2024-05-21
Scade il mandato, Zelensky resta al potere
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il quinquennio del presidente è finito ieri, ma la legge marziale, appena prorogata, vieta di indire nuove elezioni. Il suo gradimento è colato a picco. Intanto, Helsinki pensa a un’inaudita stretta per quelli che fuggono dal regime di Putin: verranno rispediti in Russia.Da questo punto di vista, davvero il «nuovo Churchill» somiglia a quello vecchio: in Gran Bretagna, causa scoppio della seconda guerra mondiale, non si tennero elezioni dal 1935 al 1945. Anche Volodymyr Zelensky ha deciso di chiudere le urne in Ucraina: troppo complicato organizzare la logistica, impossibile coinvolgere un numero congruo di cittadini, tra quelli al fronte e quelli scappati all’estero. I maliziosi sospettano che la legge marziale, rinnovata il 10 maggio per altri tre mesi, torni utile al presidente anche alla luce del crollo dei suoi indici di gradimento: dall’80% - specchio della fiducia che il leader, dapprima sbeffeggiato per il passato da comico, si era guadagnato all’inizio del conflitto - a poco più del 60%. Molto più di Joe Biden e di tanti omologhi occidentali, sì. Ma comunque è un segnale preoccupante, considerata la situazione sul terreno: la resistenza nel Donetsk è allo stremo, l’area di Zaporizhzhia viene bersagliata dalle bombe e ora l’invasore minaccia Kharkiv, uno dei simboli dell’illusoria reconquista del 2023.I giuristi ucraini sono divisi. La Costituzione ammette che il Parlamento sia prorogato in caso di emergenza. Sul presidente, si limita ad annotare che egli rimane in carica fino all’insediamento del successore. Secondo Hryhoriy Omelchenko, ex onorevole e membro della commissione che a metà degli anni Novanta ebbe il compito di scrivere la Carta fondamentale, la vaghezza era pensata appositamente per garantire un margine di flessibilità. Nondimeno, il politico ha indirizzato una missiva a Zelensky, pregandolo di «non usurpare i poteri statali» e di dimettersi entro maggio. Chi invece difende l’ex attore interpreta quel passaggio della Costituzione come un’ammissione implicita della possibilità che il mandato si estenda oltre i cinque anni. Andriy Mahera, sentito da Deutsche Welle, conferma: «Il presidente non perde automaticamente i propri poteri cinque anni dopo l’inaugurazione. I poteri gli vengono sottratti solo quando il nuovo presidente eletto entra in carica, ovvero, dopo le elezioni». Che dovevano tenersi lo scorso 31 marzo e che l’inquilino della Bankova non vuole. Eppure, ad agosto, il presidente della Camera, Ruslan Stefanchuck, aveva aperto un dibattito sull’opportunità di votare e il comandante in capo si era mostrato favorevole all’ipotesi, essendo forte ancora di un vasto consenso. In autunno, alcuni sondaggi avevano però mostrato che l’80% dell’opinione pubblica era contraria a una chiamata alle urne.I partiti ucraini, al momento, non hanno intenzione di ricorrere alla Corte costituzionale. Il presidente si è trincerato, bollando qualunque discussione sulla sua legittimità come una «narrativa ostile», evidentemente alimentata dai russi. In realtà, loro mostrano un interesse limitato per la faccenda: ieri, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sottolineato che la questione della fine del mandato del leader ucraino non influisce sull’andamento della campagna bellica.Non è un caso che le pressioni più forti siano arrivate dall’Occidente. Anzitutto, da Tiny Kox, numero uno dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; poi, dal senatore repubblicano Usa Lindsey Graham, il quale ne ha discusso con lo stesso Zelensky due mesi fa. C’è imbarazzo nei confronti dell’involuzione politica di una nazione che aspira a integrarsi nell’Unione europea e nell’Alleanza atlantica.Con gli amici, comunque, spesso si chiude un occhio. Così avverrà con la Finlandia, fresca d’ingresso nella Nato e adesso pronta a deportare in Russia chi scappa dall’autocrazia di Vladimir Putin. Domenica, il primo ministro, Petteri Orpo, ha annunciato una proposta di legge per consentire alla polizia di confine di ammassare i rifugiati, in attesa dell’esame delle loro richieste di asilo, e di rispedirli in patria, qualora le domande vengano respinte. Per ammissione del governo, il provvedimento viola i diritti umani e gli impegni internazionali del Paese, ma sarà «temporaneo e limitato» alla soluzione della crisi che si è aperta alla frontiera. Nessuno protesta: a differenza degli africani che Londra vorrebbe spedire in Ruanda e che l’Italia è intenzionata a «parcheggiare» in Albania, con sommo scandalo dei progressisti, i russi non fanno compassione. I «nostri valori», quelli per cui dovrebbe combattere l’Ucraina, circolano a targhe alterne.Certo, l’onestà intellettuale non manca nemmeno a Kiev. Dopo che il presidente ha bandito il principale partito d’opposizione poiché «filorusso», dopo che ha silurato decine di funzionari, membri dell’intelligence e vertici militari, dopo che ha impedito l’espatrio al predecessore Petro Porošenko, il sindaco della capitale ha deciso di denunciare l’ipocrisia dei buoni. Vitaly Klitschko aveva messo in guardia sul pericolo di diventare simili alla Russia, «dove tutto dipende dal capriccio di un uomo». Sono gli effetti collaterali della guerra, perché a furia di scontrarsi col nemico, si finisce per assomigliare a lui. La biografia di Zelensky, in pratica, l’ha scritta Nietzsche: se guardi dentro l’abisso, l’abisso guarderà dentro di te.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.