
Oggi si celebra la Giornata indetta dalla Cei per non dimenticare gli effetti della 194. La ferita è aperta e le linee guida del ministro uscente sulla Ru486 la rendono più sanguinosa. Dal nuovo governo serve un altro approccio.È dal 1978 che, con la legalizzazione dell'aborto, si è aperto in Italia un nuovo fronte e una nuova tensione tra cattolici e laici. Ma anche, più in generale, tra pro life (per la tutela della vita umana dal concepimento) e pro choice (per la libera scelta della donna).Oggi, domenica 7 febbraio, si celebra la quarantatreesima Giornata per la vita indetta dalla Conferenza episcopale italiana, per ricordare che il tempo non cancella e non cancellerà mai una ferita aperta e sanguinante alla dottrina degli autentici diritti umani. E che una legge così ingiusta e avversa al bene comune come la 194, non diventa migliore con lo scorrere delle stagioni e delle acque del Tevere.Qui vorrei ricordare le tante belle iniziative che la legalizzazione dell'aborto, voluta in primis dai radicali Marco Pannella ed Emma Bonino, ha prodotto come risposta nel fronte opposto. Il male in effetti resta male anche quando causa del bene; ma il bene che si è compiuto a causa di una legge «integralmente iniqua» (Giorgio La Pira) va conosciuto, apprezzato e valorizzato.Ebbene, il Movimento per la vita fondato da Carlo Casini (1935-2020), e oggi portato avanti dalla figlia Marina, è stato il protagonista delle iniziative pro life in Italia dagli anni Settanta a oggi. E in mezzo secolo di storia ha potuto realizzare tantissime opere meritorie. Aprendo per esempio oltre 300 Cav (Centri di aiuto alla vita) in tutto il territorio nazionale. Cav che hanno avuto in primo luogo il ruolo di mantenere accesa la fiammella della lotta e della speranza in tutti coloro che credono nel valore sacro della vita, dal concepimento sino alla morte naturale. Incluse numerose donne pentitesi di aver abortito o di aver sostenuto la «cultura della morte» come la chiamò, senza paura di scioccare, Giovanni Paolo II.In seguito è sorto il Progetto Gemma, per il sostegno economico e morale, con una vicinanza piena di affetto e di comprensione, verso donne in difficoltà e tentate dal ricorso all'aborto. Così, secondo i dati del Progetto, sono stati salvati oltre 24.000 bambini. Di cui, un'Italia afflitta da una inconcepibile denatalità, ha e avrà sempre più bisogno.Lo scandalo, purtroppo non ancora azzerato, dei neonati abbandonati nei cassonetti ha causato una risposta nuova, che invera una tradizione antica e medievale. Ovvero le Culle per la vita, edizione aggiornata delle Ruote degli esposti. In cui, per imponderabili difficoltà della famiglia, il bambino viene lasciato subito dopo la nascita, in attesa di adozione. L'iniziativa fu dovuta all'impareggiabile figura di Giuseppe Garrone (1939-2011), fondatore del Mpv di Casale Monferrato e protagonista eroico della battaglia pro life in Italia.Tra le ultime novità di questa piccola epopea - che ricorda lo scontro tra Davide e il gigante Golia - spicca la Marcia per la vita che si tiene a Roma e che questo maggio vedrà la sua decima edizione. La Marcia è un'ottima occasione per mostrare alla politica, alla medicina ufficiale, ma anche alla confusa e distratta opinione pubblica, che il valore della vita non si attenua con il tempo e anzi oggi è avvertito da moltissimi giovani. I quali, lontani dai furori ideologici degli anni Settanta e dalle assurdità del femminismo più estremista, sanno bene che quel «grumo di cellule», come lo chiamava la Bonino, è ciò che ha dato origine a me e a te. E senza il quale non ci sarebbe umanità sopra la terra.Giovanni Paolo II, nell'enciclica Evangelium vitae del 1995, paventava la nascita di un «nuovo ordine mondiale» anti vita, che avrebbe causato a poco a poco la perdita di tutti i più nobili valori umani, come la pazienza davanti alla malattia, il sacrificio in nome del bene comune, la tutela dell'essere umano da possibili manipolazioni tecniche e scientifiche per scopi non etici.Per il Pontefice, la questione dell'aborto stava al centro della questione bioetica, e la questione bioetica resta il nucleo portante della più vasta questione antropologica e politica. Ma quando diceva queste cose, il Papa polacco generava irrisione e compassione nei cosiddetti sapienti della cultura e negli intellettuali laici.Eppure, da papa Francesco, che chiama «sicari» i medici abortisti, a Joe Biden, cattolico ma pro choice, dall'eutanasia per i bambini disabili in Belgio e Olanda, sino alle decisione di morte prese da certi ospedali ai danni di persone giudicate «senza valore», siamo ancora in mezzo a un dibattito che non finirà mai. Si pensi anche alla recente legalizzazione dell'aborto in Argentina, malgrado una vastissima opposizione popolare; alle linee guida del ministro Roberto Speranza sulla pillola Ru486 per l'aborto a domicilio (che il nuovo governo si troverà sul tavolo e, in base alla sua composizione, speriamo potrà fermare); alla legge bioetica di monsieur Emmanuel Macron,che vorrebbe cancellare l'obiezione di coscienza di medici e personale sanitario.Eppure oggi vediamo al computer e conosciamo meglio di ieri l'identità e la vitalità del feto. Il quale una sola cosa vorrebbe dire, se potesse esprimersi: voglio nascere!Solo una nuova presa di coscienza collettiva sulla sacralità della vita umana, di ogni vita umana, potrà riparare ed espiare il crimine inaudito della legalizzazione dell'aborto negli Stati di diritto. E restituirci il vero senso della democrazia come governo di tutti in favore di ciascuno, senza eccezioni possibili.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
- La Corte d’appello di Bologna ha disposto la consegna di Sehrii Kuznietsov, l’ucraino accusato di aver danneggiato il gasdotto nel 2022. Crosetto: «Disponibili su Samp-T e aerei radar». M5s e Calenda esortano il governo al confronto in Aula su «Sentinella Est».
- Invasione nazista, Berlino secca: «Soldi alla Polonia? Storia chiusa». Merz: «Ma siamo al fianco di Varsavia». Presto possibile vertice Trump-Zelensky.
Lo speciale contiene due articoli.
Ansa
- Massiccia invasione via terra e raid con droni ed elicotteri. Crosetto: «Decisione sbagliata». Il Papa chiama il parroco Romanelli: «Preoccupato». Ira dei parenti degli ostaggi: «Così Netanyahu li uccide».
- Mobilitazione indetta per venerdì. Liti nella Flotilla, Greta lascia il direttivo e cambia imbarcazione. Il dem Scotto, in navigazione: «Sempre in contatto con la Farnesina».
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13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
Schierati da poco in Estonia, gli F-35 italiani hanno avuto una parte importante nell’intercettazione di velivoli russi e nel pattugliamento in seguito allo sconfinamento dei droni di Mosca in territorio polacco. Da agosto l’Aeronautica italiana è al comando della Baltic Air Policing.
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La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi