2019-01-27
A Napoli il colore della pelle conta: c’è il reparto di Dermatologia etnica
Il Policlinico rivendica di curare gratis i migranti (cosa che già accade in tutta Italia). Ma, in particolare, apre l’ambulatorio per malattie veneree dedicato solo a chi ha la pelle nera. Perché siamo tutti uguali...Giusto un paio di giorni fa, la prima pagina del Corriere della Sera ci informava con decisione che «Alla nascita siamo uguali», che «l’etnia non modifica nulla» e chi dice il contrario è un razzista impenitente. Sarebbe curioso sapere che cosa pensano di tutto ciò i medici del Policlinico dell’ateneo Federico II di Napoli. Cioè gli scienziati che, in questi giorni, vengono celebrati come monumenti dell’antirazzismo e dell’accoglienza. «Napoli, schiaffo al razzismo: “Cure gratis per i migranti”», ha titolato Repubblica. E, in effetti, al Policlinico ci tengono particolarmente all’inclusione degli stranieri. «Nessuno dei nostri medici guarda i documenti d’identità del paziente», ha dichiarato, sempre a Repubblica, Gaetano Manfredi, rettore della Federico II. «Nessuno controlla che siano immigrati regolari. Che abbiano il permesso di soggiorno. Il Policlinico è aperto a chiunque abbia bisogno di assistenza». «Garantire l’assistenza ai migranti è un fatto di civiltà. Ha un valore etico irrinunciabile», ha aggiunto poi il dottore. In realtà, i migranti vengono curati gratis praticamente ovunque in Italia, specie se si presentano al pronto soccorso, dove è piuttosto raro che medici e infermieri si mettano a chiedere i documenti. Per altro, la disastrata sanità della Campania avrebbe bisogno di ben altro che «le cure gratis ai clandestini». Ma soprassediamo: in questi tempi di divisioni livorose ogni occasione è buona per farsi notare grazie all’accoglienza, vera o presunta che sia. La questione più interessante è decisamente un’altra. Ieri mattina, il reparto di Dermatologia del Policlinico, diretto dal professor Mario Delfino, ha aperto le porte gratuitamente a tutti gli stranieri non europei. «Chiunque tema di aver contratto una malattia della pelle o della sfera sessuale potrà venire da noi ed ottenere una prestazione sanitaria assolutamente gratuita», ha spiegato Delfino. «Senza passare per i medici curanti, i medici di base, e le loro impegnative, senza registrazioni ufficiali o prenotazioni, senza i documenti da “straniero temporaneamente presente”. Noi vogliamo rispondere al bisogno reale, e immediato, di chi ha un problema sanitario». Sono così attenti ai bisogni degli stranieri, i dottori del Policlinico, da aver creato un ambulatorio apposta per loro. È operativo dal 4 aprile scorso e si chiama «Ambulatorio di Dermatologia e Venereologia etnica». Ora, va detto che il nome avrebbero potuto sceglierlo un po’ meglio, detta così fa un po’ Alabama anni Quaranta, o Sudafrica in pieno apartheid. In sostanza, è un ambulatorio dedicato a chi ha la pelle nera, anche se nella presentazione i toni sono un po’ sfumati. Sul sito del Policlinico si legge che l’ambulatorio serve a «prevenire e riconoscere in tempo utile patologie legate a malattie della pelle e della sfera sessuale. Spesso difficilmente individuabili con tecniche comuni di screening, queste patologie potranno essere identificate rapidamente grazie al lavoro di un’equipe di dermatologi esperti in tali problematiche che faciliterà l’accesso ai diversi settori assistenziali specialistici della Uoc di Dermatologia». Come si può vedere su Facebook, i medici dell’università Federico II si dedicano con passione all’argomento. Il 21 novembre, per esempio, hanno organizzato un bell’incontro formativo intitolato «Casistica clinica su cute nera». Sarà pure che «siamo tutti uguali» e che «l’etnia non conta nulla», come insegnava il Corriere della Sera, ma a quanto pare è necessario che i pazienti neri siano trattati diversamente dai bianchi. Sia per quanto riguarda le patologie della pelle, sia per il più fastidioso ambito delle malattie veneree. «L’iniziativa è un utile strumento di assistenza alle “popolazioni umani mobili” tipiche di un mondo globalizzato e rappresenta per gli specialisti dermatologi l’opportunità di affinare le proprie competenze e capacità diagnostico-terapeutiche nella gestione di patologie presenti in pazienti di diverse etnie», chiarisce il professor Mario Delfino. «Trasferirsi dal proprio contesto di origine o essere nato da genitori con particolari caratteristiche biologiche determina la possibilità di esprimere sulla cute segni atipici di comuni dermatosi o acquisire dermopatie rare. Ciò implica la necessità dei medici di aggiornare il proprio approccio alla patologia dermatologica, il cui manifestarsi cambia sia in funzione delle diverse sfumature del colore della pelle non caucasica ma anche della sua diversa reattività». Ecco perché alla Scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia di Napoli si tengono corsi come «Dermatologia tropicale e dell’immigrazione». Perché siamo tutti uguali, come no. Ma qualcuno è un po’ meno uguale degli altri.