2023-11-05
Zelenksy dovrà ingoiare il rospo trattativa
Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Fonti Usa riportate da Nbc testimoniano la pressione crescente sul presidente ucraino per farlo sedere al tavolo con Vladimir Putin nel 2024. E mentre denuncia che la guerra a Gaza «toglie attenzione», incassa l’adesione accelerata all’Ue da Ursula von der Leyen in persona.Alla ricerca di un fronte dove contare qualcosa pagando di tasca con i quattrini dei cittadini europei. Si potrebbe spiegare così il blitz di Ursula von der Leyen volata ieri a Kiev per offrire un cordiale a Volodymyr Zelensky che si sente abbandonato. E ha ragione: gli Usa si stanno sfilando dal conflitto. La «baronessa» promette in una lunga conferenza stampa che entro dicembre potrebbero aprirsi i negoziati per l’adesione di Kiev all’Ue: «L’Ucraina sta facendo eccellenti progressi sulla strada dell’adesione.» Tradotto: il conflitto russo-ucraino è sempre più una faccenda europea e Joe Biden, il presidente americano, senza darlo a troppo a vedere ha scaricato tutto su Bruxelles che però non lo dice ai cittadini. Costi, sempre più alti e sempre meno fruttuosi, compresi. Tanto che la presidente della Commissione europea è costretta a ammettere: «Gli Usa hanno sostenuto in tutti modi l’Ucraina fin dall’inizio. La loro decisione su come andare avanti con gli aiuti è una scelta sovrana». Dunque il peso cade tutto su Bruxelles che annuncia: «La prossima settimana vareremo il dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Colpirà non meno di 100 nuove persone (gli oligarchi o le società ndr). Lo concorderemo col G7. Abbiamo anche un programma per impiegare nella ricostruzione i fondi confiscati alla Russia che deve pagare per la sua guerra di aggressione.»La Von der Leyen sembra dimenticare che in Europa non sono tutti d’accordo perché c’è chi, come tutti gli americani, è stanco di (questa) guerra. Negli Usa sono infinitamente più preoccupati da ciò che sta succedendo in Israele. Il portavoce del Congresso Mike Johnson peraltro ha bloccato i fondi. Joe Biden aveva messo insieme gli aiuti a Kiev (61 miliardi) con quelli immediati per Israele (14 miliardi) a cui ha aggiunto 9 miliardi per gli aiuti umanitari a Gaza e altri soldi per fronteggiare la Cina. In totale 106 miliardi. Ma i repubblicani vogliono più impegno a fianco di Israele. Così mentre il pacchetto per Tel Aviv è passato quello per l’Ucraina è fermo e la promessa di Biden fatta dieci giorni fa al presidente ucraino di continuare negli aiuti pare insostenibile. Da giorni Zelensky non «cinguetta» e non fa battute; deve prendere atto che la controffensiva è fallita: gli schieramenti - come dicono al Pentagono - si fronteggiano in un conflitto che va avanti a centimetri. La Russia aspetta l’inverno, sa che può vincere. Lo sanno anche ai massimi vertici militari americani; prevedono che Zelensky possa resistere al massimo fino al nuovo anno. Lui lo ha in parte ammesso notando: Putin ha aperto il fronte in Israele per far dimenticare l’Ucraina. Indirettamente ha confermato che gli americani - convinti che sul piano militare il successo di Kiev sia impossibile - gli hanno fatto pressione perché tratti col Cremlino quando ieri ha detto: «La guerra contro la Russia non è in stallo. Il tempo è passato e oggi la gente è stanca, ma questa non è una situazione di stallo. Non possiamo neppure pensare alla sconfitta, dobbiamo proteggere il nostro popolo e andare avanti». Al Pentagono e al Congresso americano la pensano diversamente, tanto che la Nbc ha riportato pressioni su Kiev perché entri nell’ottica di sedersi al tavolo con l’odiato nemico una volta passato l’inverno. Per mascherare l’elaborazione di un exit strategy dal teatro ucraino attraverso un’intesa con Vladimir Putin hanno chiesto alla Von der Leyen: dai un segnale. Da qui il suo viaggio a Kiev preceduto da un’affermazione dei giorni scorsi che sa di excusatio non petita: «Il sostegno a Israele non ci distrarrà dall’impegno in Ucraina.» Esattamente quello che invece sta avvenendo a Washington. Giusto per fare qualcosa e mostrare che lui non teme nulla, Zelensky ha fatto l’ennesima purga ai vertici dell’esercito nominando Serhiy Lupanchuk nuovo comandante delle operazioni speciali dell’esercito ucraino. Ha fatto fuori Viktor Horenko che da luglio 2022 ha condotto blitz in territorio russo senza dare spiegazioni e stavolta nell’esercito ucraino la faccenda non è passata liscia. La presidente della Commissione europea, però, incapace di schierare l’Ue completamente dalla parte di Israele - tanto l’alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell quanto e soprattutto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel l’hanno duramente stoppata - si butta tutta su Kiev. Sembra ignorare che il fronte europeo è tutt’altro che compatto. Robert Fico, neopresidente slovacco, nel primo giorno del suo mandato ha detto stop agli aiuti militari a Kiev, la Polonia - assai infastidita per le importazioni di grano ucraino in dumping - nonostante la vittoria di Donald Tusk per ora resta contraria ad altri aiuti a Kiev e Viktor Orbán da Budapest si è messo di traverso sia sull’adesione della Svezia alla Nato che su mezzo miliardo di aiuti all’Ucraina. La domanda che circola ora in Europa è: perché si è spinto tutto sull’opzione militare? Perché non si è trattato prima con Vladimir Putin e si sono fatte sanzioni costate decine di miliardi e si è affrontato lo shock energetico? Ursula von der Leyen che offre a Kiev un’adesione all’Ue in corsia privilegiata ha fatto i conti di quanto è costata e di quanto costerà la crisi ucraina all’Europa che ora è sola a sostenerla? Volodymyr Zelensky era un comico, perciò torna in mente Totò in 47, morto che parla. Le elezioni europee s’avvicinano e non è detto che a tutti piaccia: «Io pago!» .
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.