2025-11-12
Voto online: rissa tra commercialisti
Via Arenula approva il regolamento nazionale dell’Ordine che impone il solo «seggio» elettronico, come durante l’emergenza. Ricorrono alcuni membri: «Va contro la legge».Era il 3 settembre scorso quando La Verità raccontava come il Consiglio nazionale dei commercialisti avesse approvato un regolamento elettorale da piena emergenza sanitaria, imponendo il voto elettronico su piattaforma digitale come se il Covid non fosse mai finito. Oggi quella norma è stata approvata dal ministero della Giustizia, trasformando un’eccezione temporanea in regola generale, in aperto contrasto con quanto prevede la legge istitutiva della professione che, per gli Ordini territoriali, contempla come unica modalità valida il voto in presenza «al seggio».Il regolamento, ora operativo, riguarda le elezioni fissate per gennaio 2026 negli Ordini locali. È stato il Consiglio presieduto da Elbano De Nuccio a scriverlo, e il ministero guidato da Carlo Nordio a firmarne l’approvazione. L’impianto prevede che si voti esclusivamente online, attraverso una piattaforma unica, nazionale, scelta e pagata dallo stesso Consiglio nazionale. In pratica, il soggetto che detta le regole e giudica i reclami è anche colui che fornisce, imponendolo, lo strumento con cui si vota: uno stile che ricorda a tratti le ultime votazioni in Venezuela. Un paradosso che diversi iscritti non hanno accettato. Alcuni di loro, nello specifico appartenenti all’Ordine di Latina, hanno infatti depositato ricorso al Tar del Lazio, sostenendo che il regolamento viola la legge vigente e introduce modalità tecniche che non garantiscono né la sicurezza né la segretezza né la personalità del voto elettronico. Nel ricorso si legge che la piattaforma «non effettua il salvataggio criptato del voto istantaneamente per ogni espressione di voto, ma solo a fine giornata». Tradotto: per ore, i voti resterebbero tecnicamente «aperti», potenzialmente visibili o manipolabili da chi gestisce il sistema? Una previsione che, in un’elezione di categoria, basterebbe da sola a sollevare seri dubbi sulla tenuta democratica del processo. Ma non è l’unica criticità. Dai documenti sul sito del Cndcec, risulta che la piattaforma - scelta con una semplice manifestazione di interesse, senza gara pubblica europea - è stata affidata con un limite di spesa fissato a 139.900 euro, appena al di sotto della soglia che avrebbe imposto la procedura comunitaria. Un importo «strategico», sembra, che consente di evitare la gara e di mantenere un margine di discrezionalità piena nella scelta della società fornitrice, comunicata ufficialmente solo il 7 novembre scorso, a due mesi dalle elezioni. Nel frattempo, la procedura elettorale centralizzata priva gli Ordini territoriali di una delle loro funzioni più importanti: la gestione del seggio e dello scrutinio. Non ci sarà alcuno spoglio fisico né pubblico delle schede, perché le schede non esistono più. Tutto si riduce a un flusso digitale, con risultati elaborati automaticamente e senza possibilità di verifica indipendente. Di conseguenza, spiegano i ricorrenti, non è più possibile chiedere il riconteggio né presentare reclami effettivi: le eventuali irregolarità della piattaforma possono essere contestate solo a elezione conclusa, davanti allo stesso Consiglio nazionale che ha redatto il regolamento, scelto la piattaforma e pagato la società che la gestisce. Tale evidente cortocircuito di ruoli solleva una domanda di fondo: può un giudice essere anche autore e finanziatore dell’oggetto del proprio giudizio? I ricorrenti si chiedono inoltre chi garantisca che il voto sia espresso dall’avente diritto, senza pressioni esterne, e cosa accada in caso di attacco informatico o interruzione di rete, dal momento che non esistono procedure chiare per verificare identità e validità del voto. La vicenda si innesta in un contesto già teso. Sotto la presidenza De Nuccio, il Consiglio nazionale è finito nel mirino anche per questioni contabili: disavanzi di bilancio e aumento degli emolumenti dei consiglieri nazionali di circa il 40%, con compensi complessivi per il presidente che, al 31 dicembre 2024 - secondo dati pubblici e ricostruzioni interne - superano i 623.000 euro.
(Ansa)
Il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche della Difesa, ha spiegato: «Abbiamo fondato un laboratorio di analisi del movimento e stiamo formando dei chirurghi militari che possano riportare in Italia innovazioni chirurgiche come l’osteointegrazione e la Targeted Muscle Reinnervation».
Il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Nicola Vitiello, ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: «Dare ai veterani gli strumenti per un reinserimento completo all’interno della società e del mondo del lavoro».
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Ursula von der Leyen (Ansa)