2020-04-09
25 aprile da ridere, questa volta arrivano le brigate Covid-19
La nuova etichetta sul decrepito carrozzone è la lotta al morbo. È l'ultimo travestimento dopo la battaglia pro gay e l'inno all'Ue.Un minestrone di qualità, con un giro d'olio di frantoio visto che fra i promotori c'è il gastronomo Carlin Petrini. Ma pur sempre un minestrone. È l'ultima mutazione genetica del 25 aprile, che nell'era del coronavirus e delle semplificazioni culturali rischia di diventare un happening multimediale per la liberazione dal contagio. Un inno sanitario rap. Un luogo metafisico nel quale dovranno convivere tre temi: la lotta al nemico invisibile rappresentato dal virus, la lotta alle disuguaglianze socioeconomiche, l'affermazione (in nome di Greta Thurnberg) della questione ambientale, che come la rucola negli anni Novanta va bene con tutto. Lo annunciano con trionfalismo ed emozione i quotidiani La Repubblica e L'Avvenire che per primi spolverano i labari in smartworking. In teoria la festa dovrebbe ricordare la fine della Seconda guerra mondiale in Italia, il sacrificio di un popolo uscito a pezzi da quell'immane tragedia voluta dal fascismo, il ruolo simbolico dei partigiani accanto allo strapotere militare angloamericano che liberò il Paese. E nel suo significato primigenio dovrebbe avere un centro di gravità nelle parole unità e condivisione, spesso declinate dai capi di Stato del passato fino al timido Sergio Mattarella. Traduzione senza infingimenti anche per chi chiacchiera di Resistenza senza avere mai letto Renzo De Felice: unità come pietas per gli sconfitti della guerra civile (soprattutto 75 anni dopo) e condivisione nel supremo valore della comune idea di patria.Niente di tutto ciò. Il prossimo 25 aprile sarà un appuntamento solidale intitolato #iorestolibero, un evento web più una raccolta fondi con i suoi aspetti di nobiltà per sostenere la Caritas italiana e la Croce Rossa, impegnate in prima linea in questi due mesi di micidiale pandemia. Le donazioni dovranno passare attraverso il sito 25aprile2020.it collegato alla piattaforma GoFundMe. La destinazione della beneficenza sarà controllata da un comitato di garanti di area progressista: l'ex magistrato Giancarlo Caselli, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, l'economista Enrico Giovannini, la sindacalista Morena Piccinini e l'ex presidente dell'Inps Tito Boeri, noto per avere realizzato la piattaforma online protagonista qualche giorno fa dello showdown più spettacolare del pianeta. Tra i primi firmatari dell'iniziativa stelle e stelline del demi monde: Maria De Filippi, Eleonora Abbagnato, Stefano Accorsi, Enzo Iacchetti, Vittorio Agnoletto, Enzo Arbore, Corrado Barazzutti, Enrico Mentana, Michele Santoro, Marco Tardelli, Alex Zanotelli. La beneficenza è un valore assoluto, soprattutto in aiuto a chi lavora duro e a chi soffre in un momento così drammatico. Ma è un'opportunità quotidiana con mille occasioni nelle quali esprimersi al più alto livello sociale. Molti dei donatori sono probabilmente ignari di un fatto: questo 25 aprile, come spiega Il Manifesto e auspica Michele Serra, darà inizio a «una nuova società partigiana». Cosa significhi è difficile da capire, a meno che alla Resurrezione religiosa di domenica (Gesù uscirà dal sepolcro in barba a ogni divieto) non si voglia proporne una laica e collettiva che attendiamo da mezzo secolo. Quello sì, sarebbe un miracolo.Nel tempo sembra che il 25 aprile sia diventato un contenitore multimediale nel quale poter cambiare tema a piacimento; una festa dell'Unità gestita dal Pd, da Leu e dalla Cgil con ogni tipo di stand, dalla salamella ai libri salvasgabello di Sandro Veronesi e Gianrico Carofiglio, dal comizio di Laura Boldrini a Garabombo. Dove c'è sempre qualcuno che dice, come gli organizzatori di questa edizione: «Sarà un 25 aprile di liberazione, il più grande dal dopoguerra».La trasformazione della festa della Liberazione è passata attraverso molte fasi. C'era una volta la stagione dell'apoteosi comunista, sostituita dopo il crollo del muro di Berlino con un più sobrio e solenne ritorno alla classicità condivisa. Nell'ultimo ventennio abbiamo assistito a una deriva psichedelica: il 25 aprile dei sindacati (e non sai se è già il primo maggio), quello degli immigrati, quello antiberlusconiano, antisovranista, poi il surreale 25 aprile arcobaleno Lgbt. Fino al paradosso supremo dell'anno scorso: il 25 aprile a favore dell'Europa a trazione tedesca, quella del quarto Reich. Ogni cavallo di battaglia della sinistra di lotta e di governo ha il suo 25 aprile privato. Ora si stagliano all'orizzonte le brigate Covid-19. Il partigiano Johnny avrebbe qualcosa da ridire e Giorgio Bocca non rinuncerebbe al suo sonoro «vadaviaiciap».Dopo aver lasciato violentare Bellaciao in chiave funky dalla chitarra scordata del ministro Roberto Gualtieri, entra in scena la «nuova società partigiana». Una catarsi epocale. Con la certezza da scettici blu che meschinità all'italiana, evasione fiscale, doppiopesismo, scalata alle poltrone e rincorse in aiuto del vincitore di turno, la faranno somigliare in modo impressionante a quella vecchia.