2018-05-13
Martedì è l'ultimo giorno per rottamare le cartelle esattoriali
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In caso di procedimenti che vanno dal 1° gennaio 2000 al 30 settembre 2017, si ha tempo fino al 15 maggio per mettere in regola la propria posizione con l'Agenzia delle entrate e riscossione. Basta presentare domanda per aderire alla definizione agevolata: si dovrà saldare l'importo residuo ma senza sanzioni né interessi di mora. Grazie al provvedimento avviato nel 2016 sono confluiti nelle casse dello Stato 6,5 miliardi di euro, con il coinvolgimento di 1 milione e mezzo di contribuenti. Quest'anno il fisco punta ad almeno mezzo milione di richieste. Lazio e Lombardia le regioni più «attive». Se si sono ricevute cartelle esattoriali che vanno dal 1° gennaio 2000 al 30 settembre 2017, si ha tempo fino a martedì prossimo, 15 maggio, per mettere in regola la propria posizione con l'Agenzia delle entrate e riscossione. Come? Decidendo di presentare la domanda per aderire alla definizione agevolata. La definizione agevola consente a chi ha ricevuto cartelle e avvisi di pagamento di ottenere una riduzione delle somme da pagare. Si dovrà dunque saldare l'importo residuo del debito inizialmente richiesto ma senza le sanzioni e gli interessi di mora maturati nel tempo. Stesso ragionamento per le multe stradali. Se si presenta la domanda per aderire alla definizione agevolata non si andranno a pagare gli interessi di mora e le maggiorazioni previste dalla legge. Il fisco punta a ricevere almeno 500.000 richieste di 'definizione agevolata' per un totale di circa 3 milioni di cartelle da rottamare. Gli ultimi dati, riferiti alla fine di aprile, registravano 455.000 domande, con il Lazio in testa con circa 77.000richieste, seguita dalla Lombardia con 58.000 istanze. Per aderire alla definizione agevolata si può decidere di presentare la domanda online o compilando il modulo DA 2000/17 entro martedì. Se si sceglie dunque la modalità online si deve accedere al sito dell'Agenzia delle entrate e riscossione, accedere all'area pubblica o riservata e compilare il form «Fai.da.te». Il servizio sarà disponibile, in entrambe le area, fino alle 23.59 del 15 maggio 2018. Scaduto il termine, non si potrà più aderire alla rottamazione delle cartelle ricevute. Nel caso in cui non si voglia procedere con il format online si deve compilare il modulo «DA 2000/17» che si trova sul sito dell'Agenzia delle entrate, scegliendo la sezione «Definizione agevolata - rottamazione». Il modello deve essere inviato tramite posta elettronica certificata (Pec) unitamente a una copia della carta d'identità. In alternativa alla Pec si può presentare il modulo presso gli sportelli della propria Agenzia delle entrate e riscossione territoriale. Una volta compilata e inviata la domanda per aderire alla definizione agevolata, il percorso non è ancora finito, perché sarà l'Agenzia delle entrate a dover decidere se accettare o meno la richiesta. Le situazioni in questa caso sono due. La prima riguarda tutti i contribuenti che hanno presentato la richiesta di rottamazione per cartelle che vanno dal 1° gennaio al 30 settembre 2017. In questo caso il fisco invierà una comunicazione entro il 30 giugno 2018 dove comunicherà al contribuente se ha accettato o meno la sua richiesta. In caso positivo la comunicazione conterrà l'importo delle somme dovute, le scadenze e i bollettini da usare per il pagamento. In caso di risposta negativa l'Agenzia delle entrate specificherà il motivo per cui la richiesta di rottamazione non è stata accolta. Se la richiesta è stata accolta si potrà dunque decidere di pagare la somma richiesta in un'unica soluzione o in cinque rate di pari importo. La prima rata dovrà essere versata entro il 31 luglio 2018 e l'ultima entro il 28 febbraio 2019. Il secondo caso riguarda i contribuenti che hanno presentato la richiesta di rottamazione per cartelle che vanno dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2016. L'Agenzia delle entrate invierà una comunicazione entro il 30 settembre 2018 dove comunicherà se ha accettato o meno la richiesta. In caso di risposta positiva si può decidere se pagare il debito in una sola rata o in tre. In questa caso l'80% delle somme dovute deve essere versato nelle prime due rate. La prima entro il 31 ottobre e la seconda entro il 30 novembre 2018. Il restante 20% dovrà essere saldato in un'unica rata entro il 28 febbraio 2019. Caso particolare si ha se il contribuente non è in regola con il pagamento delle rate scadute al 31 dicembre 2016. In questo caso l'Agenzia delle entrate e riscossione invierà due comunicazioni. La prima arriverà entro il 30 giugno 2018 e conterrà l'ammontare delle rate scadute. Se si vuole beneficiare della rottamazione si deve dunque effettuare il pagamento dell'importo residuo delle rate, in un'unica soluzione entro il 31 luglio 2018. E compilare l'apposito modulo presente sul sito dell'Agenzia delle entrate e riscossione. Se si salda il conto passato il fisco invierà una seconda comunicazione entro il 30 settembre 2018 dove comunicherà se ha accettato la richiesta di rottamazione oppure no. In caso positivo il pagamento dovrà essere saldato in un'unica soluzione o in massimo tre rate. L'80% delle somme dovrà essere versato in due rate. La prima entro il 31 ottobre e la seconda entro il 30 novembre 2018. Il restante 20% dovrà essere saldato in un'unica rata entro il 28 febbraio 2019. Giorgia Pacione Di Bello <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/15-maggio-cartelle-esattoriali-2568182315.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-rottamazione-bis-funziona-a-meta-e-ai-comuni-portera-solo-pochi-spiccoli" data-post-id="2568182315" data-published-at="1760515419" data-use-pagination="False"> La rottamazione bis funziona a metà. E ai Comuni porterà solo pochi spiccoli Da sempre terra di localismi e campanili, l'Italia si mostra frammentata anche per quanto riguarda un servizio, la rottamazione delle cartelle esattoriali, che è utile a tutti: da un lato infatti consente ai cittadini di regolare le proprie pendenze con il fisco a condizioni agevolate, e dall'altro porta giovamento alle casse pubbliche. Tolte le imposte e le tasse dovute allo Stato per le quali l'Agenzia delle entrate procederà alla rottamazione bis, per quanto riguarda i tributi locali, quelli gestiti dai Comuni – Tari, Tasi, Tosap e multe stradali - la decisione è affidata alle giunte e non c'è un indirizzo univoco. Il termine per decidere se aderire o meno alla rottamazione bis delle cartelle esattoriali scadeva sabato 3 febbraio, con proroga a lunedì 5, e i Comuni italiani hanno continuato a procedere in ordine sparso. Per molte realtà, tra le quali grandi città capoluogo come Roma, Napoli, Genova, Palermo, Venezia e Perugia, la decisione è già stata presa a monte. Queste amministrazioni comunali hanno infatti scelto, a suo tempo, di aderire al servizio di riscossione effettuato da Ader, l'Agenzia delle Entrate-Riscossione che ha preso il posto della vecchia Equitalia. Le cartelle esattoriali riguardanti i tributi locali di questi Comuni sono quindi ricomprese di default nella rottamazione bis attuata dalla stessa Ader: di conseguenza i cittadini residenti in questi Comuni hanno la possibilità di usufruire del pagamento agevolato. Più complessa, invece, la situazione degli altri Municipiche hanno deciso di affidare la riscossione delle cartelle esattoriali a enti diversi dall'Ader, oppure di effettuarla in maniera autonoma. Sono queste le amministrazioni che dovevano deliberare se aderire o meno alla rottamazione bis. E qui si vedono le differenze territoriali con un'Italia divisa in due: un buon numero di Comuni del Nord ha infatti deciso di non aderire alla rottamazione, mentre nelle Regioni meridionali diverse amministrazioni locali hanno optato per questa possibilità. Con aspettative molto diverse: ad esempio a Taranto si stima che l'evasione per le sole contravvenzioni stradali sia pari alla rispettabile cifra di 23 milioni di euro, a fronte della quale il Comune prevede di recuperare appena 50.000 euro. A Benevento il carico è pari a quasi 10 milioni, ma il gettito stimato è di 400.000 euro: il Comune ha effettuato questa previsione sulla base dei risultati della prima rottamazione, alla quale ha aderito il 10% dei contribuenti, nei confronti dei quali pendeva il 4% delle ingiunzioni. A Reggio Calabria il Comune ha abbandonato Equitalia nel 2016 e ha deciso di riscuotere le cifre in proprio, attraverso ingiunzioni fiscali: qui le attese sono di recuperare 1 milione contro un totale di 6 non versati. Altre città capoluogo di provincia, come Foggia e Matera, hanno invece cambiato idea dopo l'insuccesso della prima rottamazione avviata alla fine del 2016. Nella città lucana, ad esempio, su circa 500 notifiche sono arrivate meno di 20 domande, per cui il Comune ha deciso di non aderire. Bari rottamerà soltanto le multe e non la Tari. Al Nord (lo si evince da uno studio pubblicato dal Sole 24 Ore), in un panorama in cui prevale il no alla “definizione agevolata" (il nome tecnico della rottamazione), spiccano le eccezioni di Cremona e Biella. Nella città del Torrazzo i tributi e le multe non pagate ammontano a un totale di 11,2 milioni, ma il Comune si attende di recuperare appena 250.000 euro. Biella, che deve invece incassare ancora 10 milioni, ha deciso di aderire alla rottamazione e nel contempo puntare forte sugli accertamenti, che sono aumentati del 2.700% in tre anni, portando alle casse comunali 5 milioni di euro. Per molti Comuni, in ogni caso, rifiutare l'adesione alla rottamazione è una questione di principio. Tra questi troviamo Torino, Verona, Bologna e molti dei capoluoghi dell'Emilia Romagna: alla base della scelta, come ha spiegato l'amministrazione comunale di Reggio Emilia, c'è la volontà di non attuare comportamenti discriminanti nei confronti dei cittadini che, invece, le multe le hanno sempre pagate per tempo. È quindi difficile tracciare un quadro univoco della situazione: per quanto riguarda i tributi locali, le situazioni sono troppo diverse e le variabili troppo numerose per poter valutare l'efficacia di un provvedimento come la rottamazione bis, dalla quale il governo punta a recuperare in tutto – non solo quindi dalle cartelle di competenza dei Comuni, ma per tutte le ingiunzioni - oltre 2 miliardi di euro (1,655 miliardi quest'anno e quasi 414 milioni nel 2019). Grazie al primo provvedimento di rottamazione delle cartelle esattoriali, avviato nel 2016, sono confluite nelle casse dello Stato 6,5 miliardi di euro, con il coinvolgimento di 1 milione e mezzo di contribuenti. A fare la parte del leone è l'Agenzia delle Entrate, mentre 1,5 miliardi sono stati riscossi per conto dell'Inail. Per conto dei Comuni, la scorsa volta, sono stati riscossi 500 milioni di euro: l'incognita è ora scoprire a quanto ammonteranno le cifre recuperate con la rottamazione bis. Chiara Merico (articolo del 10 febbraio 2018)
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