2018-07-04
Wikipedia si oscura per protesta contro l’Ue
Domani al Parlamento di Strasburgo andrà ai voti la nuova normativa comunitaria sul diritto d'autore. Gli animatori italiani dell'enciclopedia online scioperano contro due articoli che rischiano di trasformarsi in una «tassa» sui link e sulle citazioni.Ecco cosa prevedono l'articolo 11 e l'articolo 13, i più contestati della riforma.Lo speciale contiene due articoli.Da ieri l'enciclopedia «libera» Wikipedia, il sesto sito più cliccato d'Italia secondo il ranking di Alexa, è oscurata per protesta contro la nuova normativa sul diritto d'autore. La decisione è stata presa nella notte tra lunedì e martedì, in vista del voto del Parlamento europeo che si terrà giovedì 5 luglio. «Anziché aggiornare le leggi sul diritto d'autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell'informazione», si legge in un messaggio che appare sull'unica pagina disponibile, «essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all'accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere». «Per questi motivi, la comunità italiana di Wikipedia ha deciso di oscurare tutte le pagine dell'enciclopedia. Vogliamo poter continuare a offrire un'enciclopedia libera, aperta, collaborativa e con contenuti verificabili», prosegue il comunicato. «Chiediamo perciò a tutti i deputati del Parlamento europeo di respingere l'attuale testo della direttiva e di riaprire la discussione vagliando le tante proposte delle associazioni Wikimedia».Al centro delle polemiche, in particolare, due articoli della nuova norma. L'articolo 11, che vincola chiunque voglia pubblicare un link oppure il breve estratto che serve per anticipare l'articolo (detto in gergo snippet) a ottenere un'autorizzazione da parte dell'editore. Una licenza, molto probabilmente a pagamento, che rischia di far sparire i blog e gli aggregatori di notizie più piccoli. Diverso il discorso per l'articolo 13, che introduce invece l'obbligo per tutte le piattaforme che prevedono il caricamento di contenuti (immagini, video, testi, eccetera) di un controllo preventivo volto ad accertare che tali contenuti non violino il diritto d'autore. «La decisione di oscurare l'intero sito è forte ed è stata lungamente discussa dai volontari attivi sull'edizione italiana, anche perché ormai Wikipedia viene considerata alla stregua di un servizio pubblico», spiega alla Verità Francesca Ussani, communication manager di Wikimedia Italia, l'associazione che si occupa di diffondere e promuovere nel nostro Paese i progetti del sapere libero. «Però è un'azione che serve a far capire a tutti le possibili conseguenze della nuova normativa». Wikipedia non ha un capo, né quello che si potrebbe paragonare a un consiglio direttivo: a decidere sono gli utenti che contribuiscono in maniera facoltativa e libera. L'oscuramento è frutto di un travagliato dibattito svoltosi all'interno della comunità, nel corso del quale l'idea di chiudere momentaneamente il sito aveva fatto capolino già il 22 giugno scorso. «Quella dell'auto-oscuramento non mi sembra affatto una cattiva idea e potrebbe servire a sensibilizzare la gente che ci legge», scrive Ferdi2005 (nickname di un utente, ndr). «Magari da qui ci passa anche qualche eurodeputato, chissà». «Concordo anche io con l'oscuramento e sarei anche per un oscuramento “duro", non limitato alle simboliche 12/24 ore ma anche da qua al 5 luglio, giorno della prima votazione, in modo da far capire concretamente anche all'utente ordinario che magari non segue la vicenda cosa significherebbe “non avere più a disposizione Wikipedia"», commenta L736E. Non mancano i pareri contrari, ma alla fine la decisione è presa: Wikipedia Italia chiude i battenti fino a data da destinarsi.Un'iniziativa volta a sensibilizzare non solo l'opinione pubblica, ma anche e soprattutto la politica. L'input è arrivato dai piani alti, come dimostra una conversazione tra Jimmy «Jimbo» Wales, uno dei cofondatori di Wikipedia, e Julia Reda, europarlamentare tedesca per il Partito pirata, in prima linea nella guerra contro la nuova normativa sul copyright. «Ho parlato oggi con Julia Reda», scrive Wales il 28 