2021-07-20
Via D'Amelio celebra i 29 anni della strage. «Borsellino vive ancora»
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Nel capoluogo siciliano ben tre manifestazioni in ricordo del magistrato. Presenti esponenti del Pd e della sinistra in generale. Da Enrico Letta fino a Leoluca Olrando. Alla cerimonia legata all'agenda rossa anche il presidente del Copasir, Adolfo Urso, che su un post ricorda l'incontro con Borsellino nel 1990: «Quando la mafia vuole ucciderti ti uccide comunque, con o senza scorta».Il 19 luglio del 2021 è stato il ventinovesimo anniversario della strage di Via D'Amelio nella quale perse la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Un fascio di luce tricolore ha avvolto l'albero di ulivo per ricordarlo, come voluto dal fratello Salvatore Borsellino e dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Diversi i momenti di ricordo del magistrato, a cui hanno partecipato le istituzioni locali, ma anche il segretario del Partito Democratico Enrico Letta come anche Maria Falcone, la sorella di Giovanni, il magistrato ucciso a Capaci sempre 29 anni fa. «In questo ventinovesimo anniversario della strage di Via D'Amelio tornano alla mente le immagini terribili dell'attentato, degli effetti devastanti dell'autobomba. Per chi ha vissuto quei giorni la memoria di quell'orrore è indelebile, ma conforta che il ricordo delle vittime resti vivo a dispetto del tempo passato e che sia diventato patrimonio di tutti, anche di chi quel giorno non era nato». A partecipare a tutti e tre gli appuntamenti è stato il presidente del Copasir Adolfo Urso. Alle 16.58, ora della strage si è tenuto il tradizionale minuto di silenzio. Alle 18 alla caserma Lungaro è stata conferita la cittadinanza onoraria della città di Palermo alla Polizia di Stato. Alle 20, infine, Urso ha partecipato alla fiaccolata in via D'Amelio. «In via d'Amelio a Palermo nel luogo del sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, qualcuno ricorda la partecipazione del giudice eroe ai convegni, la sua attività pubblica in cui cercava di far capire come fosse importante sconfiggere la mafia anche sul piano culturale e civile» ha scritto Urso su Facebook. «Ricordo quando nel settembre del 1990, lo intervistai in un meeting nazionale della giovane destra ad Ortigia. Con lui vi era Beppe Tricoli, suo grande amico con cui si era forgiato negli anni universitari. Dopo il meeting, ci fermammo a pranzo in una trattoria nella piazza del Duomo, era ancora una giornata assolata ed i più avevano preferito trovare rifugio in spiaggia». Continua Urso: «Ad un certo punto, Borsellino disse alla scorta di fare rifornimento "così poi rientriamo a Palermo senza fare sosta". Io lo guardai e mi venne spontaneo chiedergli "ma non ha timore a rimanere solo senza scorta?", lui mi rispose senza titubanza: "quando la Mafia vuole ucciderti ti uccide comunque, con o senza scorta". Era il fatalismo del siciliano che prevaleva, fu preveggenza. Oggi sono stato a via d'Amelio due volte, prima alle 16.58, all'ora della strage, per il "minuto di silenzio" con i tanti ragazzi che esibivano l'"agenda rossa", a testimonianza di una verità ancora da raggiungere, e poi, alle 20, con i movimenti civili che da 29 anni organizzano la "fiaccolata per Paolo", il loro eroe, il nostro eroe. Tra i due eventi, nella caserma Lungaro ho assistito alla consegna della cittadinanza onoraria della città di Palermo al Corpo di polizia, in onore dei tanti caduti in servizio, mentre sullo schermo scorrevano le immagini di chi ha sacrificato la propria vita, donne e uomini che credevano nello Stato e che lo Stato dovrà sempre onorare e ricordare. Paolo vive anche per loro».
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)