2023-06-14
Weber spacca Bruxelles per virare a destra
Occasione è il voto sulla legge Natura, una norma voluta dai Verdi che finirebbe per impedire una lunga serie di attività agricole. È il test sulla capacità di rompere l’alleanza di ferro Ppe-Pse. Un avvicinamento a Ecr che ha bisogno però della nuova Forza Italia.Le elezioni europee cominciano a farsi sentire sul collo dei gruppi parlamentari. Tanto più che la scomparsa di Silvio Berlusconi e le insicurezze sul futuro di Forza Italia tendono ad alzare la posta. È chiaro che un partito unico di centrodestra non potrà mai garantire la somma dei voti di Fdi, Fi e Lega. D’altra parte, nelle stanze romane più di uno cercherà di approfittare del momento di passaggio. L’operazione difficile ma auspicabile di spostare l’asse di Ecr, i conservatori Ue, verso il Ppe e quindi sganciare quest’ultimo dai socialisti, non può avvenire senza Forza Italia. E nemmeno può avvenire senza la partecipazione attiva di Max Weber, il numero uno dei popolari. Il quale in queste ore sembra aver ingranato la quarta nel tentativo di scardinare i vecchi equilibri della Commissione. E quindi garantirsi la possibilità di muovere il maggior numero di pedine in vista delle Europee, lasciando attaccati al gruppo dei socialisti il minor numero di deputati possibile. Il voto di domani in commissione Ambiente al Parlamento europeo si sta rivelando più complicato del previsto, proprio perché è divenuto un test formale sulla capacità di fermare le sinistre. Tanto che l’alleanza di ferro Ppe-Pse, che governa gli ovattati corridoi del potere comunitario da oltre 30 anni, sta finalmente mostrando segni di cedimento.Il tema in questione è la legge Natura, una norma voluta dai Verdi che finirebbe per impedire una lunga serie di attività agricole e imporre almeno 25.000 chilometri di percorsi fluviali senza dighe o interventi umani, con il rischio di allagamenti e alluvioni. Weber è uscito allo scoperto. «Il Ppe», ha detto, «è preoccupato dagli effetti del testo sul ripristino della natura. Abbiamo supportato il green deal, abbiamo dato il nostro supporto alla riforma dell’Ets, ma questo testo è semplicemente un brutto testo e chiediamo a tutti di sostenere il nostro emendamento di reiezione». Salvo poi aggiungere: «Una parte che preoccupa particolarmente è la riduzione della produzione alimentare, in un momento di inflazione spinta dai prezzi dei cereali e con una crisi alimentare in corso questo è senza senso. Chiediamo a Frans Timmermans e a Pascal Canfin (presidente della commissione Ambiente, ndr) di ascoltare le nostre preoccupazioni e di fermarsi», ha concluso, dando di fatto aperte indicazioni al voto contrario. Fin qui normali negoziati. Solo che nell’arco di 24 ore le difficoltà a trovare un accordo si sono trasformate in pubblica rissa.Tanto che Canfin, presidente ultra verde eletto con il partito di Emmanuel Macron, è arrivato a denunciare su Twitter le - a dir suo - indebite pressioni che il capo del Ppe sta esercitando sui colleghi perché votino in disaccordo con la loro stessa maggioranza. Ha scritto: «Manfred Weber minaccia i suoi stessi colleghi di rappresaglie politiche compresa l’esclusione dal partito, se giovedì voteranno a favore di #Naturerestoration law». Ovviamente a distanza di poche ore Weber ha smentito il contenuto del tweet, ma non la posizione contraria al testo di legge. La stessa smentita serve comunque ad agitare le acque. Per di più, fonti parlamentari riferiscono di minacce di ritorsioni politiche subite dal relatore ombra del provvedimento, la deputata tedesca Christine Schneider. Si era ritirata dal tavolo delle trattative con le forze politiche più intransigenti. L’europarlamentare sarebbe stata contattata dal gabinetto del commissario Timmermans il quale, senza mezzi termini, avrebbe invitato la Schneider ad assumere un atteggiamento più collaborativo, pena il rischio di non vedere più dossier nemmeno con il binocolo. La Schneider è in realtà nel mirino di Timmermans anche perché da qualche tempo sta raccontando ai colleghi le indebite ingerenze che la Commissione europea starebbe esercitando sui deputati europei (alla faccia della terzietà) per convincerli a supportare la linea socialista. E lei ne sarebbe testimone diretta. Uno schiaffo incredibile che mina alle radici l’immagine di rispettabilità che vuole costruirsi la Commissione stessa. D’altro canto, certo di avere la maggioranza, il gruppo capeggiato da Verdi e dalla coppia Timmermans-Canfin - quindi macroniani e socialisti - ha spinto in modo da votare il file il più presto possibile. Il voto anticipato in commissione, come raccontato ieri da La Verità, permetterebbe infatti di portare il regolamento in plenaria per l’approvazione. A pesare sarà anche l’assenza dei rappresentanti di Fi, che oggi parteciperanno all’addio a Berlusconi. Mentre sul fronte Ecr, grossa preoccupazione viene espressa da Pietro Fiocchi, eurodeputato di Fratelli d’Italia e membro della commissione Ambiente. «Ormai siamo arrivati al momento della verità. Siamo chiamati a decidere se questa maggioranza può essere vittima dei suoi stessi estremismi. Questo file è un attacco diretto all’agricoltura europea». Al di là della gravità dell’argomento, le mosse di queste ore di Weber sono un segnale chiarissimo. È partito il tentativo di bloccare gli ingranaggi di Bruxelles e dare il tempo al Ppe di gestire il passaggio verso un nuovo assetto parlamentare. La chiave di volta è la transizione ecologica, diventata per mano dei socialisti una battaglia ideologica che danneggia il Pil europeo. Il Ppe lo sa e userà questa leva per staccarsi dai socialisti. Certo, Weber e Meloni sanno che senza Forza Italia l’operazione non riuscirà. Weber sa anche che dovrà confrontarsi con la sua collega di partito Ursula von der Leyen. Un gioco a incastri al quale parteciperanno Antonio Tajani e Raffaele Fitto, che - guarda caso - ieri si è fatto immortalare proprio con Weber.