Le Firme

Il silenzio imbarazzato di chi sfilava con loro
Laura Boldrini e Nicola Fratoianni (Ansa)
La sinistra ha sempre girato a braccetto con soggetti in odore di rapporti con le milizie. Adesso però sono spariti tutti...

Più passano le ore, anzi i giorni, e più diventa imbarazzante il silenzio degli amici di Mohammad Hannoun. Ma come? Fino all’altro ieri erano sempre pronti a sposarne la causa, facendosi fotografare al suo fianco, ben lieti di abbracciarne la lotta per la Palestina libera, invocando una soluzione per Gaza e una condanna per genocidio nei confronti di Israele. E ora che l’architetto giordano è finito in manette, con l’accusa di aver finanziato i terroristi di Hamas e di essere a capo di un’associazione che agiva da collettore di fondi per il movimento armato dei fondamentalisti islamici, i compagni di piazza e piazzate che fanno? Si voltano dall’altra parte, facendo finta di niente, anzi di non conoscerlo?

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Icona erotica, diva ribelle, destrorsa. La dea irraggiungibile esce di scena
Brigitte Bardot (Ansa)
Star planetaria con «Piace a troppi» (1956) e interprete di 49 pellicole, B.B. se ne va all’età di 91 anni. Sensuale e controversa, stregò il mondo sdoganando il bikini. All’apice della carriera, si ritirò per dedicarsi agli animali.

Una parigina, Femmina, La ragazza del peccato A briglia sciolta Piace a troppi, ma se La sposa troppo bella vive Amori celebri, la Vita privata è Tradita e se dice La verità attira Il disprezzo.

Si potrebbe ricostruire unendo i titoli dei suoi film più celebri la vita, anzi, la parabola di Brigitte Bardot, di cui ieri la Fondazione a lei intitolata ha annunciato la morte senza specificare luogo e data. Il cinema mondiale, la Francia e i ribelli al perbenismo piangono la sua scomparsa. «Ringrazio quanti mi hanno sinceramente e profondamente amata: essendo in pochi, si riconosceranno», si legge nella prima pagina della sua autobiografia (Mi chiamano B. B.) dedicata ai genitori Pilou e Toty e al figlio Nicolas. «Ringrazio coloro che mi hanno insegnato a vivere a calci nel sedere, che, tradendomi e approfittando della mia ingenuità, mi hanno spinto sull’orlo di un abisso di disperazione da cui sono scampata per miracolo.

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Dalla Boldrini a Dibba e Fratoianni. Tutti gli amici del cassiere di Hamas
Nicola Fratoianni (Ansa)
Anche se il suo nome era presente nelle liste nere del mondo intero, l’architetto giordano veniva coccolato da Pd, M5s e Avs, che lo hanno portato alla Camera. Giorgia Meloni: «Soddisfazione per un’operazione complessa».

La rete di Mohammad Hannoun in Italia era vasta e radicata ma non negli ambienti dell’estremismo islamico come si potrebbe immaginare, ma all’interno della politica e delle istituzioni del nostro Paese. A sinistra in molti addirittura vantavano l’amicizia con l’architetto giordano accusato dai servizi israeliani e adesso anche dall’Italia, di raccogliere fondi per finanziare Hamas. Non un fulmine a ciel sereno perché l’uomo è stato al centro di altre indagini per le attività di raccolta fondi destinate alle famiglie dei kamikaze palestinesi.

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Palestinesi fregati. La gran parte del denaro ricevuto veniva girata agli attentatori
Il presidente della comunità palestinese Mohammad Hannoun (Ansa)

Il 71% dei fondi usato per scopi non umanitari. Dalle intercettazioni emerge un piano chiaro: «Noi ci sacrifichiamo con i soldi, loro col sangue». Ieri sequestrato 1 milione in contanti in case e sedi delle associazioni islamiste.

Sette milioni di euro. È questa la cifra che, camuffata da beneficenza per il popolo palestinese, sarebbe partita dall’Italia per Hamas, l’organizzazione terroristica responsabile della strage del 7 ottobre. Un flusso di denaro che, per gli investigatori della Digos di Genova, del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza e del Nucleo speciale di polizia valutaria (coordinati dalla Procura di Genova e dalla Direzione nazionale Antimafia), avrebbe alimentato direttamente un sistema criminale con finalità di terrorismo internazionale. Tramite tre sigle: l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, fondata a Genova nel 1994 (dal 2007 avrebbe movimentato 800.000 euro solo per il suo funzionamento); l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese-Organizzazione di volontariato, costituita nel 2003; e la più recente «Associazione benefica La Cupola d’Oro», aperta a Milano, in via Venini, nel dicembre 2023 con l’obiettivo di sostituire le associazioni genovesi, ormai troppo attenzionate.

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La Cgil oltraggia ancora Ramelli
Maurizio Landini (Ansa)
Il sindaco leghista di Nardò Pippi Mellone vuole intitolare una scuola allo studente ucciso, ma la sigla di Maurizio Landini si oppone: «Un neofascista». Vandalizzata pure la targa di Norma Cossetto.

A distanza di cinquant’anni, la storia è ormai nota. Sergio Ramelli è uno studente dell’istituto Molinari di Milano. È un ragazzo come tanti. Gioca a pallone e tifa Inter. Ha i capelli lunghi, come molti suoi coetanei di sinistra. Anche se lui, però, milita nel Fronte della gioventù del Movimento sociale italiano. È coraggioso, Sergio. Riceve diverse minacce, è costretto a cambiare scuola. Ma non si ferma. Scrive un tema sulle Brigate rosse che gli costerà un’aggressione (il 13 marzo 1975) che lo porterà alla morte dopo 47 giorni di agonia (il 29 aprile di quello stesso anno). A distanza di cinquant’anni la sua figura dovrebbe ormai essere ricordata da qualsiasi partito politico. Un morto di destra dovrebbe valere come uno di sinistra. A distanza di cinquant’anni, il sindaco di Nardò, Pippi Mellone (Lega), ha deciso di dedicare una scuola a Ramelli.

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