2018-11-23
360 milioni di fatturato valgono bene le scuse in cinese di D&G
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I due stilisti italiani hanno lanciato un video messaggio di scuse dopo le critiche ricevute in Cina per lo spot del loro evento a Shanghai.Quando ci sono di mezzo 360 milioni di euro, cioè il 30% del fatturato, anche gli stilisti più altezzosi chiedono scusa. Dopo la bufera per lo spot razzista e sessista, con il conseguente annullamento della mega sfilata di Shanghai e il boicottaggio sulle piattaforme ecommerce cinese, gli stilisti Dolce&Gabbana si sono scusati pubblicamente in un video diffuso sulla piattaforma video dell'app social WeChat, promettendo che quanto avvenuto non si ripeterà mai più in futuro. «In questi giorni abbiamo ripensato moltissimo, con grande dispiacere, a tutto quello che ci è successo e a quello che abbiamo causato nel vostro Paese e ci scusiamo moltissimo», si è giustificato nel video lo stilista Domenico Dolce, al limite delle lacrime, a fianco del cofondatore della maison Stefano Gabbana. «Le nostre famiglie ci hanno sempre insegnato a rispettare le varie culture di tutto il mondo e per questo vogliamo chiedervi scusa se abbiamo commesso degli errori nell'interpretare la vostra».Il compare Gabbana, con il volto contrito e gli occhi lucidi (chi lo ha mai visto così prima?!?), ha aggiunto: «Vogliamo anche chiedere scusa a tutti i cinesi nel mondo, perché ce ne sono molti, e prendiamo molto seriamente questa scusa e questo messaggio». Speriamo. «Siamo sempre stati molto innamorati della Cina: abbiamo visitato moltissime città, amiamo la vostra cultura e certamente abbiamo ancora molto da imparare. Per questo ci scusiamo se abbiamo sbagliato nel nostro modo di esprimerci», ha proseguito Dolce. Ma proviamo a ricostruire la vicenda.Lunedì è stata lanciata dalla casa di moda italiana una campagna social di tre video in cui si vede una modella dai tratti asiatici intenta a mangiare cibo italiano con la bacchetta. I classici spaghetti, la pizza e un bel cannolo siciliano, il tutto per promuovere la sfilata di Shanghai con gli hashtag "DGLovesChina" e "DGTheGreatShow". Peccato che la scelta sia stata recepita dai cinesi come una grande offesa, che li vede imbrigliati in uno stereotipo dei peggiori: rosso in ogni dove, musiche da folclore pop, lanterne tipiche, tanto per sottolineare l'ovvio. E poi il colpo di coda sessista: nel video si sente una voce maschile fuori campo che suggerisce alla ragazza: «È troppo grande per te? (sic)», riferendosi al cannolo, dicono. I video a quel punto nel giro di un giorno sono stati rimossi dal popolarissimo social media Weibo, ma non è finita. Perché a mettere ancora di più nei guai la coppia di designer è arrivato Diet Prada, un accountInstagram molto seguito e temutissimo dalle case di moda, e che non aveva risparmiato critiche alla campagna video. Una collaboratrice di quell'account, tale Michaela Tranova, ha pubblicato gli screenshot di messaggi privati tra lei e Stefano Gabbana, rivelando una serie di messaggi in cui quest'ultimo insultava la divisione cinese della sua azienda per aver cancellato i video dai social network cinesi, e poi anche la Cina nazione: «D'ora in poi dirò in tutte le interviste che faccio che la Cina è un paese di merda» (aggiungendo anche le emoticon corrispondenti) e poi «Cina ignorante, sporca e puzzolente». Ovviamente gli screenshot della conversazione sono stati condivisi su Weibo migliaia di volte, portando addirittura molte celebrità cinesi a dichiarare di non voler più partecipare alla sfilate (poi annullata). Stefano Gabbana si è subito giustificato dicendo di non essere stato lui a scrivere quei messaggi, ma un (fantomatico?) hacker, che gli avrebbe bucato il profilo Instagram. Però in tanti nella moda che lo conoscono confermano che non sia nuovo a critiche (e insulti) rivolti a chi non gli sta a genio (ricordiamoci dei suoi video derisori nei riguardi dei prodotti Carpisa, per fare un esempio). Come dicevamo, i prodotti del marchio sono spariti dalle piattaforme di ecommerce già dalla tarda serata di mercoledì e il boicottaggio si sta consumando sui tre colossi cinesi di settore: Tmall, JD.com e Suning, ma anche sui cross-border NetEase, Kaola e Ymatou, e compagnie delle vendite online di lusso come Vip.com e Secoo, e Yhd.com.Tornando al video di scuse, Stefano Gabbana ha promesso: «Faremo tesoro di questa esperienza […] anzi, proveremo a fare di meglio, e rispetteremo la cultura cinese in tutto e per tutto. Dal profondo del nostro cuore vi chiediamo scusa», concludendo il messaggio, all'unisono con Dolce, con la parola cinese usata per chiedere scusa: «Duibuqi». Basterà per farsi perdonare? Non sembra, infatti anche questo video non è piaciuto ai cinesi. Basterà infine per tamponare le perdite economiche del marchio? Vedremo, perché intanto si registrano proteste in giro per le città del Celeste Impero, dove la casa di moda ha 44 boutique, di cui quattro solo a Shanghai.