
Bellissima e misteriosa perla etiope, attraversò il mare e il deserto per trovare re Salomone, di cui ammirava la grande saggezza Il loro amore insegna agli uomini che per piacere a una donna è più importante conoscere Dante o William Shakespeare che depilarsi.La Regina di Saba è un personaggio storico biblico, poi divenuto anche mitologico, come accade spesso ai personaggi biblici, per la congerie di riferimenti e citazioni letterarie che la riguardano e di leggende nate intorno alla sua figura. Era la Regina, nel X secolo a.C., della terra di Saba, un regno in realtà situato non in Arabia, ma in Etiopia. È conosciuta soprattutto per l'episodio biblico dell'incontro con re Salomone d'Israele.La Regina di Saba, alla quale gli storici dell'antichità hanno attribuito diversi nomi, venuta a conoscenza della fama di sapienza e saggezza del re Salomone, volle andare in visita da lui alla sua reggia a Gerusalemme con molti e preziosi doni per metterlo alla prova con quesiti ed enigmi. Una leggenda abissina di tempi successivi, contenuta nel libro epico etiopico Kebra Nagast (la Gloria dei Re), narra l'unione del re Salomone e della Regina di Saba, da cui nacque un figlio, Menelik, che divenne primo re della città etiope di Aksum, o Axum. Da lui discenderebbero gli imperatori salomonidi che regnarono in Etiopia dal 1270 al 1975, anno in cui avvenne la deposizione di Hailé Selassié, ultimo di quella che è da molti considerata la casa reale più antica al mondo. Il Kebra Nagast narra di come Menelik abbia trafugato l'antica Arca dell'alleanza e l'abbia portata da Gerusalemme in Etiopia.un paese sconvolgente Sono andata in Etiopia come medico nel 1986. Era un luogo di una bellezza sconvolgente, dove una dittatura comunista particolarmente folle aveva causato una carestia con un milione di morti. Il governo aveva deciso di spostare un milioni di contadini da una zona fertile a una dove la terra era da dissodare. Intanto che dissodavano, potevano serenamente morire di inedia. Ci fu un primo milione di morti, poi arrivarono fiumi di aiuti internazionali, fecero anche un disco, We are the world, grazie al quale una serie di cantanti raccolse aiuti. I fondi furono talmente tanti che sommersero l'Etiopia e anche se più della metà li incamerarono i sovietici, la carestia fu bloccata.In Etiopia ho imparato un paio di cose. In primo luogo che tutto quello di disastroso che pensavo del comunismo era approssimato per difetto. In compenso ho scoperto l'Arca dell'alleanza e la Regina di Saba. L'Etiopia non è un solo un Paese meraviglioso, ha anche una religiosità sconvolgente ed è l'unica nazione africana ad avere una magnifica e plurimillenaria lingua scritta. Il luogo incantato dove le tre religioni monoteiste convivevano, ora però non esiste più. Gli ebrei sono andati in Israele, che li ha portati al sicuro, i cristiani stanno cedendo davanti all'islam.Io, in quel periodo libera pensatrice praticante, assolutamente convinta che la religione cristiana, anzi ebraico-cristiana, fosse un po' superata e comunque se ne potesse fare a meno, per la prima volta ho inciampato nei Dieci comandamenti, nella legge di Dio. Anzi, ho inciampato nell'Arca dell'alleanza, rappresentata in milioni di affreschi in ogni casa e su ogni capanna.Della Regina di Saba, dicevamo, si parla nella Bibbia, nel Corano e nel Kebra Nagast, dove si narra che Menelik trafugò l'Arca dell'alleanza portandola in Etiopia. Io però preferisco la versione che mi hanno raccontato e che si intreccia con una grande storia d'amore che può insegnarci molto. L'Arca dell'alleanza si troverebbe tuttora in Etiopia, nella cattedrale Nostra signora Maria di Sion. L'amarico e il tigrino, le due principali lingue dell'Etiopia, sono lingue semitiche, dunque