2024-06-23
A Roma 30.000 in marcia per dire basta all’aborto «Il Paese reale non lo vuole»
La manifestazione Scegliamo la vita è servita anche per ribadire il deciso «no» a utero in affitto ed eutanasia. La benedizione di Francesco: «Avanti ma senza compromessi».Sono stati almeno 30.000 i marciatori che hanno sfilato ieri in occasione della manifestazione «Scegliamo la vita» in alcuni dei luoghi simbolo della Capitale per difendere la dignità della vita umana innocente: dal concepimento alla morte naturale. Offrendo, in questo fine giugno torbido di scandali politici e di un clima atmosferico africano, una ventata fresca di testimonianza, di coraggio e di vero anticonformismo, quello per intenderci che vuole riportare la società ai suoi valori sacri e fondativi e non quello di chi vuole salvare il pianeta, gli animali in via di estinzione e l’universo intero, dimenticando (o peggio manipolando) la dignità dell’uomo.Sul palco, prima del corteo, Maria Rachele Ruiu ha fatto da presentatrice e galvanizzatrice della folla, anche leggendo una toccante poesia pro life di una ragazza di 16 anni e poi chiamando alcune personalità a prendere la parola. Prima di loro ha salutato la piazza Massimo Gandolfini, che ha ricordato come ancora una volta papa Francesco abbia incoraggiato la manifestazione. «Andate avanti con coraggio nonostante ogni avversità», è il messaggio di Bergoglio letto dagli organizzatori, «la posta in gioco, cioè la dignità assoluta della vita umana, dono di Dio creatore è troppo alta per essere oggetto di compromessi o mediazioni. Sulla Vita umana non si fanno compromessi». «La partecipazione di migliaia di cittadini ci ha fatto toccare con mano qual è la vera Italia: è quella che vuole scendere in piazza e manifestare per una società che sia davvero civile e giusta, davvero a favore della vita, della natalità e della famiglia. Il Paese reale non vuole la continua sponsorizzazione dell’aborto né la morte di Stato con eutanasia e suicidio assistito o la liberalizzazione delle droghe o dell’utero in affitto. Gli italiani vogliono l’esatto opposto, lo hanno dimostrato anche alle recenti elezioni europee e oggi abbiamo lanciato un messaggio inequivocabile a governo, partiti politici e istituzioni tutte: chiediamo più incentivi, risorse e politiche per sostenere natalità, maternità, conciliazione lavoro-famiglia, lotta alle droghe e alle dipendenze, per aiutare i disabili e le loro famiglie e contrastare derive aberranti come, appunto, l’utero in affitto e il suicidio assistito proposto ad anziani, persone fragili e disabili, per rafforzare l’assistenza sanitaria e le cure palliative», ha infiammato gli animi Gandolfini. Poi a parlare è stata una donna che ha espresso dolore per l’aborto cui fu indotta dalle circostanze, mentre, ha fatto notare, se avesse potuto «ascoltare il battito cardiaco» del figlio, verosimilmente oggi sarebbe «madre».Quindi è stato il turno della bella testimonianza di una ragazza che ha vissuto l’esperienza di una gravidanza inattesa, a cui un’ostetrica, provvidenzialmente ignorata, aveva consigliato l’aborto perché «prima viene la realizzazione, poi i figli». Infine quella toccante di un giovane indiano, salvato da morte certa dalle suore di madre Teresa di Calcutta e adottato infante da una generosa coppia di Roma.I marciatori hanno percorso le strade del centro storico dell’Urbe tra canti, palloncini, bandiere, musica e tantissimi bambini su un trenino, ma anche con striscioni, richieste politiche concrete e slogan impegnativi. Alla vigilia della Manifestazione, Jacopo Coghe di Pro vita e famiglia, una delle tante sigle che aderiscono alla marcia, ha fatto notare che «il recente G7 a presidenza italiana» ha coraggiosamente escluso, per merito di Giorgia Meloni, il fantomatico «diritto all’aborto» che volevano mettere nero su bianco Emmanuel Macron e Justin Trudeau.La Manifestazione nazionale per la vita ha, dunque, dato questo messaggio chiaro e forte al governo presieduto da Giorgia Meloni: se non ora, quando? Occorrono, infatti, «politiche di maggior sostegno alle famiglie, alle giovani coppie che vogliono sposarsi e avere figli», ma anche «alle donne che si sentono costrette ad abortire per disagi socio-economici» e, visto il contesto che banalizza l’eutanasia, è necessario dare sostegno ad «anziani, malati e persone sole tentate dalla cultura dello scarto».La presenza di un governo autorevole e che si dice favorevole alla tutela della vita umana, alla protezione della maternità e dell’infanzia e che è in piena sintonia coi sociologi e col Pontefice circa le conseguenze spaventose dell’inverno demografico, deve essere colta e sfruttata. Fissando prima possibile dei marmorei paletti alla subcultura «dell’aborto in Costituzione», sostenendo con vigore la cultura della vita nelle scuole e nei media, facilitando la pratica troppe volte complicata e kafkiana dell’adozione e mostrando, infine, solidarietà e vicinanza al personale medico che per motivi di coscienza si rifiuta di agire ai danni della vita, sia al suo sorgere che al suo declinare.Ha concluso la giornata la toccante testimonianza di Arturo Mariani, influencer, formatore, calciatore e autore di libri, il quale, nato con una gamba sola, da anni gira l’Italia per diffondere la gioia di vivere e di essere null’altro che sé stessi. Mariani ha ricordato che i genitori, dopo la decisione di non abortire quel bambino «imperfetto» che era lui, furono accusati da tutti, di «egoismo». Ma come tutti i disabili del mondo, Mariani non si sente «una diagnosi o un problema», ma «una persona», ora sposato e padre: la vita ricevuta a caro prezzo infatti si dona più volentieri. Auguriamoci che la politica italiana sappia fare tesoro di queste manifestazioni.