Le Firme

Palestinesi fregati. La gran parte del denaro ricevuto veniva girata agli attentatori
Il presidente della comunità palestinese Mohammad Hannoun (Ansa)

Il 71% dei fondi usato per scopi non umanitari. Dalle intercettazioni emerge un piano chiaro: «Noi ci sacrifichiamo con i soldi, loro col sangue». Ieri sequestrato 1 milione in contanti in case e sedi delle associazioni islamiste.

Sette milioni di euro. È questa la cifra che, camuffata da beneficenza per il popolo palestinese, sarebbe partita dall’Italia per Hamas, l’organizzazione terroristica responsabile della strage del 7 ottobre. Un flusso di denaro che, per gli investigatori della Digos di Genova, del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza e del Nucleo speciale di polizia valutaria (coordinati dalla Procura di Genova e dalla Direzione nazionale Antimafia), avrebbe alimentato direttamente un sistema criminale con finalità di terrorismo internazionale. Tramite tre sigle: l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, fondata a Genova nel 1994 (dal 2007 avrebbe movimentato 800.000 euro solo per il suo funzionamento); l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese-Organizzazione di volontariato, costituita nel 2003; e la più recente «Associazione benefica La Cupola d’Oro», aperta a Milano, in via Venini, nel dicembre 2023 con l’obiettivo di sostituire le associazioni genovesi, ormai troppo attenzionate.

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La Cgil oltraggia ancora Ramelli
Maurizio Landini (Ansa)
Il sindaco leghista di Nardò Pippi Mellone vuole intitolare una scuola allo studente ucciso, ma la sigla di Maurizio Landini si oppone: «Un neofascista». Vandalizzata pure la targa di Norma Cossetto.

A distanza di cinquant’anni, la storia è ormai nota. Sergio Ramelli è uno studente dell’istituto Molinari di Milano. È un ragazzo come tanti. Gioca a pallone e tifa Inter. Ha i capelli lunghi, come molti suoi coetanei di sinistra. Anche se lui, però, milita nel Fronte della gioventù del Movimento sociale italiano. È coraggioso, Sergio. Riceve diverse minacce, è costretto a cambiare scuola. Ma non si ferma. Scrive un tema sulle Brigate rosse che gli costerà un’aggressione (il 13 marzo 1975) che lo porterà alla morte dopo 47 giorni di agonia (il 29 aprile di quello stesso anno). A distanza di cinquant’anni la sua figura dovrebbe ormai essere ricordata da qualsiasi partito politico. Un morto di destra dovrebbe valere come uno di sinistra. A distanza di cinquant’anni, il sindaco di Nardò, Pippi Mellone (Lega), ha deciso di dedicare una scuola a Ramelli.

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Il record di Zalone è l’incubo dei radical chic
Checco Zalone (Ansa)
«Buen camino», commedia politicamente scorrettissima, fa il botto: 5,6 milioni di incasso al debutto (78,8% del totale). E oltre 680.000 persone nelle sale a Natale. Il comico pugliese brucia il colossal «Avatar»: l’ipocrisia ha rotto, gli italiani vogliono ridere.

erano alte ma il risultato ha superato ogni rosea previsione: con questa commedia diretta da Gennaro Nunziante e distribuita da Medusa, Zalone ha superato sé stesso conquistando il 78,8% della platea complessiva (680.000 persone nelle sale): nel 2016 Quo Vado, uscito il primo gennaio, aveva raggiunto il 65,6%, mentre nel 2020, con Tolo Tolo, uscito sempre il primo gennaio, si era assicurato il 75,7%. Il successo di Buen Camino è stato omogeneo su tutto il territorio nazionale e ha trainato l’intero comparto: era da 14 anni che, nel giorno di Natale, il mercato cinematografico non superava i 7 milioni di euro d’incasso.

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E meno male che Leone XIV c’è: mostra l’eterno dentro un presepe
Papa Leone XIV (Ansa)
Il Papa riesce a tenere nella Chiesa conservatori e innovatori. E non si vergogna del Bambinello, oggi svilito pure dai preti.

Grazie a Dio, l’uomo dell’anno è un testimone dell’Eterno. Si chiama Robert Francis Prevost ma è più riconoscibile con la criniera di Leone XIV, Pontefice venuto dagli Stati Uniti, addirittura da Chicago. Il primo Papa statunitense, quasi in contemporanea con Donald Trump alla Casa Bianca. È salito al soglio di Pietro nell’anno che sta finendo ed è la novità più consolante che sia apparsa a Roma e non solo. I messaggi più sensati, quest’anno, li ha mandati lui, non solo sul piano della fede e della cristianità, ma anche del buon senso, della vita sociale e della pace tra i popoli.

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«La Verità» non ha padroni né padrini. Perciò non fa sconti nemmeno agli amici
Alessandro Giuli (Ansa)
Stupiscono le critiche di Alessandro Giuli a Marcello Veneziani. Aderire a un’area culturale non impedisce di biasimare il governo quando sbaglia.

Sono trascorsi quasi dieci anni da quando insieme con un pugno di giornalisti ho dato vita alla Verità. Allora a spingerci a fondare un nuovo quotidiano, mentre gran parte della stampa incontrava difficoltà a far quadrare i bilanci, fu la voglia di indipendenza. Molti di noi avevano un posto di lavoro sicuro, mentre altri non avrebbero fatto fatica a trovarlo se appena avessero avuto intenzione di cercarlo. Invece scelsero di partecipare a un’avventura, con uno spirito pionieristico, per non avere né padroni né padrini, per non dover rendere conto a nessuno se non ai lettori, pochi o tanti che fossero. Credo di poter dire che in quasi dieci anni, ovvero nelle oltre 3.300 edizioni della Verità, non siamo mai venuti meno ai propositi dei primi giorni.

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