2023-08-07
«Il clima è determinato soltanto dal Sole. Il resto è ideologia»
Il grande fisico Antonino Zichichi: «L’inquinamento va combattuto, ma concentrarsi sui cambiamenti meteo fa unicamente del male a questa lotta».Di fronte all’ecoansia che sembra avere attanagliato il mondo ci si chiede se esista un riparo. Di solito si ha paura di qualcosa che non si conosce e allora viene il dubbio che questa ecoansia sia generata da chi ha interesse a raccontare che il mondo è sull’orlo della catastrofe ambientale, che non ci sarà un domani. Curioso che a circa 2.000 chilometri dall’Italia si combatta una guerra dove già si parla di bombe all’uranio impoverito e con la possibilità che si ricorra alla bomba atomica. E che questo non generi ansia. Per capirne di più c’è la possibilità di ascoltare il parere di chi da sempre ha una posizione scientifica sul tema dell’ambiente. E che dà del tu anche al nucleare. Il professor Antonino Zichichi - 94 anni il prossimo 15 ottobre - nella sua casa in Svizzera continua a studiare, a ricercare, continua a tenere la barra dritta sulla difesa della scienza in quanto tale, senza aggettivi. È stato per generazioni d’italiani il volto della fisica, andava in tv a raccontare l’infinitamente piccolo e l’immenso dell’universo come fosse una conversazione tra amici. Animatore prima del Cern, - a lui si devono di fatto i laboratori del Gran Sasso - poi della fondazione Ettore Maiorana e del centro di cultura scientifica annesso che ha fatto di Erice una sorta di Onu della scienza non ha mai disdegnato il confronto anche duro. Ad esempio sul rapporto tra fede e scienza. Di fronte all’ecologismo dilagante ha posto un tema: un conto è l’inquinamento, un conto è il cambiamento climatico. Non gliel’hanno perdonata. Torna a parlare con La Verità per consegnare una testimonianza su come si debba guardare al rapporto tra scienza e ambiente.Lei professore ha sempre sostenuto, peraltro in accordo con un altro grande fisico italiano, il professor Carlo Rubbia, Premio Nobel, che il riscaldamento globale dipende da cause che poco centrano con l’attività antropica. Secondo lei quali sono le cause del cambiamento climatico?«Tutto dipende dalla nostra sorgente di energia e di calore: il nostro Sole. È l’attività solare che incide sul clima. Immaginare che l’uomo possa avere la forza del Sole è un po’ presuntuoso».Si sostiene da autorevoli studiosi che vi sia una sorta di andamento ciclico delle temperature sul pianeta: periodi freddi alternati a periodi caldi. Noi saremmo nella fase finale di un periodo di riscaldamento e dunque con fenomeni più accentuati. La convince questa spiegazione?«No, non mi convince, e comunque non ce n’è bisogno se diamo per acquisito come io ritengo sulla base delle mie conoscenze che l’andamento del clima è legato all’attività del Sole».Come si spiega il proclama secondo cui il 99% della scienza sarebbe concorde nel sostenere che gli uomini stanno uccidendo il pianeta, mentre molti premi Nobel sostengono che questa è una affermazione priva di fondamento?«La scienza non ha l’equazione del clima, dunque non può dire quale sia l’incidenza del comportamento antropico sul clima, ma ha però la certezza che bisogna combattere l’inquinamento planetario. Le attività che producono inquinamento debbono essere combattute con rigore; non legandole alle variazioni climatiche, in quanto questo legame è estremamente complesso. Chi inquina deve essere punito non perché produce cambiamenti climatici, ma perché commette un delitto contro la buona salute di tutti gli abitanti della Terra. L’aspetto più rilevate dell’impatto dell’uomo sull’ambiente è l’inquinamento dei mari, delle falde acquifere, dell’aria stessa con le polveri sottili o altri elementi, ma non è quello che si sta dicendo adesso sull’emissione di gas climalteranti. Sono due cose diverse. Anzi dirò che legare il tema dell’inquinamento al cambiare del clima è dannoso: ritarda la soluzione del vero problema, che è l’inquinamento».C’è chi, per confutare l’eco-ansia e ciò che ne deriva, sostiene che affidare ai meteorologi lo studio del clima è come affidare ai giornalisti il compito di scrivere la storia. Nel senso che i cicli naturali sono così lunghi che solo un’indagine su lunghissimi periodi ha probabilità di credibilità. È così?