2023-05-13
Zelensky a Roma. In Vaticano Bergoglio è pronto a stanarlo per intavolare la pace
Volodymyr Zelensky e Papa Francesco (Ansa)
Anche se ufficialmente non è previsto alcun negoziato, il lavoro della Santa Sede continua. E la Tass, tra le righe, conferma. Quello tra il Papa e il leader ucraino, Volodymyr Zelensky (che si recherà oggi dal Pontefice dopo aver incontrato in mattinata - dopo il suo arrivo a Ciampino - il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e a pranzo il premier, Giorgia Meloni), era un incontro atteso da tempo. Ufficialmente, il colloquio di oggi pomeriggio in Vaticano tra papa Francesco e Zelensky non ha nulla a che vedere con la missione di pace della Santa Sede finalizzata a una tregua e a una conclusione del conflitto in Ucraina di cui aveva parlato alcune settimane fa il Santo Padre davanti ai giornalisti. Se alla notizia delle dichiarazioni del Papa le due parti in causa avevano reagito cadendo dalle nuvole, ieri l’agenzia di stampa ufficiale russa Tass ha indirettamente confermato l’esistenza del negoziato annunciato da Francesco. Un’anonima fonte vaticana avrebbe infatti dichiarato alla Tass che l’incontro «non è direttamente legato» all’iniziativa di pace del Pontefice. Sottolineando poi che la «missione di pace» di cui ha parlato papa Francesco «è un’iniziativa speciale e per adesso rimane non pubblica». Le fonti Vaticane citate dalla Tass considerano però «molto probabile» che oggi pomeriggio si discuta anche di un accordo di pace. Se è vero che una simile dichiarazione diffusa da un organo d’informazione controllato dal Cremlino si può considerare un’ammissione dell’esistenza del negoziato, ieri non sono mancati gli ormai consueti scambi di «affettuosità» tra Zelensky e il Cremlino. «Quelli che sono lì al Cremlino, credetemi, faranno una brutta fine. Non so come, a dire il vero, ma vorrei che finisse in fretta», ha detto Zelensky, che attendeva di incontrare papa Francesco da poco dopo l’inizio del conflitto. Il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha ricambiato così: «La creatura in verde ha augurato la morte a tutti al Cremlino. Chi morirà come, non lo sappiamo, perché le vie del Signore sono imperscrutabili. Ma un tossicodipendente a Kiev ha solo la possibilità di scomparire con le sue stesse mani. Impazzisci commettendo un codardo suicidio. Come Hitler che ingoia veleno per cani». Ma al netto della propaganda bellica, è certo che la Segreteria di Stato vaticana sta lavorando da mesi sottotraccia alla pace, anche attraverso i rapporti con il mondo diplomatico cinese, con il quale ha intessuto da anni uno scambio molto mal visto a Washington, tanto da sfociare in una vera e propria ingerenza nella politica estera del Vaticano. A portare avanti il piano di pace sarebbe però Leonid Sevastianov, un ex consigliere del Metropolita Hilarion (ricevuto dal Papa il 23 aprile), ex ministro degli Esteri della Chiesa ortodossa, rimosso dall’incarico e inviato a Budapest in questa fase delicata perché considerato troppo vicino agli americani. Secondo alcune fonti però Sevastianov non sarebbe affidabile. Un consigliere del Patriarca russo lo ha definito così: «Il signor Leonid si presenta come uno dei “vecchi credenti”, loro non appartengono al Patriarcato di Mosca. Sicuramente lui non lavora presso le nostre istituzioni. Sui media russi lui si presenta come un amico personale del Papa e quasi ogni settimana fa commenti a nome del Santo Padre». Un altro problema è che Zelensky non ha nessuna autonomia decisionale e senza un via libera di Washington, non potrà portare avanti nessun accordo. Via libera che però potrà arrivare solo dopo la controffensiva ucraina. Ci sono però segnali di progetti sul dopoguerra, come il nuovo tipo di fornitura nel comparto difesa che aziende occidentali stanno predisponendo per l’Ucraina. Non più armamenti recuperati svuotando i depositi, ma sistemi di difesa antidrone costruito su misura per il Paese balcanico, e che verrà consegnato nella prossima primavera. Il primo segnale di una strategia occidentale che non solo guarda all’Ucraina nel medio periodo, ma che è soprattutto finalizzata non più a difendersi da un’invasione già avvenuta, ma evitarle. Del resto, a livello geopolitico, i nuovi equilibri scaturiti da più di un anno di guerra potrebbero già ampiamente soddisfare gli Stati Uniti. I Paesi europei hanno sostanzialmente reciso i rapporti con la Russia sia sul piano industriale sia su quello, ancora più importante delle forniture energetiche. Le dinamiche del conflitto hanno reso esplicito il posizionamento geopolitico della Cina e il suo rapporto privilegiato con Mosca. Il primo risultato è stato, complice anche l’aumento del costo della manodopera in Cina, il sostegno da parte dell’amministrazione Biden a una complessa operazione di reshoring e decoupling della cosiddetta green industry. Sul fronte militare invece, gli Stati Uniti si trovano da un lato con una Russia che ha dovuto dare fondo a gran parte dei suoi arsenali e dall’altro con i Paesi dell’Unione europea che si vedono costretti ad accettare il controverso obiettivo del 2% del Pil destinato alla spesa militare, chiesto da tempo dalla Nato. Durante la visita in Vaticano di Zelensky (che al termine ripartirà alla volta di Berlino), a guidare l’eventuale incontro tra il presidente ucraino e la Segreteria di Stato vaticana, sarebbe monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, che è stato in missione in Ucraina a maggio dello scorso anno. Il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin (tessitore dei rapporti tra la Santa Sede e la Cina), domani infatti sarà a Fatima, in Portogallo in occasione delle celebrazioni del 13 maggio.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)