Alessandro Zampini, il medico che ha ospitato la spia a Esanatoglia: «Mi disse che furono i suoi legali inglesi a dirgli di stare lontano dai riflettori. La mia compagna ha saputo dopo che era qui. Discutevamo perché voleva vedere Borghese in tv». All'interno gallery fotografica. L'uomo che ha ospitato per quasi due mesi Joseph Mifsud, il professore maltese coinvolto nel Russiagate, non è come ce lo aspettavamo. Alessandro Zampini, 65 anni, medico chirurgo con diverse specializzazioni e master, è un tipo per nulla sospetto. E quando ci vede appostati sotto casa sua a Esanatoglia, sotto la pioggia, decide di aprirci la porta della sua bella e storica magione. La stessa in cui ha vissuto Mifsud a fine 2017. Ci ha offerto vino e un fuoco accogliente. Questo articolo lo abbiamo scritto sulla stessa scrivania su cui ha lavorato lui, tra una copia della Divina commedia e un antico teschio ritrovato a Matera. Dottore, come è finito a casa sua Joseph Mifsud, l'uomo più ricercato del momento? «Lo conoscevo di vista. Lo avevo incontrato alla Link campus university, dove mi recavo ogni tanto, essendo consigliere d'amministrazione. All'epoca, sto parlando di fine 2016, inizio 2017, portavo i capelli lunghi. Un giorno li tagliai e lui fece un commento positivo. Iniziammo a chiacchierare del più e del meno e scoprii che era un giocatore di scacchi. Così cominciammo a frequentarci. Era una persona piacevolissima. Poi, facendogli alcune ricette mediche e vedendo che medicinali prendeva mi sentii di consigliargli del riposo. Ma non mi ascoltava, continuava a fare di testa sua, a fare incontri, cene, a girare il mondo. Poi all'improvviso un giorno accettò il mio invito a riposarsi 4-5 giorni a casa mia». Era il 31 ottobre 2017… «Non lo ricordo con esattezza, ma doveva essere quel ponte lì. Arrivò nelle Marche guidando la sua macchina, credo una Lancia». Quindi lei sostiene che non venne accompagnato dalla sua compagna Vanna Fadini o da qualcuno dell'università o dei nostri servizi segreti? «Assolutamente no. Era da solo. E io ero già a Esanatoglia, dove mi reco spesso per trascorrere i weekend. Io in paese ho ancora mia madre e lì lavoro anche in uno studio dentistico». Vuole farci credere che la signora Fadini non venisse a Esanatoglia mentre c'era Mifsud? «La mia compagna negli ultimi tre anni sarà venuta una o due volte. L'ultima nel ponte dei morti, quando mia madre ha festeggiato i 90 anni. Ma lei è terrorizzata dai terremoti e dopo le scosse dell'ottobre del 2016 non ha più voluto seguirmi». L'avvocato Stephan Claus Roh, il legale di Mifsud, riferisce che il suo assistito abbia detto che a consigliargli di sparire siano stati i vertici della Link e i nostri 007… «Mentre Joe, come lo chiamo io, era mio ospite venne fuori il discorso e lui mi disse che a ordinargli di non rendersi troppo visibile per qualche tempo erano stati i suoi legali inglesi e io gli dissi: “Che problema c'è, eccoti le chiavi". Alla fine è rimasto a casa mia sino al giorno di Natale che abbiamo passato insieme». Le sembrava angosciato? «La mia sensazione è che lui fosse preoccupato soprattutto per quello che gli avevano detto gli avvocati, ma era reticente nel riferirmelo. Mi diceva solo: “Mi hanno consigliato di non stare sotto i riflettori". Fine dei giochi». E Vanna non sapeva nulla di tutto questo? «Tutta la prima fase di questa vicenda Vanna non la conosceva. Non le avevo detto dell'invito che avevo fatto a Joe. Poi, mentre Mifsud stava qua, è venuto fuori che era da me. Le dissi che si era appena trasferito, anche se era già passato diverso tempo». Ma in una testimonianza registrata Mifsud avrebbe detto che a consigliargli di nascondersi erano stati «gli amici di Roma»… «Perché avrebbero dovuto dirgli una cosa del genere, se il problema era il Russiagate?». Perché secondo il procuratore John Durham il Russiagate sarebbe passato anche dall'Italia e in particolare dalla Link. Secondo lei Mifsud è una spia? «Non mi ha mai dato l'idea di una persona che manipola. È un uomo che mette in contatto le persone, che si sa presentare, che sa parlare. Mi ha raccontato che c'era questa cosa del Russiagate, che lui aveva avuto rapporti con soggetti che sono risultati implicati e che per questo veniva ricercato, sostenendo ovviamente che lui non c'entrava niente perché il suo lavoro era