare la loro superiorità», «per mascherare le loro paure, la vergogna o il senso di colpa».È ora che i bianchi, secondo questo delirio, cessino di frequentare solo bianchi e si aprano all'incontro con gli altri. Come se a Seattle ci fossero scuole, università, stadi, bar, uffici pubblici e stazioni di polizia distinti su base etnica. Giustamente, notava il giornalista di Fox, questa ossessione antirazzista, aumenterà e non diminuirà le ostilità degli uni verso gli altri. E se un docente, o un direttore di scuola, ben istruito al corso comunale, il prossimo anno vorrà ripetere in classe quanto ha udito degli esperti della Durcan, quale rispetto ci potrà essere per gli studenti che hanno la ventura (la colpa?) di appartenere alla razza più «arrogante», «individualista» e «perfezionista»?Lo studente, ma anche il cittadino in genere, sarà sempre meno apprezzato per quello che vale e per come si comporta - criterio universalistico o meritocratico che dir si voglia - ma solo per il colore della pelle con cui, senza merito o demerito, è nato.Ma allora siamo alla logica, seppur invertita, del Ku Klux Klan: nell'essere umano conta più l'apparenza esterna, che le doti, i sentimenti e le capacità.Questo rozzo materialismo, di stampo darwinista, credevamo di averlo sepolto, dopo la fine della frenologia di Cesare Lombroso e delle teorie razziali di Arthur de Gobineau, entrambi esempi dello scientismo ottocentesco.Ma essa invece riappare oggi nella democratica America, sull'onda emotiva e destabilizzante, innescata dal caso Floyd, durante la pandemia del coronavirus.Facciamo attenzione a non ripetere gli errori del passato e ricordiamoci che è nell'anima - trasparente come l'aria - che risiede il privilegio di essere uomini, e non altrove.