2020-11-18
Il dissidente di Hong Kong: «Mentre il mondo combatte il virus, noi ci battiamo per la libertà»
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Joshua Wong (Getty Images)
È stata una lezione sulla libertà quella tenuta ieri in Senato dall'attivista di Hong Kong, Joshua Wong. L'evento, presieduto dal senatore di Fratelli d'Italia Adolfo Urso, ha avuto luogo nel contesto della Scuola di formazione della Fondazione Farefuturo. Interpellato durante l'evento da La Verità sul tema della libertà religiosa e sul ruolo statunitense nella questione di Hong Kong, Wong ha dichiarato: «Come cristiano nato a Hong Kong, il mio nome 'Joshua' viene dalla Bibbia. Dall'estate del 2019, molti leader religiosi hanno sostenuto i dimostranti con l'obiettivo di combattere per la libertà: questo perché la libertà non ha a che fare soltanto con il diritto di voto e la liberà politica, ma è qualcosa che ha a che fare anche con la nostra libertà religiosa. Le intromissioni nella libertà religiosa che avvengono in Cina porteranno sempre più persone a rendersi conto che si tratta di una questione davvero importante da portare avanti». L'attivista ha inoltre affermato di augurarsi che, anche dopo le ultime elezioni, gli Stati Uniti «continueranno a porre l'attenzione su Hong Kong», in quanto - ha sostenuto - la difesa dell'ex colonia non dovrebbe essere intesa come una questione partitica, ma valoriale. «È molto importante che il mondo capisca», ha aggiunto, «che l'engagement policy nei confronti della Cina non dovrebbe essere la via d'uscita […] Negli ultimi decenni, l'espansione aggressiva di Pechino in Europa, Asia ed Africa ha già rappresentato un campanello d'allarme per gli Stati democratici di tutto il mondo, tra cui Stati Uniti ed Unione europea. È tempo che la nuova amministrazione [americana], anziché aspettarsi il dialogo, si svegli dall'incubo cinese».Più in generale, l'attivista ha parlato ieri del concetto di libertà, declinandolo nel più ampio contesto della sua lotta a favore della democrazia a Hong Kong. «Mentre il mondo è impegnato a combattere la pandemia», ha dichiarato Wong, «il nostro governo ha approfittato del virus per esercitare una morsa sempre più stretta sulle nostre libertà». L'attivista ha quindi messo in evidenza la repressione giudiziaria messa in atto dalla Cina contro i manifestanti di Hong Kong. «Parte dell'enorme prezzo sostenuto nella lotta per la libertà e la democrazia a Hong Kong», ha detto, «è rappresentato dall'aumento delle vittime giudiziarie. A oggi, più di diecimila persone sono state arrestate da quando è iniziata la protesta, oltre cento di loro sono rinchiusi in carcere». «Nei prossimi mesi», ha aggiunto, «dovrò affrontare un massimo di cinque anni in carcere per assemblea non autorizzata e fino ad un anno per aver indossato una maschera in protesta. Ma le sbarre di una prigione non mi fermeranno mai nell'attivismo e nel pensiero critico».Al di là dell'attivista, a prendere la parola - tra gli altri - è stato innanzitutto lo stesso Urso, che - oltre a definire Hong Kong la «Berlino di ieri» - ha ricordato criticamente la reazione piccata che l'ambasciata cinese ebbe in occasione del precedente intervento di Wong al parlamento italiano di un anno fa. A intervenire sono inoltre stati il deputato di Italia Viva Luciano Nobili e i parlamentari della Lega Toni Iwobi e Paolo Formentini. Quest'ultimo ha definito Wong un «esempio», aggiungendo: «Se cede Hong Kong, il mondo è in pericolo». L'ex ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha infine chiuso i lavori, pronunciando parole severe verso il Partito comunista cinese. La stretta di Pechino intanto non si ferma: ieri Politico ha riferito che tre ex parlamentari pro democrazia sono stati arrestati a Hong Kong. Tutto questo, mentre le forze parlamentari di opposizione dell'ex colonia britannica hanno di recente annunciato le proprie dimissioni, dopo l'approvazione - da parte di Pechino - di una risoluzione, volta a silurare i politici, ritenuti dannosi per la sicurezza nazionale.