2024-12-31
Auto, dazi, metano: il 2025 parte già in salita
Donald Trump (Getty Images)
L’Ue riceverà il conto delle avventatezze green. Sullo sfondo, i diktat del tycoon Usa e l’incognita cinese.Si prospetta un 2025 difficile per l’Europa sul fronte energetico, dopo un 2024 già molto complicato.L’Europa dovrà fare i conti soprattutto con i danni provocati dal Green deal. Il settore dell’automobile, già in grave crisi, vedrà quasi certamente una serie di aggregazioni di vari operatori, per cercare di resistere alla concorrenza cinese. I dazi sulle auto elettriche cinesi imposti da Bruxelles nel 2024 avranno, probabilmente, scarso effetto, considerato che sono facilmente aggirabili e che le aziende cinesi stanno aprendo stabilimenti in Europa. Sarà avviata una revisione delle regole sulle emissioni degli autoveicoli, che eviterà le multe ma non toccherà il bando al 2035 per i motori endotermici. Tutto ciò non salverà il settore dell’auto europeo da un ridimensionamento robusto. Ma non è solo il settore dell’auto a preoccupare. Le regole sul Carbon border adjustment mechanism (Cbam) e sul sistema Ets (lo scambio di permessi di emissione) azzoppano la competitività delle aziende industriali europee, gravate di oneri e costi che ne deprimono la capacità di stare sui mercati mondiali. Dal 2026 le assegnazioni gratuite di permessi di emissione per alcuni settori saranno gradualmente eliminate, aggiungendo oneri pesanti all’industria manifatturiera. Alcuni Paesi, tra cui l’Italia, stanno spingendo per una revisione di queste regole, ma anche in questo caso non sarà una revisione a evitare nuovi disastri per la manifattura europea. Il 2025 sarà anche il primo anno di esercizio del nuovo sistema Ets 2, che colpirà dal 2026 i consumi di benzina delle automobili private e i consumi di gas per il riscaldamento domestico.Altro tema caldissimo è quello dei prezzi dell’energia elettrica in Europa. La crescita significativa della capacità di produzione a fonte rinnovabile (solare ed eolico) porta diversi squilibri sul mercato. Ad esempio, cresce il numero di ore in cui si verificano prezzi negativi, cosa che scoraggia gli investimenti in nuova capacità. Dall’altra parte, si verificano casi in cui, poiché mancano sole e vento, il mercato chiama a produrre le fonti convenzionali (gas e carbone) che chiedono prezzi altissimi, poiché diventano essenziali per la tenuta del sistema. È quanto accaduto il 12 dicembre scorso in Germania, quando il prezzo all’ingrosso dell’energia alle ore 17 ha toccato i 936 €/MWh.Per ovviare a questi inconvenienti, nel primo caso è necessario un intervento regolatorio, che probabilmente ci sarà nel 2025 e che alcuni Paesi come la Francia stanno già per adottare, che obbligherebbe i produttori da fonte rinnovabile a limitare la propria produzione onde evitare l’eccesso di offerta. Nel secondo caso servirebbero i celeberrimi accumuli, costosissime ed enormi batterie dalla capacità limitata che dovrebbero bilanciare il sistema. Nella realtà, nel 2025 difficilmente vedremo funzionare un sistema di questo tipo e i rischi sui prezzi rimarranno alti. Nel frattempo, la Germania da esportatore netto di energia elettrica è diventato importatore netto, con grandi quantitativi importati dalla Francia, una tendenza che proseguirà nel 2025.Un complicato dossier per l’Europa è il gas. La scadenza del contratto di trasporto a tre tra Russia, Ucraina e Unione europea porta con sé la fine del penultimo flusso di gas via gasdotto dalla Russia (l’altro è il Turkstream, che funziona a pieno regime). Quest’anno il gasdotto ucraino ha trasportato ancora circa 16 miliardi di metri cubi verso l’Europa (circa il 10% del volume totale che la Russia esportava in Europa sino al 2021). Di questi, 5,4 miliardi di metri cubi sono giunti in Italia. Ma la Russia esporta anche molto Gnl verso l’Europa, circa 20 miliardi di metri cubi nel 2024. L’affrancamento totale dalle forniture di gas dalla Russia, sbandierato come obiettivo da raggiungere al più presto possibile, è insomma ancora molto lontano. Ultimo, ma non ultimo, l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca costringe a fare i conti con un nuovo corso nelle relazioni con gli Stati Uniti. Trump ha direttamente minacciato di alzare i dazi se l’Europa non comprerà più Gnl americano per compensare il cospicuo surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti. Significherebbe rinunciare a tutto o parte del Gnl russo.Il tema dei rapporti tra Stati Uniti e Unione europea sarà di grande rilievo nel 2025 e negli anni seguenti. Così come quello dei rapporti tra Stati Uniti e Cina. Dal punto di vista commerciale, la questione principale con la Cina riguarda il forte surplus nei confronti degli Usa e dunque i dazi, che Trump ha dichiarato di non voler applicare solo alla Cina, ma a tutti quei Paesi che hanno surplus cospicui con gli Stati Uniti, Italia inclusa.Vi è poi la questione della guerra in Ucraina. Se è vero che Trump ha in mente un piano di pace fattibile, la situazione energetica in Europa potrebbe stabilizzarsi almeno per quanto riguarda il gas, ma molto dipenderà dallo status che assumerà l’Ucraina.Infine, Trump ha assicurato uno stop agli incentivi alle tecnologie green, compresa l’auto elettrica, che potrebbe portare a un arresto più o meno conclamato nella transizione americana. Il suo mandato dovrebbe partire sull’onda dello slogan coniato in campagna elettorale, «Drill, baby, drill», cioè un massiccio via libera alle trivelle negli Stati Uniti. Però, gli Usa sono già al massimo della produzione e un aumento di essa porterebbe a prezzi del petrolio più bassi, scoraggiando gli aumenti di produzione (ma mettendo anche in difficoltà i Paesi dell’Opec).Per concludere, resta la grande incognita cinese. L’andamento dell’economia del Dragone condiziona i mercati di tutto il mondo e ha diretta influenza sulle dinamiche energetiche. La Cina nel 2024 ha fatto registrare il record di consumi di carbone e nel 2025 difficilmente recederà da questo primato. Pechino privilegia la sicurezza energetica rispetto al green a tutti i costi. Il dominio del Paese asiatico sulle materie prime rappresenta un problema ancora poco considerato, che però nel 2025 assumerà contorni più chiari anche in Europa, che sarà costretta a ridimensionare i propri piani.
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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