proprio quello di mettere in contatto le persone». Mifusd le ha mai parlato di servizi segreti di qualche paese? «No, non mi ha mai fatto nomi né di agenzie né di agenti segreti. L'unica cosa che so è che era stato in Russia a promuovere un incontro tra la Link e un'università russa. Lui diceva che aveva avuto rapporti con i russi e che qualcuno, poiché aveva avuto questi rapporti con loro lo aveva incastrato in qualche maniera». E per questo si è nascosto a casa sua… «A mio parere mi aveva raggiunto a Esanatoglia per i miei ripetuti inviti. Io ero contento perché giocavamo a scacchi e non mi annoiavo. Dopo è uscito tutto l'altro discorso». E quando è successo che cosa gli ha detto? «Gli ho domandato quando tempo dovesse rimanere non “reperibile" e la risposta fu: “Non lo so, me lo devono dire i miei legali". Allora ho capito che non gestiva neanche la sua latitanza». Quando l'ha perso di vista? «All'inizio del 2018, tra Capodanno e l'Epifania. Dopo Natale era partito per Malta, dove il padre era ricoverato in ospedale. A fine anno ci siamo sentiti per gli auguri, poi non ho saputo più niente di lui». Dove potrebbe essere? In Inghilterra? «No, perché lui lì ha casa a Londra ed è il primo posto dove potrebbero cercarlo. Secondo me, visto che aveva amici nei Paesi arabi probabilmente quell'area potrebbe essere un posto “pulito" per lui, dove è più facile nascondersi». Sa però che nell'ultimo audio di Mifsud che è stato diffuso si sentiva la voce di una donna che parlava in italiano? «Me lo hanno detto. Ho sentito quel file, che per me è autentico al 100%. Sta venendo fuori che lui aveva donne dappertutto, anche se a me non dava l'idea del tombeur de femme. Fuori dal ruolo di professore e diplomatico non è che attirasse particolare attenzione da parte del genere femminile. Può darsi che abbia trovato un'italiana da qualche parte. O anche che sia ancora in Italia, ma le assicuro che non so dove». Parlava delle sue avventure amorose? «Con me non l'ha mai fatto. Sugli argomenti personali era estremamente riservato. Quando parlava della famiglia faceva solo piccoli accenni, non si dilungava in descrizioni. Mi disse che aveva una figlia a Londra e una moglie che lavorava ad alto livello nella sanità statunitense, a livello federale». Ex moglie… «In realtà ancora moglie, perché si erano sposati a Malta e là il divorzio è ancora vietato Posso dirle che a Esanatoglia non frequentava nessuna». Quanti giorni siete rimasti insieme? «A occhio e croce direi circa un mese e mezzo. Io ero spessissimo a Esanatoglia». Lo sa che lei è probabilmente una delle persone che ha vissuto più a lungo a tu per tu con l'uomo più ricercato del momento? «Lo immagino». Che tipo era Mifsud in privato? «Affabile, elegante, mai un commento fuori posto. Un vero diplomatico. In fondo insegnava diplomazia a Londra e anche alla Link». Ma in tanti dicono che fosse un cialtrone… «In realtà non ho mia verificato la veridicità delle cose che mi diceva». Come trascorreva le sue giornate a Esanatoglia? «Stava chiuso nello studio a lungo e passava molto tempo a scrivere. Ufficialmente era venuto per scrivere un libro». Come è una presunta spia nascosta nel suo rifugio? Non è che rimaneva in casa tutto il giorno in pigiama? «No. In casa indossava gli stessi abiti con cui usciva e usciva sempre lavato e stirato di tutto punto, anche quando non era particolarmente elegante o era in tuta. Faceva anche lunghe passeggiate in montagna come terapia. Un'ora di salita dolce quasi tutti i giorni. Siamo andati più volte anche in pizzeria e al ristorante La Cantinella». Era un bon vivant? «No. È un tipo parco, attento. La mattina beveva il tè e di giorno si accontentava anche di una di quelle zuppe preconfezionate. Se gli cucinavo qualcosa di buono, però, lo mangiava volentieri. Non è astemio, ma non abusava dell'alcol e fumava un sigaro una volta alla settimana, di sera». Ma la sua vicina ha detto che lo ha visto bere parecchio whisky. «La vigilia di Natale ne mandammo giù una bottiglia. Ma a bere ero soprattutto io. Lui al massimo ne beveva un dito». Andava a messa? «Non lo so. Non abbiamo mai parlato di religione. Su certi discorsi sono molto prudente e anche lui lo era. L'unica cosa che mi irritava un po' della nostra convivenza era che quasi tutte le sere guardava le puntate di Quattro