2022-08-11
Zelensky alza la posta: «La guerra finirà solo quando la Crimea sarà liberata»
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Oggi la riunione del Consiglio di Sicurezza Onu su Zaporizhzhia. Indagato diciannovenne genovese arruolatosi con gli ucraini.Taiwan, finite le esercitazioni cinesi. Il Dragone proseguirà i pattugliamenti militari ordinari. Taipei boccia la proposta di riunificazione. Pechino: «Nessuna promessa di rinunciare all’uso della forza».Lo speciale comprende due articoli.Mentre la diplomazia internazionale si sforza di trovare una composizione dello scontro Russia-Ucraina, Zelensky lancia la sua «condizione» per dire basta alla guerra. La «clausola» è di quelle destinate a rendere infinito il conflitto. «Questa guerra russa contro l’Ucraina, contro tutta l’Europa libera, è iniziata con la Crimea e deve finire con la sua liberazione. Oggi è impossibile dire quando accadrà, ma so che torneremo nella Crimea ucraina», le parole usate dal presidente nel suo discorso alla nazione, a poche ore dall’attacco a una base russa proprio in Crimea. L’esplosione, che ha provocato un morto e sette feriti, tra cui due bambini, è oggetto di mezze ammissioni e mezze smentite. Fonti militari ucraine hanno fatto sapere che si è trattato di una loro azione, mentre Mykhailo Podolyak, braccio destro di Zelensky, dopo un primo messaggio in cui esultava con un «è solo l’inizio», ha negato che vi sia la mano di Kiev. «L’Ucraina non ha alcuna responsabilità nelle esplosioni avvenute in una base aerea russa in Crimea», ha detto. Anche da Mosca i commenti sono ondivaghi. La Russia, forse per non mostrare debolezza nella difesa della penisola annessa nel 2014, ha liquidato l’accaduto come un «semplice incidente in un deposito di munizioni». In ogni caso, la penisola sul Mar nero torna ad essere il fulcro degli scontri, soprattutto dopo l’ultima dichiarazione di Zelensky. Kiev ora accusa le forze russe che occupano la centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina, di voler collegare l’impianto alla rete elettrica della Crimea. «Per farlo, bisogna prima danneggiare le linee elettriche della centrale collegate al sistema energetico ucraino. Dal 7 al 9 agosto, i russi hanno già danneggiato tre linee elettriche. Al momento, l’impianto funziona con una sola linea di produzione, un modo di lavorare estremamente pericoloso», ha dichiarato il presidente dell’operatore ucraino Energoatom, Petro Kotin. Anche il G7 si scaglia contro il «controllo continuo da parte della Russia sulla centrale nucleare» di Zaporizhzhia, che metterebbe «a repentaglio la regione». Mosca, invece, ribadisce che è proprio l’Ucraina a «cercare» l’incidente nucleare ed ha chiesto e ottenuto la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per oggi. La Russia vuole che il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, informi il Consiglio sull’accusa - sempre da parte di Mosca - su «recenti attacchi delle forze armate ucraine alla centrale nucleare e sulle loro potenziali conseguenze catastrofiche». Nei dintorni della centrale, intanto, infuria la battaglia. Quattro missili russi hanno colpito Kushuhum, un villaggio alla periferia meridionale della città di Zaporizhzhia, uccidendo una donna di 52 anni. Lo ha dichiarato il governatore dell’oblast, Oleksandr Starukh, secondo il quale «quattro edifici privati sono stati distrutti». Sale a 13, invece, il bilancio delle vittime dei missili russi sul distretto di Nikopol, ancora nei pressi della centrale: altri due civili sono morti nell’ospedale di Marhanets. In Donbass continua l’avanzata russa volta a prendere l’intero Donetsk ed è proprio in quest’area che si troverebbe il primo italiano indagato come combattente straniero. È un genovese di 19 anni, Kevin Chiappalone, indicato come simpatizzante di CasaPound ma dal cui arruolamento il movimento prende le distanze. «Svolgiamo le nostre attività alla luce del sole, diffidiamo chiunque dall’attribuirci qualsiasi coinvolgimento nella vicenda», chiarisce CasaPound Italia. Il sostituto procuratore Marco Zocco della Direzione distrettuale antiterrorismo genovese accusa Chiappalone di essere un mercenario della Brigata internazionale ucraina, dunque rischia una condanna da due a sette anni. L’indagine della Digos era partita dopo le dichiarazioni del giovane a Panorama. Al momento è l’unico indagato ma gli investigatori stanno cercando di capire se vi siano altri mercenari e se vi sia una rete di reclutatori. Nel frattempo, sul fronte dell’esportazione del grano, l’acquisto del primo carico di grano ucraino è stato annullato per un ritardo di cinque mesi nella consegna. La Razoni, primo cargo a prendere il largo da Odessa con un carico di 26.500 tonnellate di grano, era attesa domenica scorsa in Libano ma non ha mai attraccato: resta in attesa di istruzioni nel Mediterraneo. Da allora 10 navi sono partite dai porti ucraini con un totale di 322.000 tonnellate di derrate (tra queste la Fyi Rojen, che trasporta mais, arriverà al porto di Ravenna il 12 agosto), mentre altre due navi sono giunte in Ucraina per essere caricate. Intanto, a Mosca, la giornalista russa Marina Ovsyannikova, che a marzo aveva protestato contro la guerra mostrando un cartello durante il telegiornale sul primo canale, è stata arrestata. Sul suo conto - fa sapere il suo avvocato, Dmitri Zakhavatov, è stata aperta un’inchiesta per «diffusione di false informazioni» sull’esercito. Dalla Russia, infine, ha scelto di andare via l’Ikea, annunciando l’interruzione delle vendite, anche online.