«No, non è così. I meteorologi compiono le loro ricerche. Il tema ripeto è un altro: è il nesso di causa-effetto tra attività antropica e cambiamento climatico. Io sostengo che questo nesso è scarsamente incidente perché enormemente prevalente è l’attività del Sole. Come ho scritto più volte attribuire però alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico. Non c’è la matematica che permetta di fare un’affermazione del genere».Professor Zichichi, lei ha fondato la World federation of scientists con lo scopo di avere un’organizzazione mondiale capace di affrontare le emergenze planetarie. Possibile che non vi siate accorti del disastro climatico annunciato? «È vero solo per una piccola parte. Nel 1970 è stato svolto il primo corso della Scuola internazionale sulla fisica dell’atmosfera, a seguire sono nate altre iniziative di studio e di ricerca come la Scuola internazionale sulla meteorologia del Mediterraneo (dal 1979), la Scuola di climatologia del professore Arnaldo Longhetto (dal 1980). Al Simposio internazionale sull’ecologia del Mediterraneo “To prevent the Mediterranean Sea from becoming a Dead Sea” da me diretto insieme a Jacques-Yves Cousteau nel 1982 abbiamo ampiamente posto il tema dell’emergenza climatica e segnatamente nell’area mediterranea che ora è improvvisamente diventata notizia da prima pagina. Ai seminari sulle emergenze planetarie svolti nel 1983 si parlava già del disastro climatico».Lei ha firmato il manifesto contro le ecobufale, che le procurò anche molte contestazioni. Lei lo scrisse facendolo circolare tra gli studiosi che con lei si dedicavano allo studio delle particelle, ma non erano dei climatologi. Lo rifarebbe?«Si, assolutamente sì. Scrissi allora che l’inquinamento va punito come reato ma che è un inquinamento culturale sostenere che è provata la relazione tra attività antropica e cambiamento climatico».Gran parte dei suoi studi sono stati incentrati sulla relazione materia-antimateria. Crede possibile arrivare a sfruttare davvero la fusione nucleare? Anche perché gran parte del dibattito sul clima si muove attorno alle forme di energia disponibili…«Nella vicina Africa e nel mondo ci sono cinque miliardi e mezzo di persone che vorrebbero avere la stessa quantità di energia pro capite di cui gode il miliardo di privilegiati che vivono nei Paesi industrializzati (noi tra questi). Né il solare né l’eolico potranno fornire le enormi quantità di energia che questi popoli vogliono. Prima o poi potrebbero scoppiare rivolte popolari al fine di evitare l’esportazione del combustibile esistente a casa loro. L’Italia senza energia nucleare crollerebbe in pochi anni a livello di Terzo mondo. Centinaia di milioni di persone vogliono più cibo e più energia. Noi apparteniamo al miliardo di privilegiati in quanto abbiamo la quantità di energia necessaria per vivere bene. L’ingresso della Cina e dell’India nel mercato mondiale, e ultimamente la guerra in Ucraina, hanno portato alle stelle il prezzo del petrolio e del cibo. L’energia nucleare è l’unica sorgente d’energia la cui potenza può venire incontro alla richiesta esponenzialmente crescente che viene dalle nazioni dette in via di sviluppo. Se non avessimo sprecato i 20 anni trascorsi nel letargo antinucleare noi saremmo oggi con una fiorente industria nucleare e non in stato di schiavitù energetica. L’incidente “nucleare” di Ksrko del 4 giugno del 2008 va messo a confronto con le notizie di cui nessuno parla mai. Eppure si tratta di vittime causate ogni anno dalla produzione di energia non d’origine nucleare, ma usando il carbone e le biomasse. Lo ricordiamo ancora una volta: 300.000 nella sola Cina per il carbone e oltre un milione nel mondo per le biomasse. L’incidente in Slovenia deve darci una spinta per uscire con coraggio dallo stato di pericolo blackout in cui viviamo dopo 20 anni di rinuncia al nucleare».Sotto accusa è l’anidride carbonica, ma si sa che senza anidride carbonica le piante non vivono e che senza carbonio non c’è vita: possibile che sia il nemico numero uno del pianeta?«La risposta sta già nella domanda: assolutamente non è così, l’anidride carbonica non è il nemico numero uno del pianeta».Crede che l’eco-ansia sia creata apposta per fare business e orientare i comportamenti delle persone che senza questo annuncio di catastrofe agirebbero diversamente?«Mi pare evidente che sia così, sì, sono convinto che l’eco-ansia sia creata apposta per orientare le scelte delle persone».Possibile che l’uomo contemporaneo abbia trasformato l’ecologismo in religione perché ha smarrito il senso di Dio? «Quelle che muovono l’ecologismo, l’allarme climatico, l’eco-ansia anche se possono apparire come posizioni fideistiche sono in realtà delle tematiche politiche che non vanno messe in relazione all’esistenza di Dio».
Il premier indiano Narendra Modi (Getty Images)
Il nuovo gasdotto Russia-Cina è già vecchio. Usa, aumenta l’export GNL. Pressioni USA sull’India. Alluminio cinese, guerra dei prezzi. Spagna e prezzi negativi.