giugno. «Concorda con me che, in assenza un'azione spettacolare da parte di Wikipedia, è molto probabile che la proposta passi. Ora tocca a noi». Lo stesso fondatore dell'enciclopedia libera ha scritto ieri un tweet di sostegno nei confronti della decisione italiana. Nel momento in cui scriviamo l'esempio non è stato ancora imitato da nessuno dei siti «fratelli» nelle altre lingue, che risultano regolarmente online. L'edizione inglese ha deciso però di inserire un banner, che rimanda a una pagina gestita da Mozilla dalla quale è possibile far partire in automatico dal proprio cellulare una chiamata a un europarlamentare.«L'esito della votazione è imprevedibile», dice alla Verità Federico Leva, socio di Wikimedia che si trova a Strasburgo per seguire da vicino l'esito della sessione plenaria. I partiti infatti arrivano spaccati all'appuntamento di domani: Pse e Ppe sono favorevoli, Alde e Enf in bilico, Verdi e Efdd fortemente contrari. Non si escludono tuttavia sorprese dell'ultimo minuto. «Dialoghiamo con tutti i gruppi nel tentativo di far mettere in luce aspetti della norma che altri trascurano totalmente come la libertà di panorama, cioè la possibilità di scattare foto di edifici e luoghi pubblici senza infrangere il diritto d'autore», spiega Leva. La speranza è che domani la proposta di negoziato venga respinta dall'aula, in modo che la legge venga ridiscussa punto per punto a settembre. «Ciò aumenterebbe la possibilità che gli articoli considerati più critici vengano emendati», conclude Leva. Se così non fosse, è possibile che il blackout di Wikipedia iniziato ieri sia destinato a durare ancora per molto.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/wikipedia-si-oscura-per-protesta-contro-lue-2583566400.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ecco-cosa-prevedono-i-due-articoli-piu-contestati-della-normativa-sul-copyright" data-post-id="2583566400" data-published-at="1757999920" data-use-pagination="False"> Ecco cosa prevedono i due articoli più contestati della normativa sul copyright Giovedì 5 luglio il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria deciderà le sorti della nuova normativa sul copyright. Una direttiva che rischia di impattare in maniera sostanziale sulla vita quotidiana di tutti i cittadini dell'Unione europea. Dopo l'approvazione in commissione, il relatore Alex Voss ha dichiarato che «questo voto segna il primo passo della procedura parlamentare per adottare le leggi sul copyright in grado di affrontare le sfide di internet».Qualora l'esito del voto fosse positivo, si aprirebbe la procedura ordinaria con l'avvio un mandato negoziale destinato con tutta probabilità a confermare il testo approvato il 20 giugno scorso dalla commissione giuridica (Juri). La bocciatura darebbe invece il via libera al dibattito per emendare il testo. A quel punto sarebbe tutto rimandato alla plenaria in programma a settembre a Strasburgo.Ma cosa prevedono i due articoli più contestati della riforma?Articolo 11Spesso definito impropriamente «link tax», in realtà è un compenso corrisposto nei confronti degli editori, che verrebbero remunerati in cambio della concessione di una licenza per l'indicizzazione degli articoli giornalistici e la visualizzazione di un'anteprima (il cosiddetto snippet). Questa norma viene contestata perché penalizzerebbe i blog e gli aggregatori di notizie più piccoli. Non solo, i motori di ricerca potrebbero decidere di non sottoscrivere tali accordi oppure ridimensionarli fortemente, limitando l'offerta di notizie in rete. Un provvedimento analogo ha portato nel 2014 alla chiusura in Spagna di GoogleNews.Articolo 13Introduce la responsabilità per le piattaforme sulle quali è possibile caricare dei contenuti(foto, video, testi, etc.) di verificare che essi non violino il diritto d'autore prima ancora che vengano pubblicati. Una norma dalla difficile applicazione e che rischia di rallentare fortemente l'operatività dei social network che fanno più uso di contenuti multimediali come Facebook, Instagram e YouTube.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
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