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zelensky-alza-la-posta-la-guerra-finira-solo-quando-la-crimea-sara-liberata-2657843156.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="taiwan-finite-le-esercitazioni-cinesi" data-post-id="2657843156" data-published-at="1660158807" data-use-pagination="False"> Taiwan, finite le esercitazioni cinesi Nella giornata di ieri la Repubblica Popolare Cinese ha annunciato: «Sono terminate con successo le operazioni militari congiunte intorno all’isola di Taiwan e tutti i compiti sono stati condotti a buon fine». Una comunicazione che ha messo fine, seppur con tre giorni di ritardo rispetto al programma iniziale, alle grandi manovre militari iniziate in risposta alla controversa visita a Taipei, la capitale di Taiwan, della presidente della Camera dei rappresentanti statunitense Nancy Pelosi. Il Comando del teatro orientale delle forze armate cinesi ha anche precisato che «le truppe terranno d’occhio i cambiamenti della situazione nello Stretto di Taiwan, continueranno a svolgere addestramento e preparativi militari, organizzeranno regolarmente pattuglie di prontezza al combattimento e difenderanno risolutamente la sovranità nazionale e l’integrità territoriale». Il fatto che i cinesi non abbiano invaso Taiwan non deve certo ingannare perché, come ribadito ieri: «La Cina è disposta a creare un ampio spazio per la riunificazione pacifica con Taiwan, ma non lascerà mai alcuno spazio per varie forme di attività separatiste per l’indipendenza e non promette di rinunciare all’uso della forza». A questo proposito l’Ufficio per gli Affari di Taiwan e l’Ufficio informazioni del governo cinese hanno pubblicato il libro bianco intitolato La questione di Taiwan e la riunificazione della Cina nella nuova era, una pubblicazione dove si ribadisce «il fatto e lo status quo che Taiwan fa parte della Cina. Per realizzare la riunificazione pacifica, «un Paese, due sistemi» è la soluzione più inclusiva a questo problema». Non si è fatta attendere la dura reazione taiwanese ai contenuti del libro bianco definiti dalla presidente di Taipei, Tsai Ing-wen: «Un vano desiderio, la Cina ignora la realtà su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan. Le loro iniziative sono dirette ai pochissimi partiti politici taiwanesi e alle persone che temono la Cina e sono disposte a scendere a compromessi sulla scia delle intimidazioni». Le autorità militari di Taiwan in un comunicato hanno reso noto che 10 navi e 36 jet militari cinesi sono stati rilevati intorno all’isola fino alle 17.00 locali (le 11.00 in Italia). Nella nota si legge che sulla parte orientale della linea mediana dello Stretto di Taiwan, mai riconosciuta da Pechino ma comunque sempre rispettata, hanno volato 17 caccia da combattimento tra i quali nove SU-30 e otto J-11. I taiwanesi hanno detto di aver utilizzato i loro consueti protocolli di sicurezza «facendo decollare i propri caccia, inviando l’allarme radio e attivando il proprio sistema di difesa missilistico». Dopo l’annuncio di Pechino le autorità di Taipei hanno anche fatto sapere che «le Forze armate di Taiwan adatteranno le modalità di dispiegamento delle loro forze considerando molteplici fattori, tra cui morale delle truppe e minacce compresi, senza abbassare la guardia». Il sottosegretario alla Difesa statunitense Colin Kahl durante una conferenza stampa tenutasi al Pentagono ha spiegato che: «Le ultime esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan non hanno cambiato la valutazione degli Stati Uniti secondo cui Pechino non tenterà di impadronirsi di Taiwan militarmente nei prossimi due anni». Di diverso avviso il ministro degli Esteri di Taipei, Joseph Wu: «La Cina ha usato le esercitazioni e il suo manuale militare per prepararsi all’invasione di Taiwan e per cambiare lo status quo nella regione dell’Asia-Pacifico». Anche se le manovre militari cinesi attorno a Taiwan sono terminate l’attivismo cinese preoccupa anche la Gran Bretagna, tanto che la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, ha convocato l’ambasciatore cinese nel Regno Unito, Zheng Zeguang, «per il comportamento sempre più aggressivo di Pechino nei confronti di Taiwan».
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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