2021-10-14
A Roma la sinistra attacca Michetti e copre gli antisemiti tra le file di Gualtieri
Mariam Alì e Roberto Gualtieri (Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)
A fare il tifo per l'ex ministro del Pd ci sono anche i sostenitori degli occupanti abusivi e dei taxisti del mare di Open arms.A confermare come l'allarme fascismo serva soltanto a danneggiare i partiti di destra in vista del voto, ecco che s'impone la nuova tendenza: menare il torrone sul presunto antisemitismo di Enrico Michetti. La psicopolizia dell'antifascismo militante si è messa d'impegno e ha recuperato una vecchia diretta radiofonica in cui il candidato sindaco di Roma parlava dell'ascesa del nazismo. Un'analisi sommaria, ma che conteneva perfino qualche verità, ad esempio l'affermazione secondo cui Hitler non andò al potere grazie a un colpo di Stato, ma tramite elezioni. Ovviamente, la disquisizione storica viene trasformata, sui giornali, in un elogio della «efficienza della Wehrmacht», così da far passare Michetti per un nazista sotto mentite spoglie.I cari progressisti, al solito, tentano di mostrificare l'avversario, ponendo i potenziali elettori di fronte alla scelta fra il «perfido nazifascista Michetti» e i proverbiali «buoni» che, ovviamente, stanno a sinistra. È il caso, allora, di dare un'occhiata più ravvicinata a questi «buoni», giusto per comprendere meglio a quale cultura appartengano, e a chi offrano copertura ideologica.Tanto per restare sul tema dell'antisemitismo, vale la pena di ricordare che a Roma, nelle file di Demos (lista che sostiene Roberto Gualtieri del Pd e include altri sette esponenti del mondo musulmano), si è candidata Mariam Alì. La ragazza è piuttosto nota: è molto attiva sui social e l'abbiamo vista spesso in televisione a parlare del ruolo della religione islamica in Italia o a commentare il caso Saman. Mariam, in effetti, qualche titolo per trattare quegli argomenti ce l'aveva: è figlia di Sami Salem, imam della moschea della Magliana a Roma.In alcune occasioni, Mariam si è presentata in video assieme a sua sorella, Tasnim Alì. Anche lei è molto famosa: è tra le più seguite sul social network TikTok, dove ama presentarsi come «la tiktoker col velo». Non molti giorni fa, tra l'altro, la giovane ha tentato di scatenare una bella polemica sul razzismo: «Nessuno mi affitta casa perché ho l'hijab e ho origini egiziane», ha scritto. Una risposta efficace gliel'ha data Selvaggia Lucarelli, tirando fuori un video in cui Tasnim dice la sua su Israele. Nel filmato, pubblicato sui social e poi cancellato senza commenti, Tasnim mostra di indossare scarpe con la bandiera israeliana disegnata sotto la suola. Il senso è chiaro: quando la ragazza cammina, calpesta i colori dello Stato ebraico. Non è tutto: nel video, Israele viene definito «merda».Mariam Alì è appena più raffinata di sua sorella. Non calpesta le bandiere, ma su Instagram pubblica video in cui difende chi brucia la bandiera di Israele e accusa lo Stato ebraico di uccidere «padri, donne e bambini». Sempre sul social network troviamo foto che la ritraggono davanti a uno striscione con la scritta «Palestina libera», e video girati durante una manifestazione di piazza in cui le bandiere palestinesi e quelle rosse della sinistra italiana si confondono.Guarda tu la coincidenza: Michetti viene sparato in prima pagina come l'uomo che tiene «lezioni hitleriane» (cosa falsa) e viene crocifisso in tv per qualche uscita improvvida. Ma l'astio antiebraico di chi si candida a sostegno di Gualtieri, invece, passa completamente inosservato. Davvero molto strano… A quanto pare, se giova alla sinistra, l'odio per la stella di David è più che tollerato. Come, del resto, è tollerata ogni altra forma di illegalità, che in questo caso diviene «disobbedienza civile». Portiamo giusto un paio di esempi. Oggi, nella Capitale, prende il via la nuova edizione della Festa del cinema organizzata da una fondazione a cui partecipano Roma Capitale, Regione Lazio, Istituto Luce e Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Allo splendido concorso cinematografico - che si regge anche grazie al denaro pubblico - partecipa (nella «selezione ufficiale») un film intitolato La legge del mare. Si tratta di un'opera celebrativa della ong Open arms e del suo fondatore Oscar Camps. Sì, esatto, è la stessa Open arms per cui Matteo Salvini è finito a processo, la bella associazione di taxisti del mare addetta al recupero clandestini. Grazie alla festa romana godrà di ulteriore pubblicità (in parte a nostre spese).Sempre per restare in ambito cinematografico, non possiamo dimenticare lo splendido documentario di Sabina Guzzanti intitolato Spin Time. Che fatica la democrazia. Come è facile intuire, è un elogio del celebre «laboratorio» (leggasi centro sociale occupato) di Roma a cui l'eroico cardinal Bolletta, elemosiniere del Papa, riattaccò la luce alcuni anni fa. Ebbene, osservando la locandina del film, scopriamo che è sostenuto dalla Regione Lazio. Divertente no? La pellicola che incensa gli occupanti abusivi romani è sponsorizzata dalle istituzioni romane che, almeno in teoria, dovrebbero augurarsi il rapido sgombero del centro sociale.Che meraviglia. Da settimane non si parla d'altro che di inesistenti coperture che la destra istituzionale offrirebbe a criminali e odiatori. E intanto i simpaticoni di sinistra continuano ad andare a braccetto con chi odia Israele e chi tifa per i taxisti del mare e gli occupanti abusivi. Benvenuti in Italia.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)