ristoranti, il programma di Alessandro Borghese. Io proponevo di cambiare, ma lui voleva guardare quello». Aveva anche altri interessi? «Ha una grande cultura cinematografica. Conosce registi e attori e guardava moltissimi film sul suo computer. Ed è un vero appassionato di calcio. Sapeva tutto dei campionati di tutti i Paesi: italiano, tedesco, spagnolo e soprattutto inglese. Tifa per una squadra britannica e conosce la carriera di moltissimi calciatori». Come passavate il tempo? «Chiacchierando, ma soprattutto giocando a scacchi. La sera tiravamo sino alle 23, ma qualche volte è capitato anche di fare più tardi, di arrivare sino all'una, quando una partita andava per le lunghe. E su questa comune passione devo fare una considerazione: con me avrà vinto due o tre partite su 100 ed è uno dei motivi per cui mi sembra una cazzata il fatto che lui possa essere una spia. Dopo tre sconfitte uno 007 un po' di strategia dovrebbe tirarla fuori». Lo ha mai visto spaventato? «Francamente no. Sapeva affrontare qualsiasi argomento in modo pacato e oggettivo. Ne conservo un ricordo molto gradevole. Posso dirle che io con lui stavo maledettamente bene. Io arrivavo a Esanatoglia sapendo che c'era Joe ed ero felice. Non vedo l'ora di ritrovarlo». Ha paura per lui? «No, penso che questa storia sia stata montata, ma vorrei dirgli: “Joe, se sei in mezzo a un casino e vuoi una mano chiamami sai che te la do"». Ma dal tono del suo audio sembra che Mifsud sia sinceramente preoccupato… «Certo avrà i suoi elementi per valutare la situazione e spero che saprà gestirla. Io al suo posto sarei venuto allo scoperto subito».
Antonio Chiappani (Ansa)
Proteste in commissione Covid per l’audizione di Antonio Chiappani, il procuratore che indagò Conte e Speranza per epidemia colposa. Lui cita il codice penale: non impedire un evento evitabile equivale a cagionarlo.
Ancora una volta gli auditi proposti dalla maggioranza sono puntualmente contestati dall’opposizione. Succede in commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria Covid. Ieri, a essere ascoltato era Antonio Chiappani, già procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo. «Sono qui per rappresentare tutte le criticità della prima fase della pandemia», ha spiegato più volte il magistrato, elencando le conseguenze del mancato aggiornamento e della non attuazione del piano del 2006. Apriti cielo. Il deputato Alfonso Colucci del M5s ha strepitato che «non è il caso di rifare il processo a Conte e Speranza», e che Chiappani avrebbe definito «sbagliato il provvedimento del tribunale dei ministri» mentre «le tesi dell’accusa si sono rivelate un buco nell’acqua».
2025-11-12
Viale Papiniano, il cantiere finisce sotto sequestro: per la Procura è nuova costruzione abusiva
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Dopo le inchieste dell’estate scorsa, arriva il provvedimento della magistratura: bloccato il palazzo di otto piani che avevamo raccontato su La Verità. Secondo i pm, dietro la Scia di ristrutturazione si nascondeva un intervento fuori scala, privo di piano attuativo e permesso di costruire.
In agosto era soltanto uno dei tanti cantieri finiti sui tavoli della procura di Milano tra le decine di filoni dell'inchiesta urbanistica. Oggi, quelle carte sono diventate un fascicolo giudiziario. E' stato disposto il sequestro preventivo dell’area di viale Papiniano 48, dove la società Papiniano 48 Srl stava realizzando un edificio residenziale di otto piani e due interrati al posto di un vecchio laboratorio commerciale di tre piani.
Secondo il decreto firmato il 10 novembre dal pubblico ministero Giovanna Cavalleri, con la co-firma del sostituto Luisa Baima Bollone e coordinanti dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, si tratta a tutti gli effetti «di una nuova costruzione in assenza di valido titolo edilizio». Il provvedimento, emesso d’urgenza, ordina il blocco immediato dei lavori «per evitare l’aggravamento delle conseguenze del reato e l’ulteriore avanzamento dell’edificio abusivo».
Gli indagati sono Mauro Colombo, direttore dei lavori e progettista, e Salvatore Murè, amministratore unico della Papiniano 48 Srl e della Murè Costruzioni. Entrambi sono accusati di lottizzazione abusiva e costruzione senza permesso di edificare, in violazione del Testo unico dell’edilizia.