una popolazione semita sicuramente superò il Mar Rosso. Sono tutti indizi che accompagnano la nostra storia.La Regina di Saba, scura e bellissima, come dice di sé stessa nel Cantico dei cantici («Nigra sum sed formosa») andò nella reggia del re Salomone affascinata dalle voci sulla sua saggezza, a conferma che le donne si innamorano del fascino degli uomini, non dei loro corpi. Perciò, sia detto per inciso, se siete maschi risparmiate i soldi della lampada e della depilazione laser, leggetevi piuttosto la Divina commedia o Shakespeare. «tu non prendermi» Ma come narrano in Etiopia, nei villaggi, sull'altopiano di Giuda, alla Regina di Saba non interessava soltanto la saggezza di Salomone, voleva anche altro. La regina arrivò al suo cospetto dopo avere attraversato il mare e il deserto. «Sono venuta per la tua saggezza, sono venuta per le tue parole. Tu non prendermi», ingiunse lei. Come saluto lascia un po' perplessi. L'impressione è che lei volesse proprio essere presa, ma voleva anche vedere quanto Salomone era in gamba a sedurla. In effetti sembra un invito alla seduzione. «Io non ti toccherò regina del Sud, a meno che tu non prenda qualcosa dalla mia reggia senza il mio consenso», rispose lui. Dopo di che le offrì il cibo più ricco di sale e di spezie che potesse essere cucinato, senza che ci fosse dell'acqua.Secondo inciso: per un uomo è sempre un atto di seduzione sfamare una donna. Le scimmie antropomorfe, con cui abbiamo una parte consistente di patrimonio genetico in comune, sono creature dove cacciano solo i maschi e dopo aver cacciato offrono le loro prede alle femmine, ancora pieni delle scorticature e delle ferite che si sono procurati per cacciare. Allo stesso modo, per sedurre una donna, oltre a leggere Dante o Shakespeare (ma non accontentatevi di qualcosa meno di Melville o rimorchierete solo sciacquine) invitatela a cena. A essere fondamentale è il linguaggio, non il costo del menù, che dovrete obbligatoriamente pagare voi, perché il denaro è metafora del territorio e voi dovete occupare il territorio. «Mia signora, potete farmi l'onore di accompagnarmi al McDonald's questa sera?». Imparate il linguaggio alto.Un uomo inoltre paga sempre il conto: è etologicamente corretto, su questo punto non ci sono santi. Dopo di che imparate a guadagnare denaro: il denaro è l'evoluzione del concetto etologico del territorio. Un uomo che mi offre il suo denaro mi sta offrendo il territorio, il coraggio e il sangue che gli è costato conquistarlo. L'unica cosa più importante del denaro è il linguaggio.Posso tollerare un uomo povero solo se è straordinario quando parla. Povero, depresso e incapace di usare i congiuntivi non se lo prenderebbe nessuna: non diciamo idiozie. Se siete poveri, siate brillanti, straordinari e che ogni vostra parola sia un dono. Si può perdonare a un uomo che non abbia denaro, purché lui se lo faccia perdonare. E allora la vostra Regina di Saba traverserà il mare per venire fino da voi e voi renderete la vostra reggia un labirinto perché lei possa trovare il vostro letto.Torniamo alla storia. Dopo aver mangiato il cibo salato offertole da Salomone, durante la notte la Regina di Saba si svegliò in preda alla sete, ma il Re aveva predisposto che l'unica brocca di acqua in tutta la reggia fosse nella propria stanza. Quindi lei, assetata, arrivò nella camera del re cercando l'acqua e la bevve, cioè prese una cosa nella sua casa senza averla chiesta e quindi lui poté averla.l'arca dell'alleanza Questa storia in cui una donna attraversa il mare e il deserto per arrivare da un uomo e gli chiede di non essere toccata, in cui un uomo promette di non toccarla a meno che lei non prenda qualcosa senza il suo consenso e in cui la donna attraversa tutta la reggia