2023-03-22
Nei giorni dell’aperitivo di Zingaretti Bersani diceva: virus come l’atomica
Mentre il leader dem lanciava la campagna «Milano non si ferma», Pier Luigi Bersani nelle chat col capo gabinetto di Roberto Speranza si mostrava consapevole della gravità della situazione. Però poi accusò la destra di minimizzare.Tarda primavera 2020, l’Italia sta lentamente cercando di tornare a una vita normale dopo il lockdown. Il 4 giugno Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd e padre fondatore di Articolo uno, partito che allora esprimeva il ministro della Sanità, Roberto Speranza, va in tv. E tuona contro il centrodestra: «Viene il dubbio che se avessero governato loro i cimiteri non sarebbero bastati». Ma una chat tra Bersani e Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto di Speranza, racconta come i leader dell’allora maggioranza fossero a conoscenza del pericolo già nel febbraio 2020, quando accusavano l’opposizione di razzismo contro i cinesi e organizzavano aperitivi solidali. Come quello del 27 febbraio, organizzato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, con tanto di pubblicità su Facebook al grido di «Milano non si ferma. A quell’aperitivo sui Navigli si recò espressamente da Roma Nicola Zingaretti, all’epoca segretario del Pd e presidente della Regione Lazio, che pochi giorni dopo annunciò la sua positività al Covid. Ebbene, dalla chat agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sul Covid emerge come appena quattro giorni prima, la tensione fosse già alle stelle. A dare il via alle danze, alle 13:04 del 23 febbraio è Zaccardi, che scrive a Bersani due messaggi: «Penso che sia evidente che da Ruocco in giù i nostri non sono stati all'altezza», «Le persone che rientravano transitando da qualunque aeroporto del mondo dalla Cina andavano messe in quarantena». Dal terzo, inviato alle 13:06 emerge quella un misto tra impotenza e calcolo politico: «Non ci avrebbe messo al riparo dal virus totalmente ma dalle responsabilità si». Bersani non commenta e il giorno successivo, 24 febbraio Zaccardi torna alla carica: «Ma hanno seguito la mia linea: dura. Soprassediamo?». L’ex segretario del Pd commenta con una delle metafore che lo hanno reso noto: «Mi pare che effettivamente qui su siamo alle prove generali della guerra atomica! Ciao». Eppure, nonostante questo clima da Armageddon scatenato dal capo di gabinetto di Speranza, tre giorni dopo Bersani nel corso di una trasmissione televisiva, per spiegare al conduttore perché l’Italia era il terzo Paese dell’Occidente nei contagi, portava avanti ipotesi piuttosto ardite: «Ho una mia teoria, che si basa su un semplice fatto: di tutti i contagiati che abbiam visto abbiam trovato scarso un cinese. Di tutti i contagiati non abbiamo trovato nessun rapporto tra un contagiato e un cinese, su un virus che sicuramente viene dalla Cina. Come mai? E se lo avessimo avuto già in casa noi? Prima che la Cina dichiarasse… prima che l’Oms dichiarasse…». Nelle stesso ore, direttamente dai Navigli, Zingaretti gettava acqua sul fuoco: «Bisogna isolare i focolai ma non bisogna distruggere la vita o diffondere il panico». La chat tra Bersani e Zaccardi resta silente fino al 14 marzo, tre giorni dopo l’inizio del lockdown, quando il braccio destro di Speranza scrive: «Ti ricordi il mio messaggio del 24 febbraio sulla linea dura?», sentendosi rispondere un laconico «eh si». Il 17 marzo è Bersani a cercare Zaccardi, per sensibilizzarlo sui contagi nella sua città: «Ti segnalo che in proporzione agli abitanti Piacenza ha più morti di Bergamo Lodi Cremona ecc ho già fatto sapere a Speranza che anche un piccolo segnale di attenzione sarebbe importante». Zaccardi risponde così: «Credimi è una situazione di una gravità inaudita e le regioni più colpite sono le più attrezzate. Pensa cosa potrebbe accadere al centro sud oppure ciò che sta per accadere. Domani gli dico una parola». Poi caldeggia a Bersani un sostegno al suo delfino: «Sta subendo una pressione enorme ed è allo stremo. Stagli vicino. Sei il suo vero riferimento». Il giorno successivo alle 13:13 l’agenzia di stampa Ansa batte una notizia che sembra dimostrare che l’appello sia andato a segno: «Due ospedali militari da campo, uno a Piacenza e uno a Crema. È l’ipotesi su cui sta lavorando il governo per reperire nuovi posti letto per assistere i malati da coronavirus nelle aree più colpite. L’ospedale di Piacenza dovrebbe essere pronto in 72 ore e già si stanno trasferendo i materiali in zona,[…]. Del piano si è anche parlato questa mattina nel comitato operativo della Protezione Civile». Il 29 ottobre, quando l’Italia è a un passo da un coprifuoco che non si vedeva dai tempi della Seconda guerra mondiale, Bersani trova il tempo per una segnalazione: «Mi arriva da Minenna (che dichiara altissima considerazione di te) un messaggio di intenzioni amichevoli verso tuo figlio che non conosce ma di cui ha approvato la nomina, mi sembra voglia far arrivare un messaggio di collaborazione. Vedi tu. Ciao». Il riferimento è all’allora direttore dell’Agenzia delle dogane, Marcello Minenna e a Glauco Zaccardi, magistrato nominato a luglio 2020 dal ministero dell’Economia e delle finanze nel Comitato di gestione delle dogane. Una segnalazione innocua, ma che dimostra ancora una volta quanto la classe dirigente fosse spesso distante da quello che stava imponendo agli italiani.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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