La storia del cantiere — già raccontata questa estate dalla Verità — era iniziata con una Scia edilizia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata nel 2021 come “ristrutturazione con demolizione e ricostruzione”. In realtà, scrive la Procura, l’intervento “consiste nella demolizione integrale di un fabbricato e nella costruzione di un nuovo edificio di otto piani fuori terra e due interrati, con caratteristiche morfologiche e volumetriche completamente diverse”.
In altre parole: non un recupero, ma una nuova costruzione. E non una qualsiasi. L’immobile, una volta completato, avrebbe superato i 25 metri di altezza e i 3 metri cubi per metro quadrato di densità, soglie che — spiega il decreto — obbligano per legge a un piano attuativo o una lottizzazione convenzionata. Nessuno dei due strumenti era stato approvato.
Il Comune di Milano aveva già sospeso i lavori nel maggio 2024, rilevando «caratteristiche dimensionali e morfologiche eccedenti i limiti consentiti» e avviando un procedimento di annullamento d’ufficio della Scia. La società, tuttavia, ha ripreso il cantiere nell’autunno di quest’anno, dopo aver tentato — invano — di trasformare la pratica in un permesso di costruire convenzionato tramite un accordo con Palazzo Marino.
Il 16 ottobre scorso la Papiniano 48 Srl ha comunicato la ripresa dei lavori “a prescindere dall’esito del procedimento”, e pochi giorni dopo gli agenti della Polizia Locale hanno documentato la gettata del primo piano in cemento armato. Da qui l’intervento urgente della Procura.
Nel decreto si parla esplicitamente di una vicenda “sovrapponibile” ad altri cantieri già finiti sotto sequestro — come quelli di via Crescenzago e via Cancano — e di una “prassi illegittima” consolidata negli anni, in cui opere edilizie ad alto impatto urbanistico venivano impropriamente qualificate come ristrutturazioni per evitare piani attuativi e permessi di costruire.
La Procura ricorda anche la circolare comunale del 2023, sospesa la scorsa primavera, che aveva aperto la strada a interpretazioni “elastiche” dell’articolo 41-quinquies della legge urbanistica, quello che impone limiti di altezza e densità. «Tale disposizione — scrivono i magistrati — esprime un principio fondamentale della pianificazione, non derogabile da circolari o leggi regionali».
Il terreno di viale Papiniano 48, inoltre, è sottoposto a vincolo paesaggistico e rientra nel “Nucleo di Antica Formazione” del Comune, oltre che nel vincolo regionale “Naviglio Grande – Nucleo rurale di interesse paesaggistico”. Per la Procura, la trasformazione dell’area «comporta una lesione irreversibile dei beni tutelati dalla normativa urbanistica e ambientale».
L’edificio preesistente era basso, a uso commerciale, compatibile con il tessuto storico. Il nuovo, con otto piani e due interrati, cambierebbe completamente la morfologia dell’isolato.
Il sequestro di viale Papiniano arriva in un momento cruciale per l’amministrazione milanese, ancora alle prese con le inchieste sull’urbanistica che hanno toccato anche dirigenti comunali, professionisti e imprenditori. La stessa delibera di Giunta del maggio 2025 — citata nel decreto — era nata per fare chiarezza dopo mesi di indagini e polemiche.
Ora, con questo nuovo provvedimento, la magistratura sembra consolidare una linea: la stagione delle “Scia creative” è finita.
E quel palazzo che in agosto sembrava solo “troppo alto per essere vero” diventa oggi un simbolo giudiziario del nuovo corso milanese, dove i confini tra ristrutturazione e nuova costruzione non sono più soltanto una questione tecnica, ma un banco di prova per la legalità urbanistica della città.
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Sommati, fanno 700.000 l’anno, un guadagno paragonabile a quello dei giocatori di Serie A e paurosamente vicino alle cifre ottenute da crimini come spaccio, prostituzione e tratta di esseri umani. Indagine a Venezia: 23 provvedimenti cautelari.
Ogni tanto una buona notizia: prime borseggiatrici finalmente in cella. Venti donne e tre uomini, tutti senza fissa dimora. Dopo due anni di inchieste, per la prima volta, si è superato quel continuo entra ed esci dalla galera che aveva caratterizzato questo tipo di figure, beccate di continuo in flagranza e arrestate per poi essere scarcerate poco dopo.
Ecco #DimmiLaVerità del 12 novembre 2025. Il nostro esperto di economia Tobia De Stefano spiega il paradosso dei tassi di interesse che scendono ma il costo dei mutui sale.