per arrivare al suo letto, è la più strepitosa seduzione simmetrica che abbia mai letto. Nota per gli eventuali aspiranti scrittori erotici: non è necessario descrivere troppo per creare tensione.Ma che cosa c'entra il loro amore con l'Arca? I due si sono uniti e l'amore ha creato la vita nel ventre della Regina, il principe Menelik, il figlio della Regina del Sud e del grande Re. Questo bambino non avrebbe potuto essere ebreo perché per essere ebrei occorre essere figli di madre ebrea. Ma la definizione di ebreo è qualcuno legato a Dio dall'alleanza. Il re Salomone quindi donò alla Regina di Saba l'Arca dell'alleanza, perché lei la portasse sull'altopiano di Giuda, dove ora è conservata. Gli etiopi sarebbero stati ebrei perché avrebbero avuto l'Arca dell'alleanza, gli ebrei nella terra di Israele sarebbero stati ebrei perché figli di madre ebrea. Sappiamo che l'Arca dell'alleanza scompare dalla Bibbia. Non è più nominata, nessuno sa che fine abbia fatto. Pare sia nei sotterranei della cattedrale Nostra signora Maria di Sion, sull'altopiano di Giuda, e sembra sia un oggetto pericoloso e magnifico.Recita il Cantico dei cantici: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la gelosia: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l'amore nè i fiumi travolgerlo». Il Cantico dei cantici ha una meravigliosa valenza metaforica, che parla dell'amore sacro per Dio e insieme parla dell'amore sacro tra un uomo e una donna, che diventano insieme artefici della creazione generando la vita. Dobbiamo ritrovare l'Arca.
Il Carroccio inchioda i sindacati: «Sette mobilitazioni a novembre e dicembre. L’80% delle proteste più grosse si è svolto a ridosso dei festivi. Rispettino gli italiani».
È scontro politico sul calendario degli scioperi proclamati dalla Cgil. La Lega accusa il segretario del sindacato, Maurizio Landini, di utilizzare la mobilitazione come strumento per favorire i cosiddetti «weekend lunghi», sostenendo che la maggioranza degli scioperi generali indetti nel 2025 sia caduta in prossimità di giorni festivi o di inizio e fine settimana.
Giorgia Meloni (Ansa)
L’inquilina del Nazareno prova ad attaccare il premier: «Aiuta i più ricchi». Il leader del M5s però la lascia sola a inseguire Maurizio Landini: «Imposta non all’ordine del giorno». Idea della Lega: flat tax al 5% per gli under 30.
Non pare vero alla sinistra di avere ora un modello Oltreoceano a cui ispirarsi. La vittoria di Zohran Mamdani a New York, con la sua ricetta di tassare i ricchi, ha ridato forza alla Cgil per riaprire il dibattito sulla patrimoniale. Il tema che fa parte del Dna della sinistra torna ciclicamente, fa capolino ogni volta che c’è da cannoneggiare una manovra economica considerata poco generosa con i ceti meno abbienti. E il programma con cui Mamdani è riuscito a conquistare la Grande Mela, che ha come pilastro un prelievo sui grandi patrimoni, è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, l’ha colta al volo e, cavalcando l’ondata di entusiasmo che il neo sindaco ha scatenato nella sinistra, ha ritirato fuori dal cassetto la proposta di una patrimoniale. Ovvero, un contributo straordinario dell’1% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. Secondo il sindacato, garantirebbe entrate fino a 26 miliardi di euro da destinare a sanità, scuola e lavoro. Il retropensiero di Landini è che se la proposta ha mietuto consensi nella capitale americana del business, si può rilanciarla in Italia, dove i soldi scarseggiano e la coperta dei finanziamenti è sempre corta. Tanto più che, secondo la narrazione del sindacalista, il governo si appresterebbe a stornare le poche risorse disponibili dalla sanità alle spese militari.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.





